giovedì 4 marzo 2010

L'uomo di carta


Do loro
dolore
e doloro.

Una mano
nell’umano
non è dato dare.

Prole di parole
solo sono.

6 commenti:

  1. una delle tante femmine4 marzo 2010 alle ore 21:18

    di quale messe sentiam l'assenza
    gustando del buon gilli la presenza?

    dei fieri guardi
    (bastardi)
    del conquistatore?

    Ahi, che noia
    ahi, che dolore.

    sentiam mancanza, perchè siamo fesse

    di assurde e immantenibili promesse?

    orsù, non rinnegare la tua prole
    a noi ci bastan le tue tenere parole!

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  2. Grazie...non sum dignus, ma grazie...

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  3. figlio delle parole, padre di parole, fratello di parole, amante di parole, fondamentalmente, però, innamorato dei sogni :-) ecco cosa mi evochi quando scrivi codeste cose. ...

    ecco, vedi, blogspot è il solito pischello delle medie quando si va nelle alte sfere del poetico e dice: "diruty" ricordando l'ultima gara fatta con lui .... ;-)

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  4. @-Farly: ehehehhe, grazie Farly, mi sono un po' commosso...la gara diruty è un giusto contrappeso terzamediale :-)
    cosphan, ribatte ora, cercando di dire "cosa fanno" in un maldestro veneto blospottista...
    grazie ancora...commosso e confuso...

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  5. sì, va bene il dolore ma crogiolarsi dentro è solo autocommiserazione.

    "Domani è un altro giorno" diceva Rossella O'Hara in via col vento quando il 'su marito la pianta in asso.... ;o)

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  6. @->Marisa: ben detto, Mari :-) dopo ogni oggi c'è un domani, che come si sa, è altro :-)
    Lo so, ce l'ho quella tendenza al crogiuolo, purtroppo...ma mi viene naturale, è più forte di me...e dire che sono anche migliorato col tempo...una volta inanellavo una paranioa dietro l'altra, mille al giorno...adesso solo ogni tanto :-)

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