L’una e venti del pomeriggio è un'impressione primitiva.
Giusto perché m'hanno garantito ch'è vera, ma fosse per me, giurerei che l’una e venti del pomeriggio è un istante mai esistito.
L’una e venti del pomeriggio è l'eccentrico frangente che sfila in bici da corsa a passo d'uomo scivolando su note fracassone.
Eppure sembra proprio impossibile di aver sentito qualcosa oltre lo strombettio a bassotuba dei piccioni.
All’una e venti del pomeriggio la realtà fa uno scarto lungo il tempo, si auto-nasconde sotto il tappeto, poi quando risbuca non pare nemmeno d’esser esistiti.
L’una e venti del pomeriggio è una vecchia ora pensionata che ti guarda come avessi nell’anima un cantiere edile.
L’una e venti di pomeriggio è un complotto inventato dalla lobby degli orologiai per giustificare il prezzo di vita speso per un paio di numeri sul quadrante altrimenti inspiegati.
L'una e venti del pomeriggio sono pensieri in ammollo come cipolline in agrodolce, quando nel piatto sta già passando la torta.
All’una e venti del pomeriggio, qualsiasi idea ti venga in mente, sembra sempre destinata a non sopravvivere per un minuto ancora.
Ma poi con somma sorpresa, te le ritrovi tutte imbottigliate dentro a un sogno.
L’una e venti del pomeriggio è un sogno tirato su dalla pentola ancora ben al dente.
L’una e venti del pomeriggio odora di chiacchiere indolenti scivolate via sull’odore di una manciata di secondi fritti.
All’una e venti del pomeriggio se ti nascondi dietro a un dito stai sicuro che nessuno ti vede.
L’una e venti del pomeriggio è tempo anziano e scivolato lungo il filo dei ricordi.
Lo saluti, ti fa un cenno, ma in quell'attimo stesso poi ricade nel largo abbraccio di dubbi sordi.
Nessun commento:
Posta un commento