sabato 22 giugno 2013

Curiosità etimologiche


 
 
Cari amici viandanti per pensieri, mandate a letto i bambini che oggi si parla di proibito. Ma no, dai, sto scherzando…
 
Scriverò soltanto le solite quattro innocue fregnacce.
 
Nel mio assillante e quotidiano girovagare mentale fra questioni basilari in un’ottica di salvaguardia della prosperità dell’intero genere umano, mi è capitato recentemente di riflettere intorno ad una singolarità linguistica alquanto sfiziosa.
 
Come mai, nell’uso discorsivo più comune, è invalsa la consuetudine di far derivare dalle parti anatomiche di “differenziazione di genere” per eccellenza, due termini che si pongono, a livello semantico, praticamente agli antipodi l’uno dall’altro? In parole più spicce, perché quando si dice di una cosa che è una «figata», risulta suonare molto, ma molto diversamente dal dire che si tratta di una «cazzata»? Badate bene amici, sembra un argomento assai ozioso. In realtà, lo è molto di più di quanto non sembri. Ma procediamo per gradi con l’analisi linguistic-filosofica-gillipixiale.
 
 Considerando le due parole dal punto di vista neutrale del nudo e crudo meccanismo linguistico da cui hanno preso origine, esse in teoria si dovrebbero equivalere. In entrambi i casi si tratta di un’aggettivazione, creata a partire dall’evidenza di due parti anatomiche ben precise. Trattasi tuttavia di parti anatomiche non qualsiasi. Anche se la considerazione è puramente accessoria al presente discorso, non va innanzitutto dimenticato che già di per sé, tutte e due queste parti anatomiche sono tradizionalmente connesse ad una coloritura linguistica fra le più variegate e fantasiose immaginabili. Intorno a nessun altro organo del corpo umano si è intessuto un florilegio di sinonimi, soprannomi, nomignoli, vezzeggiativi, “cincischiativi” al pari di quelli che possono vantare questi due. Come dicevo, questo non è un fatto che riguarda strettamente da vicino il presente ragionamento, ma già di suo ci dà conto dell’estrema vivacità linguistica di pertinenza di quell’area dell’anatomia umana.
 
Qual è stato dunque il fattore semantico di discrimine, in grado di far virare verso i lidi delle accezioni positivi l’aggettivazione del «Femmineo Indicatore Gentilmente Associativo», facendo invece naufragare le velleità linguistiche della «Coadiuvante Ammennicolare Zampogna Zoomata Ostentabile» fra le secche della significazione di bassa lega? Credo che si debba addebitare la cosa ai rispettivi riflessi, evocati dai due soggetti in questione, proiettati nello specchio dell’immaginario comune.
 

 
La parte femminile in gioco rimanda ad un maggiore senso del mistero. Già da un punto di vista strettamente anatomico, la sua prominente introflessione ne fa quasi un simbolo interrogativo di fascinosità non dette. Aggiungiamo il fatto che molto spesso, per la desiosa controparte maschile, essa riveste un vero e proprio ruolo di perenne miraggio, di meta agognata ma di ben ardua raggiungibilità. La crepuscolarità, la lunarità che le sono consone, contribuiscono poi ad accrescerne l’aura nobilitante e la preziosità di tutte le sue manifestazioni. Paradossalmente, in tutte queste caratteristiche si può intravedere un maggiore senso di saggezza e ponderazione.
 
Ecco dunque forse spiegato come mai una «figata» risulti essere una cosa bella.
 
 

 
Per contro, sul versante opposto, abbiamo la gigionesca variante maschile. Tutte altre atmosfere scaturiscono da quelle parti. Anche qui, il dato anatomico diretto innesca già gran parte della significazione. Tira aria di gran millanteria, in quelle zone. Si ostenta un sacco, si accampano mirabilie e promesse spesso impossibili da mantenere. Le pretese d’impennata maestosità sono effimere e magniloquenti come le lusinghe di una carrellata di spot pubblicitari. Il più delle volte, gran parte di tutte quelle storie si sgonfia in maniera un po’ buffonesca. Inoltre, gli impulsi ad agire, quando vengono dominati da questa parte anatomica, possono poi rivelarsi tra i più azzardati e sconsiderati.
 
Ecco dunque invece forse spiegato come mai una «cazzata» sia, nella migliore della ipotesi, una cosa da ciarlatani, e in ogni caso sbagliata.
 
Così terminando il mio bizzarro articoletto odierno, lascio a voi cari amici viandanti per pensieri il dilettevole onere di aggettivarlo a vostro piacimento, a partire da una delle due parti anatomiche a scelta.



2 commenti:

MR ha detto...

I tuoi post, Gilli, non possono che essere delle gran figate... Anche questa ennesima pensata lo conferma! Burlone che non sei altro! Ad ogni modo, tutto verissimo! Baci.

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: ehehehhehe, grazie di cuore, cara EmRose, i tuoi simpatici commenti sono sempre un ottimo carburante da iniettare nel motore del mio fervido burlonismo :-) Pensavo: forse il mio burlonismo è una forma di autodifesa, una pratica di sopravvivenza :-)

Cercare di familiarizzare coi traballanti non sensi della vita è forse più salutare che ostinarsi a trovarci per forza un senso rigoroso e per forza incontrovertibile :-)

Chi lo sa...devo ricordarmi di scrivere qualcosa anche sulla nobiltà della pratica dello sparar cazzate :-)

Bacini con predilezione anatomica più piatta :-)