«…S’lé véra, l’è ‘na gran bàla!…».
(N.d.t.: «…Se è vero, è una gran balla!…»).
Antica e paradossale constatazione gillipixilandese
*******
Le leggende metropolitane possono fare uno strano effetto. Non riesci mai a capire bene se ascoltandole, ti colga più intensamente il timore che siano balle, oppure la speranza che siano verità. La cosa più suggestiva è cercare d’indovinare cosa passi per la mente luminosa di quei tizi che le mettono in giro. Quale molla scatta fra le pareti craniche del cazzaro di alta qualità, tanto da indurlo a sfornare simili perle d’inusitata semi-esaltante irrealtà post-deprimente?
Ma forse si punta al bersaglio sbagliato, così interrogandosi. Probabilmente le leggende metropolitane non nascono belle fatte e rifinite, già complete, dal parto di una sola mente. Forse sono l’esito cumulativo di uno sforzo di squadra. Certe leggende metropolitane sono così raffinate ed architettate con sapienza, da far pensare a vere e proprie equipe di metropolitanisti leggendari, riuniti per sommare i loro sforzi di fantasia perversa. Magari un gruppo di amici assai affiatati, in una sera di cazzeggio particolarmente felice, riescono a sfornare certi diamanti rarissimi di spropositata inenarrabilità. Oppure la cosa nasce semplice semplice, ma poi s’ingrossa passando di bocca in bocca, e qualche goccia iniziale di banalità finisce per sfociare in voluminosi fiumi straripanti di fandonie.
L’atteggiamento rispetto alla leggenda metropolitana dev’essere ad ogni modo velato di paradossalità da ambo i lati. Da parte di chi la mette in circolazione, c’è il dovere d’impegnarsi a spararla molto, ma molto grossa, sapendo che più grossa la si sparerà, più grossa sarà anche la mole dei pesci presi all’amo. Da parte di chi ascolta invece, la disposizione d’animo ideale dovrebbe essere quella di colui che pur credendoci fortemente, sa benissimo che si tratta di una palla micidiale.
Non ricordo più nemmeno dove la sentii, questa. Forse dal barbiere, o in qualche altro consesso culturale di simile levatura accademica.
Girava voce che qualcuno avesse scoperto l’antidoto definitivo per debellare la carie dentaria. Niente più otturazioni, niente più denti trapanati. Più niente di niente di tutto questo: solo denti intatti e dalla superficie inattaccabile. Si trattava di una sorta di sostanza speciale, una non meglio precisata vernice trasparente, che una volta cosparsa a tempo debito sulle 32 mini-zanne umane, avrebbe formato una pellicola protettiva capace di salvaguardare per sempre l’integrità di molari e compagnia.
Ovviamene però, così sarebbe stata troppo breve. Mi sono divertito allora ad immaginare come avrebbe potuto proseguire.
La lobby dei dentisti, in combutta con la lobby dei produttori di pasta per le otturazioni, d’intesa con la lobby dei fabbricanti di trapani per otturazioni, col beneplacito della lobby degli industriali delle poltrone da dentista, sentito anche il parere del sindacato delle assistenti alla poltrona, si accordarono tacitamente per tenere nascosta all’umanità la scoperta della imperitura sostanza anti-carie. Da quel momento, i dentisti, i produttori di pasta, i fabbricanti di trapani, gli industriali delle poltrone e le assistenti alla poltrona insieme ai loro sindacalisti, non soltanto non hanno più avuto carie, ma hanno anche fondato dei club esclusivi, la cui principale attività consiste nel riunirsi in serate di gala, durante le quali si sghignazza a pieno ed intatto sorriso di tutti quei fessi che continuano a farsi otturare i denti.
Fra gli invitati a queste feste, chissà per quale confusione di bigliettini erroneamente recapitati, capitò una sera un imbucato. Era niente meno che uno dei più influenti esponenti della lobby dei produttori di lamette da barba. Intrufolandosi a tradimento nel ridereccio consesso degli onnipotenti dentari, riuscì a carpirne il capitale segreto riguardante la carie. Dando ampia dimostrazione del meglio del proprio spirito lobbysta, subito si propose per un ricatto in piena regola: chiese una sacco di soldi per non rivelare al mondo la scoperta dei dentisti. Ma quando una lobby sola si mette contro tante lobby, difficilmente la spunta.
