domenica 3 marzo 2013

Piccolo blog antico, ovvero tutto ormai è barzelletta



Dialogo fra un “cittadino n° 1” dell'anno 1976 ed il suo amico, “cittadino n° 2”:

Cittadino n° 1:
- Ci scommetti che fra circa 37 anni, il destino dell'Italia sarà nelle mani di un cabarettista?
Cittadino n° 2:
- Ma vai a cagare, va, te e chi non ti ci manda!

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Da tanto, troppo tempo ti trascuro, caro piccolo mio blog antico. Non temere, non ho alcuna intenzione di abbandonarti senza guinzaglio lungo un’autostrada digitale, alla mercé di lettori distratti ed ipercinetici. Non ti darò in pasto alla twitterizzazione delle menti. Continuerai ad essere un luogo della lettura misurata, dove ci si prende tutto il tempo che si vuole per calarsi nelle parole. Questo spazio del dire rimane e rimarrà sempre caldamente indicato a chi ha del tempo da perdere. Proprio per questo, anche io mi sono preso i miei tempi, nel frattempo.

E scusa se salto di pelo in fresca, ma tra l'altro, non so se te ne sei accorto, ne sono successe di cose nell'ultimo periodo durante il quale ci siamo sentiti poco. Io prestavo servizio come scrutatore, nel mentre che l'Italia veniva rivoltata come un pedalino. Si sono vissute e si continuano a vivere giornate molto surreali. Era il Papa che ha ammonito i crucchi a non fare troppo i furbi, o il presidente della Repubblica che sarà eletto in conclave?

Un flashback retro-lampante, nella sua tautologica evidenza, mi s'impone alla mente. Dev'essere stata l'estate del 1986...già. Trascorrevo le vacanze in un'amena località marina della riviera toscana. La doppia settimanata di periodo feriale preventivato si srotolava  nel normale tran tran vacanziero, tra spiaggia, bagni e scottanti letture sotto l'ombrellone (fu quell'anno che crogiolai la mia intera persona fra gli orridi socio-politici del «1984» orweliano).

Mentre passeggiavo con mio fratello un bel giorno sul lungomare, un'allettante locandina attirò la nostra attenzione. Nella “verzeggiante” pineta del piccolo abitato balneare, era in programma lo spettacolo di un giovane cabarettista, all'epoca già assurto con sommo riconoscimento di pubblico ai clamori della ribalta artistica. Non ci pensammo un attimo ad aderire all'iniziativa. Quel comico ci stava proprio simpatico, con la sua espressività diretta ed suoi modi sferzanti di mettere sotto la spada di Damocle dell'ironia, comportamenti, virtù e vizi quotidiani dell'italica turba.

L'esibizione non tradì le aspettative. Mio fratello ed io assaporammo proprio di gusto quella luminosa dimostrazione d'istrionismo sapiente. Tanto che ricordo ancora una delle mille gag introdotte nel suo monologo dal faceto mattatore. Parlava di quando si viene invitati ad una festa, con tutti gli annessi e connessi involontariamente comici che si possono innescare. Tra le mille boiate menzionate, non so proprio come mai, mi rimane impresso il riferimento alla dinamica dei bicchieri di plastica, usati appunto nel corso delle feste. Il tuo, lo posi sempre nel posto più strano e bizzarro, di modo che la posizione inusuale ti faccia da promemoria infallibile, per ritrovarlo intonso da sbavate estranee. Ma con regolarità svizzera, intervengono poi i più buffi fattori depistanti che ti fanno calare nel disorientamento “bicchierale” più assoluto. Capita magari che il tuo cilindretto di plastica, te lo ritrovi assediato da un'altra mezza dozzina di suoi simili, posati lì intorno, esattamente nel tuo stranissimo inequivocabile punto, da altri astutissimi invitati. Oppure, capita che nella baraonda festosa, scordi completamente l'ubicazione del tuo indimenticabile posizionamento. Di fatto, alla fine della festa, ogni invitato si ritrova a mettere in pista almeno una decina di bicchieri a testa, sperduto sulla sommità dell'incertezza dubbiosa del non riconoscere più la paternità delle “ciucciate” inferte ai bordi di tutti quelli già disseminati in ogni angolo dell'ambiente festaiolo...

Ma perché mi ricordo questi dettagli realmente appartenuti all'economia concreta del divertimento di quella lontana serata, ed invece non riesco ricordare un altro piccolo fatterello che, sempre sotto gli aghi aromatici di quella piacevole pineta mutata per una sera in goliardico anfiteatro, avrebbe dovuto succedere, ma non successe effettivamente mai? Che scherzi fa a volte, la memoria. Un vecchietto gentile, di quei tipici omini toscani su d'età, un po' burberi ma dal cuore d'oro, avrebbe dovuto passarmi a fianco, nella bolgia degli spettatori ridanciani, sussurrando con fare oracolare all'orecchio degli astanti più prossimi: «...Ghignate, ghignate, oh bischeri...ma la battuta più bella de 'sto spettacolo, gli autori se la son proprio scordata ne la penna, Maremma tautologica...e allora eccovela servita su un bel cabaret futuristico: fra 'na saccocciata d'anni, il destino dell'Italia sarà proprio nelle mani de 'sto scapigliato 'nventore di risate...».

