domenica 2 settembre 2018

Lasciar andare


“Lasciar andare”

(nell'immagine: il Sibardello, primo cugino del Goffruto)

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Lasciar andare
Come la mano ormai sciolta
Dalla stretta
Sa far fluire nel
Sentirsi ruscello a ogni metro
Dimentico di sé.
Praticare l’abbandono,
Disinnescato il ricordo,
Già fertile deposito di limo.
Non trattenere
Nell’illusione dell'identico
Per ben altre strade consolidabile.
Farsi abbraccio ciclico
Della propria non fissità,
Trottola mai ritrovata in cerca di perno.
L’inafferrabile soltanto
Si può stringere fra le dita,
Pugno di brezza nel mattino.
Eppure sapere come
Oltre la rotante
Impermanenza
Un più vasto involucro
Di girevole contrarietà
Tutto ammanta
Tutto contrappunta
Tutto volge al positivo,
Nella scorrevolezza
D’un'inapparente perpetuità.


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