Un articoletto sui recenti scandali calcistici.
Se questo fosse un blog sanguigno ed impulsivo, inizierebbe così: ma brutti scarti di parastinco usato…ma sottoforma di rifiuti umani disorganici…ma come vi permettete di speculare sui sogni e sulla passione della gente, privandola anche dell’ultimo angolo di innocenza rimasto, prosciugando quella piccola oasi di incoerenza e di sana evasione “non-sensuale” che aiuta un po’ tutti a continuare a sperare in qualcosa?
Che vi pigliasse l’orchite alle tonsille, molto diffusa, tra l’altro, per analogia geografico-anatomica, fra le gran teste di minchia, quali scommettitori truffaldini e truccatori di partite…che vi cogliesse la tonsillite rettale acuta, patologia sempre assai contagiosa fra supreme ed analoghe facce da culo…
E così via sacrosantamente indignandosi ed inveendo…
Ma questo è un blog pervicacemente votato alla poesia dell'inutile, per cui l’articoletto prosegue su altri binari.
Per contrasto, tutto quel marciume che periodicamente viene a galla quando accade qualche episodio in grado di rimestare un po’ nel gran calderone calcistico, mi ha fatto ripensare ad una delle azioni di gioco più poetiche e più emozionanti alla quale mi è capitato di assistere negli ultimi tempi. Successe già alcuni anni fa, ma nel frattempo nemmeno una magia della “Pulga” Lionel Messi o una finezza del “Principe” Diego Milito in Coppa dei Campioni, sono riuscite a rubarle il gradino più alto sul podio della mia personale classifica delle prodezze sportive.
Non ricordo più per quale motivo preciso, ma fatto sta che mi ero ritrovato a bordo campo di questo mini-torneo calcistico per bambini. L’atmosfera era simpatica, tante squadrette di piccoli atleti si sfidavano a perdifiato, sfoderando il meglio di quel gioco un po’ anarcoide e confusionario, al quale soltanto i bambini sanno dar vita con tanto impegno e trasognato trasporto. Come contorno, c’erano pure pane, salame e buone torte appena sfornate dalle mamme, mentre i papà sorvegliavano con occhio vigile sull’operato agonistico dei figlioli, i più stolti, bramando per loro la concretizzazione di una sfolgorante carriera di successo in serie A («…ma papà, ma cosa t’ho fatto di male per augurarmi di diventare “calciatore”?...»), i più saggi, ridendosela di gusto e ringraziando il cielo per tutto quel divertimento “gratuito, adesso e subito”.
In una delle tante micro-sfide, era coinvolto anche il bimbo di un mio vecchio caro amico.
Seguivo dunque quella partitella con ancor maggiore curiosità. La cosa più bella in una partita di calcio fra bambini è proprio quell’aspetto del modo di giocare bambinesco che fa imbestialire i loro fessi allenatori, se per caso hanno la sfortuna di averne già fra i piedi. Loro si buttano a capofitto sulla palla, tutti insieme all’unisono, in stormi fanciulleschi compatti e caotici, irrimediabilmente attratti dalla forza magnetica della sfera di gomma, con la massima aspirazione tecnica di mollarci dentro una bella pedatona ben assestata.
E’ nei momenti più accesi della sfida che vedi delinearsi, ora da una parte, ora dall’altra del campo, configurazioni di laocoontica fanciullezza, ammassate e ruzzolanti per il prato come un malloppo armonico di acerba umanità, perfettamente in sintonia col moto rotolante della palla. Il grande Jacovitti avrebbe disegnato la scena come un piccolo vortice umano gomitoloso e ciclonico, dalle cui spire sarebbero sbucate frammentariamente punte di scarpette tacchettate, gomiti implumi, grida festose, sorrisi giocondi e qualche immancabile salame coi piedi.
Ero insomma lì che mi gustavo le gesta sportive giocosamente intricate di quei piccoli furetti scalcianti, quando una di quelle furibonde mischie s’innesca pericolosamente al centro di una delle aree di porta. Il bimbo del mio amico è orgogliosamente parte della tenzone, lo vedo nel bel mezzo che sbuffa e si azzuffa, darebbe chissà cosa per affibbiare una superba pedata al biglia gommata. Ma ecco che la sorte lo asseconda, fa scivolare la palla dolcemente ai suoi piedi. La porta è proprio di fronte a lui, l’invito è delizioso, irresistibile, l’incanto agonistico lo traspone fuori dal tempo, è il suo momento, è la sua occasione: sbam! Molla una puntata sopraffina a quel ripieno d’aria rotolante: ed è goooaaalll!!! goooaaalll!!! goooaaalll!!!
Il bimbo del mio amico non ci può credere, la sua felicità sale fino al cielo, è la gioia fatta bambino, ma…«…un attimo, fammici un po’ ripensare…io non ero in attacco, e quella era la “mia” porta…quindi ho fatto goal alla “mia” squadra…».
