Alby, una dolce pecorella ben lanosa e in salute, era impiegata nella ditta “Sonni lieti & Affini ronf.r.l.”.
Con diversi anni di servizio alle spalle (o alla coda), Alby aveva già provato un po' tutte le attività dei vari reparti in cui la ditta era specializzata.
Per un periodo era stata al “settore previsioni meteo”, ma lì si era scontrata con l'inconveniente delle maledizioni dei contadini, nel caso di mancate catinelle d’acqua, promesse in precedenza con belle apparecchiate di pecorelle nei cieli.
Si era fatta trasferire allora alla “divisione pecore nere”, con l’incarico di insinuarsi negli ambienti più svariati per portare sempre e ovunque un’eccezione negativa, certificata con marchio di fabbrica di prestigio.
Però anche quella era una mansione onerosa e usurante: a fine turno, non riusciva a scrollarsi di dosso i malumori e il malcontento distribuiti nell'ambiente di lavoro, e a lungo andare la faccenda finiva per pesare sull’animo a batuffolo di Alby (tra l’altro, il nero non le donava nemmeno tanto…).
Neanche nel reparto “capri espiatori” era andata granché: si facevano soltanto grosse scorpacciate di sensi di colpa, manie di persecuzione e complessi di inferiorità.
Così, Alby aveva chiesto al responsabile della “retro-divisione-posteriore kamasutra”, se ci fosse per caso un buco libero al “reparto pecorine”.
C’era.
Per un po' trascorse un periodo professionale di grandi soddisfazioni. Lavorava in ambienti molto eccitanti, con una clientela che si dimostrava spesso soddisfatta al di là, e al di qua, di ogni rosea aspettativa.
I guai non mancavano tuttavia nemmeno in questo particolare ambito operativo: si faceva della gran dietrologia, spesso si accampavano scuse di emicranie fittizie, le ansie da prestazione fioccavano e, quel ch’era peggio, s’incappava talvolta in sedicenti principi del foro, con la subdola mania di cambiare canale alla vigliacca su “Radiodue”.
Per Alby, si rese necessario allora un nuovo trasferimento. Alla fine le venne assegnato un incarico nel posto che forse sarebbe stato a lei più congeniale fin dal principio: il “reparto pecorelle da contare per prender sonno”.
C'è da dire che qui Alby si trovò subito molto bene. Lavorare coi numeri le piaceva, era bello perché a seconda della più o meno accentuata “durezza” del cliente nel pigliare sonno, ogni sera c'erano da trasportare tanti numeri diversi.
Considerando che la frenesia di vita moderna costringeva ormai tantissimi clienti a riconciliarsi col sonno solo dopo duemila o tremila pecorelle contate, la ditta non poteva in ogni caso impiegare tutti i dipendenti solo sul “reparto pecorelle” da sonno.
Si organizzavano allora piccole squadre ben affiatate di pecore da conta, che a turno sfilavano in rassegna davanti ai pensieri “pre-dormienti” dell'aspirante sognatore, ciascuna reggendo ad ogni giro un numero progressivo sempre più alto, sino a ottenimento dell’obbiettivo “ronfatorio”.
Alby, era ben lieta e fiera di fare le sue sfilate dinnanzi alle palpebre abbassate del cliente, portandosi dietro quei numeri per lei così significativi. Si accorse però che le colleghe non eseguivano il proprio compito con lo stesso spirito.
Pescavano con fare ripetitivo dal cestone dei numeri, senza badare tanto a cosa avevano tirato su, per loro un “236” valeva quanto un “721”, bastava solo si arrivasse a fine turno, col cliente ronfante, e del resto nulla importava.
Riguardo alla questione, una buona volta, in “pausa-brucata”, Alby si volle sfogare con le colleghe.
Prendendo in disparte le amiche più fidate, Ab Bacchia, Ke Babba e Gregoria Peck, Alby fece loro un piccolo discorso appassionato: “…Credo sia importante non dare semplicemente dei numeri alla persona che vogliamo far dormire…ogni numero in aggiunta all'elenco, dovrebbe essere invece il dono di un pizzico di esperienza in più, nell’avvicinamento al regno del sonno…chi sta per cadere nell’abbraccio dell’addormentamento, deve sentirsi come se stesse facendo l’amore coi numeri che gli portiamo…ad esempio, i numeri pari contengono la dualità, celano in sé il mistero del rapporto con l'altro; i multipli di tre riecheggiano invece il senso di relazione aperto ai più; i numeri primi sono preziose gemme impazzite; ciascun numero ha poi suoi colori e forme, l’8 è un grassoccio giocoso in giacca viola, il 6 verdeggia gentilezza sotto un ciuffo ribelle in tinta senape, il 5 emette luce giallissima nella sua tutina sexy attillata…coraggio allora: andiamo sulla soglia del sonno e conduciamoci gentilmente chi si affida a noi, non portandogli soltanto delle cifre, ma regalandogli una poesia numerica in grado di fargli sognare tutto quanto desidera sognare…”.
Così fecero.
Da quella volta, nel “reparto pecorelle da contare per prender sonno” della prestigiosa ditta “Sonni lieti & Affini ronf.r.l.”, un piccolo gruppo di ben armonizzate colleghe lavorano di gusto, facendo contenti anche tanti affezionati clienti di sogni.
E, quasi inutile dirlo, la dolce pecorella Alby, sempre ben lanosa e in ottima salute, non fece più domanda di nessun trasferimento.
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