In occasione della Giornata della Memoria, si sente ripetere sempre una sacrosanta esortazione, che dovrebbe diventare una sorta di “mantra” interiore da recitare quotidianamente attraverso l’esempio di vita e di pensiero offerto da ciascuno: “…perché tutto ciò non accada mai più…”.
Ecco, a mio modesto avviso, queste parole sono sicuramente necessarie, ma non completamente sufficienti.
La dottrina di Gianbattista Vico, coi suoi “corsi e ricorsi storici”, ci fa riflettere circa la tendenza alla ripetizione, come caratteristica fondamentale della Storia.
Il punto focale da tenere ben presente, tuttavia, è che con ogni probabilità la Storia non si ripeterà mai nelle medesime forme esteriori.
Si ripeterà, sì, ma assumendo nuove sembianze, si camufferà sotto la specie di avvenimenti rinnovati in superficie, nuovi nell’apparenza del loro accadere, ma sostanzialmente uguali ai fenomeni (anche parecchio negativi) successi in passato.
Ecco perché non è sufficiente esortarci a vicenda affinché nazismo e fascismo non accadano mai più. Quelle sono maschere ormai già consumate dalla Storia, e riposte in un polveroso e ingombrante baule del passato.
Oltre a tale esortazione, è necessario auspicare di non tornare a mescolarci col succo di malvagità radicale insito in quei fenomeni storici.
Che non torni mai più la pretesa di incasellare e marchiare fittiziamente un certo “gruppo umano”, accomunato accidentalmente da una serie di caratteristiche sociali, di etnia, di stato esistenziale, ed elevarlo all’infelice ruolo di capro espiatorio, contro cui scaricare tutte le frustrazioni e l’esasperazione psicopatologica di un altro “gruppo dominante”, casualmente detentore (per una ingovernabile sentenza della Grande Tombola della Storia) di un momentaneo status di privilegio, per possibilità e disponibilità superiore di mezzi.
Perché non accada più, dunque. Ma soprattutto nella sostanza, più che nelle forme.
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