Ma il burbero-bonario vecchietto toscano quella sera non passò e nemmeno disse mai nulla.

Sì, perché quel comico, di chiome ne ha sempre avute da vendere, e si appassionava al suo stesso parlare, com'è giusto che sia, stillava sudore traslucido, copioso, altrettanto quanto il profluvio della sua loquela. Da allora, non ha cambiato molto il suo stile: le chiome sono sempre le stesse, un po' ingrigite, e di sudore ne spende ancora molto. Però ha cambiato l'obiettivo delle sue argomentazioni. Si sono fatte via via più impegnate. I temi si son politicizzati e sociologicizzati. E forse oggi non ha più tanto senso domandarci com'è che l'Italia sia finita per dipendere dalle mani di un comico. Probabilmente l'unica risposta sta nel fatto che l'Italia non è altro che un paese da barzelletta. E' una grossa, unica, pervasiva barzelletta, con 60 milioni di protagonisti, che siamo tutti noi, italici aborigeni.

Ma...si badi bene. Non è tanto l'autocommiserazione che mi sento di invocare, con queste mie considerazioni all'apparenza un po' velate da un retrogusto apocalittico sbracato. No, non è questo il  sentire che mi sento d'esprimere. Piuttosto, sto pensando invece ad un sottile sapore di speranza, che mi auguro titilli l'animo di molti, in questo difficile passaggio della nostra gloriosa storia patria. E' spropositatamente strano ed esageratamente paradossale a dirsi, ma se siamo un paese da barzelletta, due devono essere i motivi ad indurci a non smarrirci.

Il primo motivo, è molto generale, e valido in ogni circostanza dell'umano considerare. Se la nostra essenza è la barzelletta, allora sarà inutile ribellarci alla nostra essenza. Meglio, molto meglio, è assecondarla. Ne potranno venire molti più benefici che non dal fatto di pensarci, con millantata malafede, personaggi di una trama narrativamente più seria o seriosa. Non saremo mai protagonisti di un poliziesco all'americana, o di una piece esistenzialista francese. I nostri orizzonti caratteriali rimangono Pierino, il fantasma formaggino, o al massimo certe combriccole composte da un francese, un tedesco, un inglese, che non a caso son sempre lì ad aspettare un italiano.

Il secondo motivo: la comicità è uno dei tratti più nobili che la natura umana sappia esprimere. L'ironia e l'auto-ironica considerazione di sé, sono privilegio delle grandi, antiche, stanche, scafate, nobili, baroccheggianti o tardo-manieristiche civiltà. Hai visto mai che noi, popolo italico del 2013, essendo ormai giunti a sfiorare persino certe dimensioni da barzelletta, non siamo infinitamente più avanti di tutti gli altri della zona euro?

6 commenti:

MR ha detto...

Siamo messi proprio bene! In Grecia, subito dopo le elezioni italiane dicevano di noi : hanno votato fra un comico e un puttaniere... O qualcosa del genere. Ecco dove eri finito! Nella fossa dei leoni! Scrutatore! ;) baci

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: ehehhehe, vero EmRose, un po' nella fossa e un po' perso dentro i miei pensieri :-)

Speriamo bene, davvero...in Italia la realtà supera sempre la fantasia...peccato che nella barzelletta, ci siamo dentro proprio noi...chissà se alla battuta finale, ci sarà da ridere o no: io conto almeno in qualche sorriso...

Bacini scrutatori :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Ma dai! e io segretario!
Gilli, teniamo su la patria, orsù!;)))))
Non so proprio cosa cambierà, ma insomma...mamma mia, come siamo messi. :(((

Gillipixel ha detto...

@->Vale: ehehheheeh :-) lo sapevo Vale che anche tu eri ai seggi, lo avevi annunciato :-) io ero scrutatore semplice, tuta la faccenda mi agita sempre un po' :-)...ma è stata un'esperienza carina, alla fine...

Già...come si metteranno le cose lo sa solo il Cielo...questo mio scritto era semi-ironico surreale, come mio stile solito, ma c'è poco da scherzare, mi sa...

Bacini in cabina :-)

Marisa ha detto...

Toh, mi era sfuggito questo post..
Sai io sono ad una svolta della mia vita e sono obbligata ad essere ottimista, un po' è nella mia natura e un po' mi ci sto impegnando per affrontare la mia scelta.
Senza l'ottimismo non si potrebbe affrontare questa crisi assurda di cui non abbiamo responsabilità e pur non avendo nessuna stima per quel comico che urla e demolisce, mi consolo nel pensare che peggio del buffone che abbiamo avuto per 20 anni non può essere.

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: grazie del tuo bel commento, Mari :-)...concordo, il pessimismo non ce lo possiamo permettere, in questo momento: abbiamo già fin troppi guai
:-)

Grillo fa un po' paura, nel senso che dà l'impressione di volerci portare verso posizioni forse troppo estreme, dalle quali, una volta cadutici dentro, sembra difficile poter ritornare indietro, nel caso si rivelassero sbagliate...però, sulla sua buona volontà non c'è niente da dire...

E' vero, ho scritto così poco in questi tempi...normale che ti fosse sfuggito il mio scrittino :-) vedrò di recuperare prossimamente :-)

Bacini di oggi :-)