Omaggio “indiretto, periferico, sotterraneo, parallelo e tangenziale” ad “Auto da fè” (1935) di Elias Canetti (1905-1994), premio Nobel per la letteratura 1981.
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I libri più belli sono quelli che ti lasciano dentro incredibili architetture dell’animo, edificate con murature miste, rette dai mattoni di una fisicità raccontata, e tenute insieme dalla malta spirituale di verosimili fantasie, estratte direttamente dai giacimenti quotidiani dell’esistenza.
Anche se poi, appena richiusa la copertina sull’ultima pagina letta, non ti ricordi già più che Tizio si struggeva d'amore per la Tale ma lei non ne voleva sapere, e saltava fuori che aveva già una relazione segreta col babbo di lui, ma forse era suo nonno, e in ogni caso il nonno era anche appassionato da tempo di gatti e canarini...anche se della trama t'è rimasta in mente soltanto una rete sfilacciata e incerta, i libri più belli sono quelli che, nel bel mezzo di qualcosa che stavi facendo, mangiare un salatino, grattarti il mignolino, te li ritrovi cuciti addosso all’improvviso, come abiti inconsci quasi fatti su misura, paesaggi emotivi in cui cammini col pensiero senza quasi rendertene conto.
I libri più belli ti dicono cose di te che non sapevi, o meglio, in molti casi non sapevi di sapere.
E se le sapevi, non eri mai riuscito a metterle a fuoco.
E se qualche volta ce l’avevi fatta a tradurle in parole, a recintarle in uno steccato sbilenco di frasi, si trattava pur sempre di incerti balbettii ai quali sfuggiva alla fine la vera essenza della cosa da dire.
Mentre nei libri più belli, il mistero che rechi dentro, pur continuando ad orbitare attorno alla propria fuggevolezza di fondo, viene detto nell’abbagliante fulgore di una verità sconfinata e, rigorosamente, mai definitiva.
Nei libri più belli, può esserci più Mondo che in tutto il resto della Terra presa per intero. Ma solo se sei capace. Di vederlo, di evocarlo, di interpretarlo, di metterti in vibrazione con esso.
I libri più belli, anche anni dopo averli letti, ti piovono d’un tratto dentro, sotto forma di sagome della realtà, climi di vita, bussole di riferimento per spazi non misurabili, mappe del muoversi nel tempo, punti cardinali dell’attimo.
I libri più belli sono un concentrato di essere, un distillato di senso, nettare offerto al lavorio volonteroso dei neuroni, che dall’alveare dell’intelletto si preoccuperanno di far colare il miele della conoscenza.
I libri più belli non riuscirai mai a dire fino a dove sono belli. Perché l’unico modo per “saperli” è abitarli, entrarci dentro in prima persona. E mentre sei immerso in un luogo, puoi solo dire come ti senti a stare lì, ma non raccontare come sarebbe a vedere te stesso dal di fuori.
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