Questo film è assolutamente privo della benché minima profondità, eppure raramente ho visto condensati e articolati in un solo attore, frammenti di gioia incontaminata, emozioni empatiche così multiformi, istrionismo magnetico e goliardia espressiva tanto immediata e senza alcun filtro.
Capita talvolta di ritrovarsi quasi per caso con un gruppo di cari amici, e senza aver preventivato nulla, la serata prende la via del “perfetto stare in compagnia”. Ecco, una sensazione simile regala Alberto Sordi nei panni dell’ineffabile Nando Mericoni, fanatico e strampalato americanofilo.
La prima volta lo vidi su una vecchia videocassetta, registrato da una qualche programmazione Rai di tarda notte. Riguardandolo poi varie volte, mi coglieva, rinnovata, la piccola magia di ritrovare familiarità estrema in ogni gesto, in ogni inflessione della voce, in ogni minima smorfia del viso o movenza del corpo di Sordi. Una quintessenza di bellezza fatta scaturire dal nucleo stesso dell’arte di rendersi macchietta comica pura.
Durante quelle prime visioni del film, la simpatia, la strafottenza, la sfacciata giovinezza di Nando Mericoni erano il paesaggio dove avrei voluto abitare, forse per sempre.
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