mercoledì 19 febbraio 2014

Citando Walt Whitman: «...Ma va' a ciapà Irat»



Mi mettono sempre addosso una discreta dose di tristezza quelle pubblicità che ti vengono a magnificare il loro prodotto quasi fosse una questione di vita o di morte. Se non lo possiedi sei perduto, finito, annichilito. Sei una merdaccia, un escluso, un paria, un infelice indegno di questa società.

Di solito sono particolarmente specializzate in questa frullatura di maroni, le case automobilistiche. «...Ah, se non sali su quel modello...ah, se non possiedi quella vettura...ah, se non guidi tenendo in mano quel volante...»...Ma vai ad “evacuare”, va'!...

Si sintonizza volentieri su questa frequenza spottaiola anche una nota ditta di aggeggi multimediali, il cui nome non serve neanche citare. Una delle ultime performance più trombonesche mi pare proprio quella che si apre con le parole di un celebre film: «...Citando Walt Whitman...» e poi giù a sciorinare una sequela di magniloquenze poetiche assai spropositate, se contestualizzate alla dimensione in fattispecie, per la quale basterebbe semplicemente dire: «...Ti voglio vendere 'sto coso qui, funziona molto bene, ti interessa?...».

E dire che «L'attimo fuggente» è uno dei miei film preferiti di sempre (fatti salvi forse alcuni eccessi di melensaggine). E dire che la possanza declamatoria di Walt Whitman in molti dei suoi passi mi esalta. Eppure se si prendono le due cose e le si frullano insieme in un pastone pubblicitario, ecco, va a finire che mi mettono tristezza. Il prodotto pubblicizzato è già buono di per sé, immagino. Che bisogno c'è di propinare alla gente queste patomime melassoidi per invogliare all'acquisto? Veramente dopo aver sentito quella roba lì, uno dovrebbe desiderare di avere un certo oggetto?

Boh...evidentemente la cosa funziona, e sono io totalmente fuori dal mondo: me ne faccio una ragione...

Riflettevo un po' su queste cose e sulla dura vita del pubblicitario, che per campare deve arrabattarsi da mattina a sera per far credere alla gente che gli asini volano, quando, sempre a proposito di blandizie e réclame, mi arriva una mail con un'inequivocabile proposta commerciale: «Penis Growth Promo – New genetical engeeniring breakthrough published».

Il loro slogan poi promette: «No hassle, no pain, no exercises - the new wonder product is here». E non immagino nemmeno pensare a cosa si riferiscano quando sostengono che ti promettono di evitare l'incombenza degli esercizi nell'ottenimento del risultato.

Così, dopo un primo attimo di lusinga diffusa per tutto il mio essere, nel pensare che, ma guarda un po', al mondo c'è persino un'intera equipe di ingegneri tutta preoccupata per me riguardo a quella cosa lì...e dopo aver anche soppesato per qualche secondo l'idea di rispondere cortesemente: «...no, grazie, sono a posto così...»...mi è tornata alla mente la faccenda di Walt Whitman, prezzolato suo malgrado e ridotto ad involontario imbonitore da mercato.

Mi sono detto: ma perché i pubblicitari non si parlano fra loro? Ma guarda che spreco di energie, se solo si fossero incontrati...

Là abbiamo un'equipe di spottaroli eruditi, sensibili, che vanno a tirare in ballo addirittura una tiritera in alta poesia, laddove basterebbe forse essere più concreti e diretti, più terra terra, più parlanti come si mangia.

Qui invece, una banda di pubblicizzatori che va clamorosamente, troppo frettolosamente, al sodo, parla di ingrossamenti come parlare del tempo, tira fuori l'«argomento» così senza ritegno...e le misure...ah, se contano le misure, signora mia!

Eppure, sarebbe bastato che i due gruppi di creativi si confrontassero e ne sarebbe sortito un connubio da favola. Quelli di Walt Whitman avrebbero potuto suggerire a quelli col cervello un po' all'«ingrosso», che il sommo bardo americano scrisse alcuni versi perfetti per accompagnare le mirabilia lievitanti del loro prodotto.

Nel capolavoro «Foglie d'erba», più precisamente in un passo del capitolo «Canto di me stesso», intorno al verso 530, così recita il poeta:

«...Se adorerò una cosa più che un'altra sarà l'estensione / del mio corpo o ciascuna sua parte / Sarai tu, traslucida forma di me! / Voi, recessi ombrosi e sporgenze! Tu, saldo coltro virile! / Sarete voi, qualsiasi cosa rivolta a coltivare me! / Tu, ricco mio sangue! Il tuo latteo ruscello, pallida / spremitura di vita!...».

E ancora, intorno al verso 1170:

«...Oh spanna di giovinezza! elasticità sempre tesa! / Oh età virile, equilibrata, florida e piena...».

Lo giuro, non mi sono inventato niente, ho solo riportato sillaba per sillaba i versi precisi (edizione BUR Poesia Rizzoli del 1991, traduzione di Ariodante Marianni), e per chi non lo sapesse “coltro” precisamente significa “lama tagliente dell'aratro disposta poco avanti al vomere (e serve a tagliare verticalmente la fetta di terreno)”...e qui mi pare proprio che il vecchio Walt si sia spiegato più che bene...

Un po' alla maniera del grande cantore dell'americanità, viene dunque da concludere: «...Ah spreco di energie! Ah, se vi foste parlati!...».

Oppure, sempre citando Walt Whitman: «...Ma va a da' via Ipéd...».



2 commenti:

friedenlinde ha detto...

No, non sei l'unico a cui quella pubblicità dà urto. Povero Walt Whitman, ridotto a frasetta da baci perugina. Che poi diciamocelo, anche il tizio che recita i versi lo fa un po' così e cerca anche di darsi un tono poverino, ma non je la fà :P
Qualche giornoi fa pensavo che un tempo, per recitare una poesia, avrebbero chiamato chessò, un Gassmann... e ora invece ci tocca sentire dei versi bellissimi detti a casaccio, fuori contesto e fuori tono! Il prodotto, comunque, per me possono proprio tenerselo stretto a prescindere dalla pubblicità :D
ciao!

Gillipixel ha detto...

@->Friedlinde: ogni tanto faccio queste innocue invettive anticonsumistiche, Linda :-) anche se so che sono abbastanza inutili...le pubblicità al 99% sono delle boiate incredibili...stupisce che ancora il mondo gira in gran parte intorno ad esse...

Diciamo che le mie osservazione erano riferite più al mondo pubblicitario in generale, ma nemmeno io ho particolare predilezione per gli articoli dello spot in questione :-)

Beh, Gassman era un'altra cosa...ad ogni modo, per fortuna che se vogliamo goderci Whitman, ci rimane semre l'opzione di un buon libro: lì non rompe le scatole nessuno :-)

Bacini a foglie d'erba :-)