lunedì 2 giugno 2008

Le "epifanie" del lettore

"Nel mezzo dell'impersonale personificato si drizza qui una personalità"
(Herman Melville - "Moby Dick o la Balena").

La lettura è una delle più intense fra le passioni. Una simile affermazione potrà suonare alquanto stonata, o perlomeno ingenua, se si considera l'epoca in cui viviamo, spesso segnata da una ricerca spasmodica dell'intensificazione emozionale e dalla condensazione esasperata delle sensazioni in attimi sempre più pregnanti di "coinvolgimento quantitativo".
Non è questa certo la sede per avventurarsi in disamine di tipo moral - sociologich - antropologich - etàdell'or- isticheggianti, ma mi piace riassumere il concetto cui tenevo dar conto, con una semplice considerazione: sono grato al Cielo se attraverso gli innumerevoli rivoli di vicissitudini biografiche personali nei quali ho avuto occasione di bagnarmi durante la mia esperienza, sono giunto oggi ad essere in grado di ritrovare più eccitazione e coinvolgimento emotivo nella lettura di un buon libro che non, ad esempio, nel fumare una canna o nel tirare una striscia di coca.
Non che abbia particolare esperienza in queste due ultime attività, ma è la bellezza stessa della lettura, la cui potenza conosco con maggiore cognizione di causa, che mi concede la sicurezza dell'affermazione. In particolare c'è un aspetto del leggere che meglio non saprei riassumere se non con il termine "epifania". Si tratta di quel particolare fenomeno concesso dalla lettura della pagina scritta di qualità, che ti sorprende talvolta, nell'affrontare un passaggio particolarmente intenso, come appunto di fronte ad una vera e propria rivelazione.
Non sai spiegare appieno tutte le ragioni di questa "illuminazione" spontanea sbocciata fra le parole lette. Ma quando accade, sai di certo che tutto il tuo essere è evocato, convocato e chiamato all'appello, e tutto ciò che è stato consapevolezza di te stesso, fin dalle epoche bambine più remote per arrivare giusto ad un attimo prima del momento della lettura di quel passaggio, si sente grato verso l'autore per aver saputo dire quello che tu stesso avevi nel cuore da sempre, ma mai eri riuscito a convogliare attraverso uno strumento di senso che ne rendesse condivisibile l'emozione con altri.
Come inizio mi sembra di aver fatto già un discreto casino, e nel frattempo spero vogliate anche gradire l'ultima fra le più intense "epifanie" di lettore in cui mi sono imbattuto di recente, ossia il "terremotevole" passo dall'immortale capolavoro di Melville che ho riportato all'inizio.

5 commenti:

Occhi blu ha detto...

Ebbene sì, gentile Gilli, sono curiosa e volevo leggere il tuo primo post.
Mi spiace per te, ma oggi ti sei guadagnato un altro nome.
Serena giornata, Gilli Charlie Linus Steven Peter Calvino Moby Pixel.

Occhi blu ha detto...

Questa volta ci sono tornata più o meno per caso, avendo cliccato sull'etichetta "emozioni".
Ho notato, infatti, che le tue etichette non comprendono i temi "amore" e "sentimenti".
Frutto di dimenticanza (mi sembra strano) oppure tu che potresti essere, anzi, sei uno scrittore, non hai mai scritto nulla sull'amore e sui sentimenti (mi sembra ancor più strano)?

Gillipixel ha detto...

@->Occhi Blu: grazie anche per il nuovo nome, OuBee :-) non ce ne sono mai abbastanza, mi fa piacere essere plurimo e scrivente :-) amore...sentimenti...hai ragione, in effetti ne parlo poco o niente...non so come mai, forse perché non sono un gran esperto in materia...forse perché ritengo che siano temi troppo alti ed inarrivabili per me...però, volevo dirti, a mio modo ne parlo in maniera metaforica: in qualche mio raccontino, ad esempio, come in uno degli ultimi che ho scritto, quello della donna pilota e dell'omino dimenticante...entrare nel personale poi, nei miei sentimenti, non mi piace molto...almeno non in questa sede...

Bacini primigeni :-)

Occhi blu ha detto...

Lo immaginavo.
Ognuno scrive di quello che gli fa piacere, altrimenti che piacere è?
;)

Gillipixel ha detto...

@->Occhi Blu: sì, credo che alla fine, la regola principe sia proprio quella, OuBee :-)

Bacini che "...non è bello ciò che è bello, ma che bello, che bello, che bello..." :-)