Leggendo romanzi ho imparato che la vita è un'assurdità densissima di significati.
Dall’arte del romanzo, ho imparato che il dubbio è sempre un ottimo compagno di viaggio.
La grande tradizione del racconto romanzesco, che s’inaugura con Miguel De Cervantes per arrivare a Milan Kundera e oltre, mi ha insegnato a vedere l’ironia come una fondamentale chiave di lettura della realtà.
Leggendo romanzi ho capito che una buona storia può arrivare a cogliere il cuore delle cose meglio di mille teorie.
Leggendo romanzi ho imparato ad apprezzare come in una sola, frase perfetta, possa esser racchiusa tutta la bellezza che serve in un certo preciso momento.
Dai romanzi ho imparato che gli incontri con le frasi perfette accadono con la stessa magia contenuta negli incontri con le persone speciali.
Leggendo romanzi ho capito che la singolarità di un episodio può raccontare la completezza di un mondo intero. Mentre, in un tipo caratteristico di personaggio, si possono condensare le sfaccettature dell'identità di moltissimi uomini.
I romanzi mi hanno fatto capire che la realtà si regge su una impalcatura di fondo sostanzialmente paradossale, e per vivere in condizione di accettabile serenità, occorre imparare a venire a patti con le infinite contraddizioni disseminate tutt’intorno, per tutto il tempo.
Leggendo romanzi ho provato spesso una forte indecisione, domandandomi di continuo, mentre scorrevano le pagine sotto agli occhi, se fosse preferibile vivere oppure leggere.
Non di rado mi sono risposto: la seconda cosa.
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