lunedì 15 aprile 2019

Il nobile mistero del non dire


Ci sono certe frasi che sembrano affermare un concetto molto chiaro, ma se analizzate con più attenzione, si rivelano molto insidiose e dubbie.

Uno degli esempi più clamorosi, è quando si sente qualcuno sostenere: io dico sempre quel che penso.
È il vero e proprio inno alla mancanza di dubbi assoluta, e invece nasconde non poche magagne esso stesso.

Di solito, di fronte a un proclama così altisonante, si sgranano tanto di occhi in ammirazione, quasi a convenire insieme al dichiarante: minchia, che grand’uomo che sei!

Ma non è tutta onestà quello che luccica.
Prima osservazione: chi mi garantisce che fra il tuo pensiero e le tue parole ci una corrispondenza perfetta?

D'accordo, me lo garantisci tu, ma se ti rinnovo il mio dubbio, “salendo di un gradino”, e ti ridomando: e chi mi garantisce del tuo garantirmi?

Va bene, me lo garantisci ancora tu, e così via, di gradino in gradino più alto, si può continuare a rinnovare il sospetto circa l’effettivo fondamento della necessaria garanzia, che alla fine non potrà mai essere definitiva.

Già qui dunque la faccenda traballa, e non poco. Perché, se oltre a farmi credere di essere quel gran modello di specchiata verità, nella sostanza poi mi racconti anche cose diverse dal tuo pensiero, la presa in giro è raddoppiata.

Ci sono poi altri aspetti della questione.

Uno, immediato, è che, a mio avviso, se davvero tutti dicessero sempre quanto effettivamente pensano, l'umanità (per ovvi motivi) si estinguerebbe a coltellate dopo 24 ore (escludendo pure le pause pranzo e cena).

Ma il punto cruciale di tutto il ragionamento è che nessuno potrà mai dire interamente, fino in fondo, quello che pensa o sente nel proprio intimo, perché sarà sempre troppo complesso, variegato, ricco di tante sfumature, difficilmente traducibili con piena fedeltà in parole o sotto forma di qualsiasi altro mezzo espressivo.

Fidatevi, ci hanno provato grandissimi poeti, pittori, scrittori, artisti di tutte le epoche, e ci sono riusciti solo in parte, a fatica, sempre con gran tormento e imperfezione.

Volete che ci riesca allora il primo fesso che passa, dicendovi: io dico sempre quello che penso?


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