sabato 29 settembre 2018

Oltre il sipario delle pagine


Chiamarla felicità è forse esagerato, ma non saprei trovare altra parola per meglio esprimere quella indefinita sensazione che si prova aprendo un libro.

Com'è che succede un simile portento?

Nella mia ormai onorevole carriera di lettore, alcune risposte me le sono date. Sono tante e diverse, ma la fondamentale credo sia questa: il libro mi pone davanti il più formidabile spazio di libertà interiore che si possa immaginare.

Il libro mi affranca da ogni vincolo fisico e mentale che devo affrontare-patire-subire-gestire nella realtà, spalancandomi di fronte una dimensione di pura potenzialità. Mi immerge nel più vivificante, liberatorio, gioioso “da-qui-in-avanti-ogni-cosa-può-essere”.

Attenzione che questo non accade solamente con i libri genericamente definibili “di fantasia”. Accade assolutamente con ogni libro, anche col più rigoroso tomo scientifico, o sociologico, o filosofico, e così via.

Perché il cuore vero, il nucleo dei nuclei che ogni volta ci interessa andare a cogliere fra le pagine, consiste nella purezza “svincolante” delle idee, essa stessa vero combustibile di libertà.

In un simile compito, il libro è paradossalmente aiutato dalla pochezza fisica dei suoi strumenti: un malloppetto di fogli di carta tenuti insieme, e una sequela di segni neri stampigliati sopra.

Questo armentario minimale continua ad averla vinta su concorrenti espressivi ben più agguerriti, come il cinema, sua sorella tv, la pittura, il teatro, la fotografia e altre forme della creatività.

Il motivo rimane sempre un po' lo stesso, è ancora una volta questione di “libertà incondizionata”: leggendo un libro, la colonna sonora me la auto-produco in mente, i colori li dipingo con l’immaginazione, i paesaggi me li creo su misura.

Un accenno infine alla forma. Non sarà un caso, se un libro aperto fra le mani, con le sue pagine spalancate, ci ricorda la sagoma di un abbraccio.

È possibile forse vederci un nesso col fatto che l'e-book, almeno per ora, non è riuscito ancora a scalfire in modo significativo il fascino del libro in carta e inchiostro?

Sia come sia, una cosa rimane: i libri non sono soltanto quella cosa capace di educarci, migliorarci, farci divertire, edificarci, consolarci. Sono anche tutto questo, per fortuna.

Ma soprattutto, leggiamo libri perché sono fonte sconfinata di libertà, e questo ci procura indescrivibili forme di gioia che in nessun altro “luogo” possiamo trovare.

2 commenti:

Ade ha detto...

E' tutto vero, Gilli.
Per questi motivi io sono convinta che si debba diffidare da chi non ama i libri: solo una mente chiusa, incapace d'immaginazione, materialista può non amarli.
E la cosa dell'abbraccio, poi, è stupenda. <3

Ps
Ovviamente mi riferisco alle menti che non avrebbero alcuna difficoltà a farlo. Poi ci sono casi e casi.

Gillipixel ha detto...

Sono un conforto straordinario, i nostri beneamati libri :-) chi non li ama...beh, fermo restando che ci possono essere mille motivi, come giustamente dici, ma...chi non li ama si preclude mondi...e questo non va bene :-) grazie Ade :-)