Nel giro di tre millisecondi ho visto il viso del bimbo del mio amico tramutare completamente espressione. Dalla letizia era passato allo sconforto più intenso, ci era rimasto veramente male, ma la bellezza di quel gesto così spontaneo e naif si era cristallizzata tutta intatta nel mio senso di ammirazione, e lì permane incontaminata anche oggi. La sua gioia nel gioco aveva toccato vette di purezza così elevate da fargli dimenticare persino se fosse in attacco o in difesa. L’importante era essere parte di quella festa, dire agli altri, parlando con la semplicità insuperabile di una pedata al pallone: ci sono anche io!
Ecco perché fa tanta rabbia quando si sentono notizie di vergognosi scandali malignamente germogliati in quel terreno che dovrebbe essere humus per la purezza ludica più disinteressata. L’appassionato di calcio, se è veramente tale, in fondo rimane sempre un bambino, per tutta la vita. Ecco perché, in questi casi, vengono alla mente famose parole come queste:
«…È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!...» (Luca – 17,2)
O per compensazione spirituale, altre parole come le seguenti, che ci riportano a quello che il calcio dovrebbe essere, un rito sacro in cui celebrare l’inutilità nelle sue forme più nobili, per imparare ad essere uomini, facendo finta di essersi dimenticati per un momento del mondo intorno:
Se questo fosse un blog sanguigno ed impulsivo, inizierebbe così: ma brutti scarti di parastinco usato…ma sottoforma di rifiuti umani disorganici…ma come vi permettete di speculare sui sogni e sulla passione della gente, privandola anche dell’ultimo angolo di innocenza rimasto, prosciugando quella piccola oasi di incoerenza e di sana evasione “non-sensuale” che aiuta un po’ tutti a continuare a sperare in qualcosa?
Che vi pigliasse l’orchite alle tonsille, molto diffusa, tra l’altro, per analogia geografico-anatomica, fra le gran teste di minchia, quali scommettitori truffaldini e truccatori di partite…che vi cogliesse la tonsillite rettale acuta, patologia sempre assai contagiosa fra supreme ed analoghe facce da culo…
E così via sacrosantamente indignandosi ed inveendo…
Ma questo è un blog pervicacemente votato alla poesia dell'inutile, per cui l’articoletto prosegue su altri binari.
Per contrasto, tutto quel marciume che periodicamente viene a galla quando accade qualche episodio in grado di rimestare un po’ nel gran calderone calcistico, mi ha fatto ripensare ad una delle azioni di gioco più poetiche e più emozionanti alla quale mi è capitato di assistere negli ultimi tempi. Successe già alcuni anni fa, ma nel frattempo nemmeno una magia della “Pulga” Lionel Messi o una finezza del “Principe” Diego Milito in Coppa dei Campioni, sono riuscite a rubarle il gradino più alto sul podio della mia personale classifica delle prodezze sportive.
Non ricordo più per quale motivo preciso, ma fatto sta che mi ero ritrovato a bordo campo di questo mini-torneo calcistico per bambini. L’atmosfera era simpatica, tante squadrette di piccoli atleti si sfidavano a perdifiato, sfoderando il meglio di quel gioco un po’ anarcoide e confusionario, al quale soltanto i bambini sanno dar vita con tanto impegno e trasognato trasporto. Come contorno, c’erano pure pane, salame e buone torte appena sfornate dalle mamme, mentre i papà sorvegliavano con occhio vigile sull’operato agonistico dei figlioli, i più stolti, bramando per loro la concretizzazione di una sfolgorante carriera di successo in serie A («…ma papà, ma cosa t’ho fatto di male per augurarmi di diventare “calciatore”?...»), i più saggi, ridendosela di gusto e ringraziando il cielo per tutto quel divertimento “gratuito, adesso e subito”.
In una delle tante micro-sfide, era coinvolto anche il bimbo di un mio vecchio caro amico.
Seguivo dunque quella partitella con ancor maggiore curiosità. La cosa più bella in una partita di calcio fra bambini è proprio quell’aspetto del modo di giocare bambinesco che fa imbestialire i loro fessi allenatori, se per caso hanno la sfortuna di averne già fra i piedi. Loro si buttano a capofitto sulla palla, tutti insieme all’unisono, in stormi fanciulleschi compatti e caotici, irrimediabilmente attratti dalla forza magnetica della sfera di gomma, con la massima aspirazione tecnica di mollarci dentro una bella pedatona ben assestata.
E’ nei momenti più accesi della sfida che vedi delinearsi, ora da una parte, ora dall’altra del campo, configurazioni di laocoontica fanciullezza, ammassate e ruzzolanti per il prato come un malloppo armonico di acerba umanità, perfettamente in sintonia col moto rotolante della palla. Il grande Jacovitti avrebbe disegnato la scena come un piccolo vortice umano gomitoloso e ciclonico, dalle cui spire sarebbero sbucate frammentariamente punte di scarpette tacchettate, gomiti implumi, grida festose, sorrisi giocondi e qualche immancabile salame coi piedi.
