Racconta il mito dell’Albacoca, un'antichissima leggenda sortita dal nulla due minuti fa (e molto cara alle badanti moldave), che la notte, quando sogniamo, il nostro corpo rimane nel letto a dormire, mentre la nostra parte spirituale se ne va in giro, a zonzo dove le pare, per combinare tutte quelle giocose “surrealtà” che di fatto vediamo proiettate sullo schermo inscurito delle palpebre abbassate dal sonno.
Non riuscirei nemmeno a dire in misura approssimativa le innumerevoli volte che mi sono sognato di andare in giro nudo, e di fare le ordinarie cose che si fanno in mezzo alla gente, soprattutto normali conversazioni, però in versione assai discinta.
So che è roba da congresso psicoanalitico e un bravo esperto in materia ci imbastirebbe sopra alcune buone ore di conferenza, ma io mi sono spiegato a modo mio la natura di questo onirico vagare in adamitica propensione.
In questi sogni non sono mai nudo in maniera evidente, lo sono magari appena sotto quota-cintola, oltre lo striminzito confine del lembo inferiore di una maglietta strana, che copre e non copre, sempre a rischio di alzarsi troppo ad ogni movimento.
Ne ho dedotto l’ipotetica spiegazione che si tratti di nudità d’animo intenzionale, più che di immediatezza fisica pura e semplice.
Il mito dell’Albacoca in questo senso mi dà ragione. Se il nostro corpo nel sogno rimane a dormire, la nudità mandata a vagare per il mondo è di un tipo erotico “de-fisicizzato”.
Ha sempre a che fare con pudore e privatezze intime, e con il mistero del disvelarsi misto al nascondersi.
Ma porta in giro più che altro un anelito di apertura dialogica priva di barriere, una condivisione pura, nella quale io e gli altri diventiamo soggetti intercambiabili: io sono gli altri, gli altri sono io.
Se nella realtà tutti andassero per strada nudi, e sempre, commetteremmo il più gran “mistericidio” della storia (circoscrivendo ovviamente il discorso alla nostra cultura cosiddetta occidentale). La nudità coperta è la parte oscura della luna del vivere.
Però nel regno dell’Albacoca, possiamo darci ideale appuntamento direttamente stanotte. Siete tutti invitati, col vostro animo bello sereno e smutandato in temporaneo volo di piacere sopra al corpo: si parlerà di metafisica e giardinaggio, tra un salatino e una facezia, si sorseggerà un drink sotto una tenda, sorridendo consapevoli ch'è il medesimo venticello comune a carezzare le pudenda.
2 commenti:
Non è tanto la nudità a turbare la mia dimensione onirica quanto il fatto che spesso devo fare la pipì.
Ma fortissimo. E c'è gente ovunque.
Ovunque, escono pure dai tombini.
Ed io voglio solo fare la pipì!
Figurati se mi accorgo se sono nudi...:-D
@->CirINCIAMPAI: Ah, ma anche quello è un classico onirico, Cincia :-D
La pipì di Damocle si abbina spessissimo alla nudità nel sogno :-)
Hai provato a non bere troppo prima di andare a nanna? :-)
Posta un commento