Da buon malato di libri, anche io sfoggio il mio fedele, bel codone di lettura.
I libri “messi in coda”, ossia riposti fra le intenzioni di letture prossime, non sono forse così importanti come quelli già letti, ma indubbiamente rappresentano una dimensione di attingimenti immaginifici importanti.
I libri letti e amati sono stati ormai assorbiti dal nostro intimo, finendo per divenire in qualche modo parte di noi, della persona che siamo. I libri che desidereremmo leggere fanno invece parte della persona che saremo, e tutto questo ci apre a un orizzonte di desiderio e propensione al bello.
Il codone di libri da leggere rende allora l'immagine d’un buon paradosso. In qualità di coda dovrebbe starci alle spalle, eppure ci induce a guardare avanti.
Non scambiate però questo fatto per un difetto di metafora del codone: infatti molti libri li conserviamo nel “desideratoio” per così tanto tempo che si gonfiano a mo’ di ricordi lasciati a maturare dietro di noi. Il codone è dunque coda a tutti gli effetti, ma sta dietro e davanti insieme.
Il codone di lettura può funzionare anche come puro dispositivo utopico. Mentre i libri letti sottostanno a una fredda e ineludibile contabilità, il codone lo puoi rimpinzare di tutti i libri del mondo, anche sapendo che poi non si riuscirà o potrà mai leggerli tutti.
Il codone ha dunque quel sapore dolceamaro tipico di ogni desiderare. Senza contare inoltre che un libro (come accennato), se mantenuto nel codone anni e anni, finisce per assumere una fisionomia mitizzata propria, già di per sé grande fonte di fascino. E più un libro invecchia nel codone, più assume sfumature di attesa e di meraviglie potenziali fantasmagoriche.
Io ad esempio prima di leggere “Guerra e pace” di Lev Tolstoj, l’ho lasciato marinare nel codone forse per più di vent’anni.
Quando poi finalmente l’ho letto, non era più solamente il gran capolavoro che è, ma si era aromatizzato di mille tannini di speranza e sogno, per cui la lettura è risultata ulteriormente esaltante.
Il codone è insomma un’ottima cantina di stagionatura delle proprie fantasie di lettore. Sta alla nostra sapienza di osti saper arieggiare il locale delle aspettative, graduare l'umidità di quanto immaginato, e stappare di tanto in tanto la bottiglia che si ritiene maturata al punto giusto per la lettura.
Lunga vita allora al codone di lettura, pascetelo e gonfiatelo a dismisura: nessun limite di pagine potrà farci mai paura!
5 commenti:
Il mio codone è dannatamente disordinato, non c'è verso di fargli rispettare l'ordine di ingresso.
Non c'è verso.
È il mio :-D
Un codone arruffato da gatta di razza :-) uno dei migliori :-)
Il codone ha tanto l'impressione di una " cambiale " una specie di " pagherò "pur propositivo. Come dice Troisi: " a scrivere i libri sono tanti ed io sono uno a leggerli." Dopo le scuole, dove era necessario leggere libri, al di là del proprio interesse personale, considero il libro come un " incontro" . Ed un incontro se par bello deve essere subito consumato divorato realizzato. Insomma i libri come gli amici: pochi ma buoni. A cui telefonare spesso e, come diceva Enrico Berlinguer, perchè no? se è bello ed interessante anche una ri - lettura ha il suo perchè. Consiglio " Camere separate" . L'ho letto una trentina di volte. bello bello come un fratello gemello.
Io, il codone lo vedo più come un luogo del possibile, e come tale va vissuto...se diventa un'ossessione, il pensiero fisso che "oddio, devo assolutamente leggere questo o quello", no, non fa per me...ci sono decine di libri che mi piacerebbe leggere, li vedo come possibili viaggi belli, ma se non ci riuscirò, me ne sbatto altamente :-) concordo col fatto che i libri siano incontri, niente di più vero...la loro magia risiede molto anche in quello...grazie del consiglio, Anto...di Tondelli ho provato un altro romanzo, Altri libertini, ma non sono riuscito a ingranare...però il tuo po metto nel codone :-) un giorno son sicuro di incontrarlo :-)
Bacini col codone :-)
Hello matee great blog
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