Uno dei due tipi di incontro di cui parlo è quello che capita fra persone che si conoscono, mentre camminano o girano in bici. Ecco, qui a volte succede una cosa che a seconda delle situazioni mi lascia un po’ perplesso, oppure irritato. Mi riferisco a quelli che ti salutano distogliendo poi subito lo sguardo, senza aspettare il tuo cenno di ritorno, il tuo “ciao” o il tuo “buongiorno” del caso. Non è bella, ‘sta cosa: il salutarsi comporta una reciprocità, è come lanciare in aria un semicerchio di gentilezza nell’attesa che si raccordi con l’altra porzione di arco amichevole spiccata dal salutante opposto. Quando le due metà di saluto si incontrano, il gesto si compie nel suo significato pieno, e questo avviene proprio nell’attimo in cui ciascuno dei due salutanti si sente al contempo anche salutato, e viceversa.
Invece, questi qui che salutano al volo e poi “guardano via” senza attendere la tua risposta, no dico, cosa mi stanno a significare? Vogliono forse sottolineare che la parte di saluto più importante è la loro, mentre il tuo “ciao” è robetta di poco conto che non merita più di tanto attenzione, né troppa perdita di tempo? Beh, se così è, viene da domandarsi se si rendono conto della dimensione del tutto “onanistica” in cui si svolge il loro gesto. Così, il salutante sdegnoso, rifiutando il ruolo di salutato, a prima vista sembra averla vinta, ma la ragione alla fine sta dalla parte del salutante corretto che sul momento più ci rimane male vedendo cadere nel vuoto la sua metà di “ciao”. Come capita in mille altri fenomeni familiari agli umani, anche qui lo sconfitto apparente è infatti il vincitore effettivo, colui che segue il senso delle cose rispettandolo.
L’altro tipo di incontro è quello fra persone che non si conoscono, mentre guidano in macchina. E qui mi concedo una pura svaccata da “fanta-psicologo”, tanto costa uguale. L’incrocio di due auto a normale velocità di crociera, può lasciare indifferenti i guidatori, che seguitano a mantenere l’attenzione sulla strada, oppure fa scattare l’istinto di dare una sbirciata nell’abitacolo che sopraggiunge, per vedere un po’ che tipo di umanità lo occupa. Ora, non saprei darvene una spiegazione ragionevole nemmeno dietro compenso milionario, ma quello che mi sembra di poter dedurre è che indulgono di più alla sbirciata i guidatori sentimentalmente inappagati. Non lo so perché, ma l’impressione è questa. Chissà, sullo sconosciuto o sulla sconosciuta incrociata così al volo per un lampo di istante, forse ci si può concedere il lusso di fantasticare ciò che si vuole, con la medesima svagatezza con cui si cambia il canale dell’autoradio. O ancora, è come una sorta di rassegna di proposte da agenzia matrimoniale passate in velocissima sequenza, che si guarda con la stessa attenzione da acquario riservata di solito alla tv. Chissà chi lo sa, avrebbe detto Febo Conti, e come invece dice spesso Maurizio Milani, anche questo pezzo è completo e finisce così, proprio male.