martedì 22 maggio 2018

Io e un po' qui lui


Pare che l’Emilia-Romagna sia sempre stata un posto alquanto attraente. Ora lo scopre anche “Lonely Planet” che ha decretato la regione prima fra le mete “Best in Europe 2018”. Noi qui a Gillipixiland, terra di nutrie e di chimere, lo sapevamo da un po'.

Forse si evinceva già da un modo di dire locale. Dialettalmente, riferendoci a una persona, a volte non diciamo solo “lui” o “lei” (“lö”, “lì”). In qualche modo l’individuo viene invece “georeferenziato” fin da subito, ancorato persino nella fisionomia grammaticale a una terra che più attraente di così non potrebbe essere.


Ecco allora che “lui” o “lei” diventano “qui lui” o “qui lei” (“ché lö” o “ché lì”); oppure, a seconda della più o meno prossimità dell’indicato, “là lui” o “là lei” (“là lö” o “là lì”).

Come sempre coi dialetti però, l'espressione assume sfumature di senso intrasmissibili all’italiano, quasi inafferrabili, al di fuori dello stretto paesaggio semantico della locuzione medesima.

Con tali “pronomi dotati di gps”, nelle forme “qui lui” o “qui lei” (“ché lö” o “ché lì”), non indichi, non citi, non nomini solo una persona, ma in qualche modo crei un senso di complicità fra te e chi ti ascolta, trasformando il terzo indicato quasi in un estraneo alla conversazione, pure nei casi in cui questi è palesemente presente e sente benissimo lo scambio di battute. Dire “qui lui” è insomma come dire: “…ma sì…questo qua…pure lui…”. Anche se, ripeto, la completa accezione non può essere trasbordata appieno nel passaggio all'italiano.

A proposito dunque di attrattive locali e di classifiche turistiche…correvano i proto-boom-bici anni ’50, quando ancora le case si costruivano e non si tassavano soltanto.

Un muratore e un manovale di Gillipixiland erano a lavorare su un cantiere in trasferta, forse nei paraggi della snobistica città, da sempre assai puzz-al-nasuta nei confronti del contado provinciale.

Bisogna sapere che a Gillipixiland le attrattive sono ben poche, quindi alcuni cittadinozzi un po' cinici credevano di farsi gioco dei due muratori campagnoli mettendoli in mezzo. Bisogna anche sapere che il capo della mini-squadra di lavoranti, non solo era di una bruttezza “ricercata”, la qual cosa i faceti molestatori potevano appurare con evidenza “de visu”. Ma era anche uno dei più vivifici affabulatori.

Ecco così derivarne una scenetta che non avrebbe sfigurato a far da undicesima novella della sesta giornata del Decameron, quella dedicata alla prontezza di spirito e alle risposte argute.

Lo strafottente cittadinozzo, rivolgendosi dunque al muratore (il fido manovale presente al suo fianco), col malcelato intento di fustigare fra le righe la sgraziataggine fisica dell’interrogato e insieme l'umiltà della sua provenienza, domanda: “…Veh…Có ghé ad bèl a Gillipixiland?...” (“…Veh…Cosa c'è di bello a Gillipixiland?...).

Risposta dello smart-phación edile: “…Bah…ad bèl, agh son mé e n’pù chè lö!...” (“…Bah…di bello, ci sono io e un po' qui lui…”).

Al gruppo di cittadinozzi sfottitori non restò che ritirarsi col ben servito di non averci capito una mazza: se fossero stati i gabbatori o i gabbati…se la presa in giro fosse caduta di riflesso sul manovale…se gli scornati alla fine dovessero ritenersi solo loro in esclusiva…o chissà cos’altro...

Si potrebbe allora estendere tale motto e servirlo in risposta al turista curioso di sapere come mai, alla fine, l'Emilia-Romagna ha ottenuto tale riconoscimento per il 2018.

Cosa ci sarà poi di così bello in Emilia-Romagna: “…Bah…ad bèl, agh son mé e n’pù chè lö!...”.

2 commenti:

CirINCIAMPAI ha detto...

Mi spiace sfarare questo mito ma, da due anni a questa parte, la cosa più bella dell'Emilia Romagna è mia nipote!

Gillipixel ha detto...

@->CirINCIAMPAI: Ti credo senza meno, Cincia :-) la nipotina non può non essere la più bella :-)

Bacini di zia :-)))