Fra odiare e adorare, ci sta di mezzo un complicato misto dei due, definibile con l’intensivo neologismo verbale di “odiorare”.
Il sentimento dell’odiore si prova soprattutto per persone, cose, luoghi che ci sono particolarmente cari e familiari. Si odiora ciò che si ha sotto gli occhi della mente e del cuore da lungo tempo. Per logica deduzione, ne consegue che si odiora in primo luogo se stessi.
È sulla propria persona che si affina in special forma inaugurale il senso dell’odiorato. Prima di riuscire a odiorare gli altri, si inizia odiorandosi.
Non è un caso che l’odiore, con tutte le sue bizzarre e imprecise declinazioni, oltre a contenere in sé i due verbi odiare e adorare, congloba anche il sostantivo “odore”, con gli annessi “odorare”, “odorante”, e così via.
L’odore della persona (a partire da quello della propria) è forse la componente più emblematica dell’atto di odiorare. Nel rapporto prolungato con persone, cose e luoghi, niente è più sintomatico della complessità relazionale del ritrovarsi ad adorare una puzza arcinota, oppure a odiare un profumo fin troppe volte annusato.
L’odore è la cartina di tornasole affettiva più potente, non poteva non fare da ago della bilancia nell’odiore.
L’odiore per sé, e per l’altro da sé, non è necessariamente un sentimento negativo. Tutt’altro. In quanto depositario dell’ambivalenza della vita e della realtà, l’odiore può riservare energie potenziali non trascurabili.
La lunga frequentazione di certe persone, cose, luoghi, ce li rende più o meno insopportabili, dopo un po' di tempo. È quasi inevitabile. Insopportabili, però irrinunciabilmente cari. Da qui le variegate e contorte rilevanze emotive sorgenti dallo status di “odiorante”.
Odiore non può tra l'altro fare a meno di implicare, dalla rima alla cima, l’amore; mentre in una certa sua primaria coniugazione, quella rivolta a un ipotetico “tu” ben-mal-voluto, si intinge niente meno che nell’aurea preziosità del più ambito dei metalli: “...Ti odi-oro…ti odioro..”.
Chi odiora si pone in una sorta di terra di mezzo, regno della contraddizione vivifica. La porzione di odio in atto spinge a controbilanciarsi verso l'estremo amoroso. Viceversa, il reparto degli affetti positivi viene riportato alla realtà dell’inafferrabile essenza celata in ogni tipo di felicità anelata.
L’odio e l’amore dunque si fanno da vicendevole contrappeso nell’odiore, di modo che non ci si ritrovi eccessivamente delusi e disillusi né su un versante, né sull’altro.
Odioratevi, allora. Odiorate l’esistente, odioriamo il tutto, con la massima ampiezza delle narici dell’essere, di cui siamo capaci.
2 commenti:
Come è primaverile questo invito all'odiore!
@->CirINCIAMPAI: giusta osservazione, Cincia :-) in effetti le stagioni di transito sono più inclini a farci indulgere in sentimenti contraddittori...
Grazie :-)
Bacini odioranti :-)
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