martedì 23 ottobre 2018

Giovannino Guareschi: l'italiano pensato in dialetto


Sarebbero tanti i motivi per leggere i racconti di Peppone e don Camillo, insieme a tutti gli altri scritti di Giovannino Guareschi.

Ma c'è una ragione che, forse più di tutte, dovrebbe avvicinare i lettori al grande autore di Fontanelle. Come i migliori scrittori, Guareschi sapeva dare alle parole significati straordinari, mantenendosi sempre nelle forme di una apparente e sorprendente semplicità.

Questa ragione fa la differenza fra chi usa una lingua semplicemente per comunicare, e chi invece, da scrittore, nelle parole sa cogliere sfumature preziose che una volta rivelate sono in grado di farci capire qualcosa in più sulle cose della vita e del mondo.

Potremmo dirla con un’immagine. Paragoniamo ad esempio la scrittura a un coltello. Mentre le persone in genere vedono questo oggetto soltanto come un attrezzo per tagliare e affettare, lo scrittore sa magari interpretarlo anche come l’asta di una meridiana utile per conoscere l’ora.

Guareschi era talmente bravo a fare questa cosa, che gli bastavano a volte piccoli stratagemmi applicati alle parole, per aprire le serrature di nuove stanze colme di significati mai pensati prima.

Prendiamo una sua celeberrima espressione, creata abbinando due semplici parole: “Mondo Piccolo”. Com'è noto, questa locuzione si riferisce genericamente alla terra della Bassa lungo il Po, anche se sappiamo che lo scrittore, in cuor suo, ha sempre pensato Fontanelle, Roccabianca, Ragazzola, Stagno, Fossa e Rigosa, come i luoghi più profondamente genuini del proprio Mondo Piccolo.

Nel pensare dunque questa felice accoppiata, Guareschi sposta le parole come un abile giocatore di scacchi, cambiando i valori sulla scacchiera con una semplice mossa.

L’aggettivo passa dietro al nome, e un Mondo effettivo si spalanca all’improvviso. Se avesse infatti scritto banalmente “Piccolo Mondo”, si sarebbe limitato a una indicazione di quantità.

Invertendo invece l’ordine dei fattori, in questo caso il prodotto cambia tantissimo, e “Mondo Piccolo” si trasforma in una indicazione di qualità.
Un “Piccolo Mondo” si misura in chilometri, mentre il “Mondo Piccolo” si valuta in valore umano, sottigliezze affettive e sfumature dell’animo.

Ecco allora che potremmo far derivare da tutto ciò una singolare constatazione. Guareschi sapeva usare l'italiano mantenendo in esso la vivacità, la naturalità e l'immediatezza, tipiche del dialetto.

Sapeva creare con le parole una efficace combinazione fra semplicità delle forme e profondità dei significati, da farci ipotizzare che, veramente, pensasse in dialetto ciò che poi andava a far posare sulla pagina in italiano.

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