È profondamente sbagliato e ingiusto pensare alla scienza come a qualcosa di freddo e arido.
Altra questione è parlare della complessità del mondo della scienza. Lì siamo d’accordo: i temi non sono sempre accessibili a tutti.
Per fare allora una sintesi: mi annovero fra coloro che spesso faticano a capire la scienza, ma non di rado riescono a cogliervi sfumature, se non proprio poetiche, perlomeno portatrici di grande stupore e “ulteriorità” immaginativa.
Un bel libro che condensa in sé molti di questi aspetti si intitola “La fisica dei supereroi”, lo ha scritto un professore americano di origini greche, James Kakalios (Einaudi, 2014).
Non è di facilissima lettura, va detto, ma di voli della suggestione ne fa fare parecchi.
Con un interessante excursus, passa in rassegna tappe fondamentali della storia del fumetto americano, ma soprattutto cerca di spiegare i fenomeni fisici attraverso i super-poteri di tanti personaggi cari al pubblico di mezzo mondo: Superman, Spiderman, Flash, ecc.
Su questo libro, ho riletto una cosa a me già nota, ma che ogni volta mi induce una meraviglia grande.
Sappiamo che la materia è composta di atomi. Un pezzo di legno, di ferro, il nostro corpo, una fetta di torta: nella profondità minuscola di ogni cosa, tutto è formato da questi mattoncini infinitesimali chiamati atomi.
Fin qui niente di strano: siamo abituati a pensare una cosa grande come la somma di tante componenti minori (una casa è fatta di mattoni, un’auto dei suoi pezzi, e così via).
Se però si va a vedere (si fa per dire) la “geografia” profonda dell’atomo…oooohhhh…gran sorpresa sorprendente!
L’atomo è formato a sua volta di ancor più minime parti: i protoni e i neutroni, appiccicati insieme in un cuore centrale detto nucleo, e gli elettroni, che ruotano attorno al nucleo come piccoli satelliti.
Ora, sto semplificando molto, ma già un primo motivo di bellezza emerge: la similitudine fra infinitamente grande e infinitamente piccolo.
L’universo è impostato sopra il “paradigma” generalissimo del “ruotare attorno”: dall’atomo ai grandi sistemi galattici, passando per gli innamorati…cose, esseri ed entità sono attratti fra loro in moti circolari diffusi per ogni dove della realtà concepibile.
Il bello più bello viene poi considerando le proporzioni fra gli elementi atomici.
Il nucleo misura un trilionesimo di centimetro.
Solo a dirlo, o a pensarlo, ci si cappotta di “strabilianza” (parola che invento per l’occasione, non esistendone sul vocabolario di sufficientemente degne).
Vuol dire: prendere un centimetro e dividerlo un miliardo di miliardi di volte (minchia! E scusate il termine, ma si tratta di un numero formato da un 1, seguito da diciotto zeri).
Il raggio dell’atomo interamente inteso è grande invece diecimila volte la misura del nucleo: questo rappresenta la potenziale “sfera di movimento” entro cui ci si aspetta che la rotazione degli elettroni possa spaziare.
Ora, immaginando (per avere un’idea dei rapporti in gioco) che la misura del nucleo fosse di un centimetro, in proporzione, il raggio di orbita degli elettroni sarebbe di novanta metri.
E doppia minchia, mi viene qui da dire.
Perché se le proporzioni in gioco sono queste, ne deriva che l’atomo in pratica è fatto quasi interamente di spazio vuoto.
Qui un poeta ne avrebbe da ragionarci sopra forse molto più dello scienziato.
Quello che pensiamo sia compatto, dal punto di vista delle nostre dimensioni del vivere usuale, è in realtà un conglomerato di vuoti. Certo, l’energia che tiene legati questi vuoti fra loro, e ciascun atomo di per sé, è immensa (energia nucleare e atomica, per l’appunto).
Ma questo non fa altro che aggiungere magia a incanto: ciò che al livello macroscopico dei nostri sensi appare come materia “in quiete”, è in realtà un brulichio di energia terribilmente agitata, è un portento di mini particelle in moto frenetico, instancabile, perennemente mutevole, agitatissimo, in inimmaginabile rimescolio.
Mi prendo una licenza poetico-scientifica, a questo punto, e azzardo una conclusione sgangherata, ma apprezzabile in pieno da qualsiasi sognatore degno di questo nome.
Per me, l’energia di cui la realtà brulica fin nelle sue più intime fibre, la si può ribattezzare solo con un nome noto a tutti: amore.
C’è questo, in fondo a tutto, dentro l’atomo e nelle più vaste distanze cosmiche: l’amore.
Non lo posso dimostrare scientificamente, ma sfido chiunque a venirmi a smentire, armato delle sole armi della poesia: non ci potrà mai riuscire.