Ero insomma lì che mi gustavo le gesta sportive giocosamente intricate di quei piccoli furetti scalcianti, quando una di quelle furibonde mischie s’innesca pericolosamente al centro di una delle aree di porta. Il bimbo del mio amico è orgogliosamente parte della tenzone, lo vedo nel bel mezzo che sbuffa e si azzuffa, darebbe chissà cosa per affibbiare una superba pedata al biglia gommata. Ma ecco che la sorte lo asseconda, fa scivolare la palla dolcemente ai suoi piedi. La porta è proprio di fronte a lui, l’invito è delizioso, irresistibile, l’incanto agonistico lo traspone fuori dal tempo, è il suo momento, è la sua occasione: sbam! Molla una puntata sopraffina a quel ripieno d’aria rotolante: ed è goooaaalll!!! goooaaalll!!! goooaaalll!!!
Il bimbo del mio amico non ci può credere, la sua felicità sale fino al cielo, è la gioia fatta bambino, ma…«…un attimo, fammici un po’ ripensare…io non ero in attacco, e quella era la “mia” porta…quindi ho fatto goal alla “mia” squadra…».
Nel giro di tre millisecondi ho visto il viso del bimbo del mio amico tramutare completamente espressione. Dalla letizia era passato allo sconforto più intenso, ci era rimasto veramente male, ma la bellezza di quel gesto così spontaneo e naif si era cristallizzata tutta intatta nel mio senso di ammirazione, e lì permane incontaminata anche oggi. La sua gioia nel gioco aveva toccato vette di purezza così elevate da fargli dimenticare persino se fosse in attacco o in difesa. L’importante era essere parte di quella festa, dire agli altri, parlando con la semplicità insuperabile di una pedata al pallone: ci sono anche io!
Ecco perché fa tanta rabbia quando si sentono notizie di vergognosi scandali malignamente germogliati in quel terreno che dovrebbe essere humus per la purezza ludica più disinteressata. L’appassionato di calcio, se è veramente tale, in fondo rimane sempre un bambino, per tutta la vita. Ecco perché, in questi casi, vengono alla mente famose parole come queste:
«…È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!...» (Luca – 17,2)
O per compensazione spirituale, altre parole come le seguenti, che ci riportano a quello che il calcio dovrebbe essere, un rito sacro in cui celebrare l’inutilità nelle sue forme più nobili, per imparare ad essere uomini, facendo finta di essersi dimenticati per un momento del mondo intorno:
Goal
Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l'amara luce.
Il compagno in ginocchio che l'induce,
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
La folla - unita ebbrezza - par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l'odio consuma e l'amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.
Presso la rete inviolata il portiere
- l'altro - è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasto sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch'io son parte.
Umberto Saba – 1940 / 1947
Squadra paesana
Anch'io tra i molti vi saluto, rosso
alabardati,
sputati
dalla terra natia, da tutto un popolo
amati.
Trepido seguo il vostro gioco.
Ignari
esprimete con quello antiche cose
meravigliose
sopra il verde tappeto, all'aria, ai chiari
soli d'inverno.
Le angosce
che imbiancano i capelli all'improvviso,
sono da voi così lontane! La gloria
vi dà un sorriso
fugace: il meglio onde disponga. Abbracci
corrono tra di voi, gesti giulivi.
Giovani siete, per la madre vivi;
vi porta il vento a sua difesa. V'ama
anche per questo il poeta, dagli altri
diversamente - ugualmente commosso.
Umberto Saba – 1940 / 1947
Sei diabolico, ultimamente ad ogni post rido e verso verso una lacrimuzza. Notevole, davvero.
RispondiElimina@->Rosalucs: grazie di cuore, cara Rose of Lucsemblog :-) è per queste soddisfazioni che lo scribacchino cincischia i suoi tasti...la meraviglia di un lettore caro, vale un mezzo mondo in omaggio :-)
RispondiEliminaDiabolico, non saprei...forse è troppo per me..."dia" mi dà l'idea di qualcosa che raddoppia...facciamo solo "bolico" allora :-)
Bacini serafinici :-)
confesso: le uniche due cose legate al calcio che mi piacciono sono (nell'ordine):
RispondiEliminale poesie di saba
le parite amatoriali tipo scapoli e ammogliati :-)
bacini sportivi
ps adoro la scelta musicale!!!
@->Farly: è vero, Farly, ormai lo hanno così tanto bistrattato 'sto calcio che è diventato odioso sotto molti aspetti...anche per uno che un tempo lo apprezzava, come me...
RispondiEliminaRimangono giusto i suoi aspetti gratuiti e poetici, i pochi che si sono salvati...forse bisognerebbe ricominciare proprio da lì, dalle partite amatoriali :-) ma poi magari, uno va a vedere una di queste partitelle e ci trova gente ancor più fanatica e boriosa...e allora pensa: qui non ci si salva da nessuna parte...forse, l'ultima oasi possibile si può trovare nel biliardo :-) e in particolare nel gioco delle boccette :-D
Bacini depurati dal calcio :-)