Ecco allora che le lobby dentistiche riunite, facendosi forte del contributo della lobby degli investigatori privati, i cui favori erano stati acquisiti promettendo a tutti i detective denti sani per sempre, poterono proporsi per un contro-ricatto verso la lobby dei produttori di lamette. Il loro silenzio venne carpito tramite la minaccia di rivelare a loro volta un altro fondamentale segreto, scoperto nel frattempo grazie alla sagacia dei detective. I produttori di lamette avevano inventato la lametta infinita, che non si consuma mai, neanche dopo milioni di rasature. Se avessero continuato ad accampare pretese verso le lobby dentistiche, il mondo avrebbe conosciuto anche questa nuova sorprendente verità pilifera.
Si addivenne allora ad un compromesso: nessuno avrebbe rivelato nulla, accontentandosi di godere il frutto delle nuove scoperte. Da allora, i protagonisti del mondo dentario, insieme ai detective, e in compagnia dei produttori di lamette, si riunisco in feste serali ancora più grandi e divertenti, durante le quali, tutti sbarbati al millesimo di millimetro (anche le assistenti alla poltrona, in altri posti rispetto alla faccia, ma pur sempre sbarbate), con dentatura perfette si ride della grossa di tutto il resto dell’umanità che continua a sfoggiare barbette mal rasate per risparmiare sulle lamette, e si concede solo sorrisi di seconda mano, offuscati dal timore di mostrare l’ombra inelegante delle otturazioni.
A furia di sghignazzare a denti impeccabili e di crogiolarsi senza sosta nel narcisistico e vicendevole rimirar di rasature perfette, le lobby dentistiche e investigative, unite a quella delle lamette, vennero travolte da incipiente delirio di onnipotenza. Ben sbarbati e sorridenti com’erano, si misero in testa di voler conquistare la Terra. Pensarono così di avvalersi del contributo della lobby degli ipnotisti e degli illusionisti mondiali. Grazie ai loro servigi, contavano di sottomettere al proprio volere tutta l’umanità. Ma male gliene incolse, perché non fecero i conti con la sagacia lobbystica degli ipnotisti ed illusionisti.
Questi ultimi dapprima illusero i dentisti, i detective e i lamettari, fingendo di stare al gioco, ma poi li ipnotizzarono, facendosi rivelare tutti i loro segreti, e causando poi la rimozione assoluta da tutte le loro menti di ogni barlume di ricordo riguardante la scoperta della cura definitiva della carie e l’invenzione della lametta senza fine.
Ora gli unici grandi depositari della conoscenza di tutta questa leggenda metropolitana, nonché esclusivi beneficiari dei vantaggi dentali e depilatori connessi, rimangono soltanto i componenti della lobby degli ipnotisti e degli illusionisti mondiali. Se tuttavia vi capitasse di incontrarne uno, guardatevi bene dall’obbiettare di non averlo mai sentito parlare di dentista, oppure di non averlo mai visto acquistare lamette da barba. Vi potreste risvegliare il giorno dopo nel vostro letto, con un lieve intorpidimento alla bocca e quattro nuove otturazioni che non ricordate quando mai vi siano state fatte. Poi alzandovi, inciampereste in uno scatolone posato vicino al comodino, contenente una fornitura per tre anni di rasoi usa e getta, mentre sul vostro blocchetto degli assegni, mancherebbe misteriosamente un talloncino.
Ed è sempre per lo stesso arcano motivo che una moltitudine di dentisti, di produttori di pasta per le otturazioni, di fabbricanti di trapani per otturazioni, di industriali di poltrone da dentista, di assistenti alla poltrona coi loro sindacalisti, vagano per le strade di tutto il mondo, incrociando di tanto in tanto un produttore di lamette da barba. Si guardano un attimo negli occhi, non capiscono e passano oltre, pur senza rinunciare a borbottare per un attimo fra sé e sé: «…Sarà…ma io quel tizio l’ho già visto da qualche parte. Bah, vatti a ricordare dove…».