Sei della Bassa se non vedi il sole per nove settimane e mezzo, ma poi tra l’una e le due del pomeriggio di un giorno da cani, lui fa capolino per tre secondi netti tra la coltre di nubi nebbiose, elemosinandoti due raggi di compassione, gelidi come la tetta di una strega, che quasi ti sembra sentirlo sussurrare: “...Tieni, pezzente!…”…
E “commosso” da tanta benevolenza, ti sale dal profondo del cuore un moto di gratitudine interamente dedicato al dispettoso astro, che si concretizza in uno sconsolato bofonchiare dalle inequivocabili sonorità: “…Dìu ch’at végna’n càncar!...” (liberamente traducibile con: “…Che il Signore t'infligga la mala Pasqua…”).
Così, mentre torni a rassegnarti come sempre alle tue foschie esistenziali, nell’aria lattiginosa rimane ancora il tempo per cogliere uno strascico di risposta solare alla tua invettiva: “…Fai, fai pure il furbo…poi ci mettiamo a posto a ferragosto…che ti faccio sudare fin le unghie dei piedi…”…
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