Nella foto: il goffruto
Il goffruto è un animaletto che si ciba di gnospe.
Vivendo libero in natura, la sua dieta la decise preventivamente in base a scaltre considerazioni.
“...Non voglio che poi mi accusino di devastare i raccolti o di far danno ai frutteti…” aveva pensato per tempo il goffruto: mi metto a mangiare le gnospe e sfido chiunque a venirsi a lamentare.
Anche il nome tuttora usato per lui, il goffruto lo scelse con non poco “grano di sale”. Pensate che il suo consulente onomastico, Reese O’Fred Bruseghín D’Antan (già consigliori di zibellino, furetto e orsetto lavatore), gli aveva suggerito di scegliere un appellativo assai grazioso, tipo Sbirignino o Fuffardello. Ma il nostro eroe no, non era mica nato ieri (per cui oggi, non è nato l'altro ieri): sapeva benissimo che con un nome vezzeggiante avrebbe corso il rischio di diventare una mascotte petalosa, desiderata in tutte le case, dove sarebbe stato spupazzato da bambini sgheffoglianti di ogni età.
“…Mi chiamerò goffruto…” proclamò allora, sfido chiunque ad adottarmi con questo nomaccio.
Il goffruto poi non ha predatori naturali, perch la sua carne è piuttosto sgnoffressa al palato. Non è ricercato per la pelliccia, perché una volta ci avevano provato a trasformalo in cappotto, ma ogni capo di abbigliamento ricavato dalle sue pelli ha la malaugurata proprietà di far puzzare potentemente di sgobbione ogni uomo che lo indossi, e di seffalessa, ogni donna.
D’altra parte, è materialmente impossibile cacciare il goffruto: sulla mini criniera di pelame sgaburgico di cui dispone sul dorso, è cosparsa una speciale polverina erdofronica, capace di far scoppiare in mano i fucili ai cacciatori, mentre sulle zampette ha una potentissima colla di agnofrone, che fa rimbalzare le tagliole, sformandole come fossero di burro siviero.
Per non sentirsi contestare di essere una specie infestante, il goffruto si riproduce seguendo una perfetta pianificazione demografica. È l’unica bestiola del regno animale a disporre di un istituto di statistica, il Goffrustat, che monitora costantemente il numero preciso di goffrutini necessari a mantenere una popolazione equilibrata con le esigenze ambientali.
Il goffruto non teme di attraversare le strade, perché ha un suo meccanismo immunitario detto schivazzòn, in virtù del quale, all’avvicinarsi di un veicolo a meno di venti metri da lui, il suo corpo diviene insensibile agli urti. Per cui gli fanno un baffo persino tir, autotreni, muscle car, boing 747 (uguale a 18), carretti siciliani, portaerei, trolley, passeggini e motobiciclati furgonati con guida all’inglese.
In poche parole, per farla breve, il goffruto si appresta a dominare il mondo in un futuro non molto lontano, mentre noi non ce ne stiamo nemmeno accorgendo.
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