venerdì 5 dicembre 2014

Le muse di Kika van per pensieri: Anna Bilińska-Bohdanowicz (1857-1893)


Le muse di Kika vanno ancora una volta per pensieri, veleggiando lungo i lidi della creatività femminile. Per l’occasione, Kika ha infatti scelto un interessante dipinto realizzato nel 1888 dall’artista polacca Anna Bilińska-Bohdanowicz (Złotopol, 1857–Varsavia, 1893). Il quadro è intitolato “Donna con parasole giapponese”.

Trattandosi anche stavolta di un’autrice non molto nota, eviterò di inoltrarmi in specifiche esegesi critiche e mi concentrerò su una analisi di mie impressioni strettamente personali riguardo al quadro, per poi dare spazio all’indagine fisiognomica di oggi, che si è rivelata particolarmente suggestiva.

Anna Bilińska-Bohdanowicz fu sicuramente un personaggio notevole del suo tempo, così come tutte le donne che sfidando soprattutto le convenzioni sociali, all’epoca decidevano di dedicare la propria vita all’arte. Tra le notizie degne di nota della sua purtroppo breve biografia (morì molto giovane, a 36 anni, a causa del suo fragile cuore), va segnalato il fatto che studiò anche all’Accademia Julian di Parigi, la quale, come abbiamo già detto altre volte, era l’unica scuola all’avanguardia di fine Ottocento ad accettare le donne fra i propri allievi. Di Anna Bilińska-Bohdanowicz rimane anche una bella immagine, grazie allo stupendo autoritratto da lei eseguito nel 1887. 
Autoritratto (1887) - Anna Bilińska-Bohdanowicz


Già solamente osservando la sua persona da se stessa ritratta, si capiscono due cose importanti: primo, dev’esser stata una donna veramente notevole. In questo quadro, di lei s’impone una bellezza non strettamente e banalmente estetica, ma soprattutto profondamente umana. Seconda cosa, guardando non soltanto questo “autoscatto ante litteram”, ma anche l’opera di cui trattiamo oggi e tante altre sue realizzazioni, si capisce chiaramente che siamo di fronte ad una ritrattista di una qualità innegabile. I volti che ritrae evocano mondi, richiamano a galla infinitezze interiori. E questo è in fin dei conti lo scopo del ritrarre il caleidoscopico volto dell’umanità nelle sue infinite declinazioni.

Veniamo dunque al dipinto “Donna con parasole giapponese”, del 1888. Le brevi annotazioni riportate sopra, si confermano in pieno anche in questa opera. Il viso della donna ritratta non ci parla di una bellezza canonica, bensì di una bellezza enigmatica e multiforme. Nei semplici tratti di questa donna, passano in un lampo una miriade di opzioni esistenziali. Non si capisce bene se sia assonnata, o se abbia appena pianto, oppure se addirittura i suoi tratti non denuncino una sorta di appagamento trasognato susseguente ad una tumultuosa tenzone erotico-amorosa (detto in parole povere: se è appena stata a letto col suo amante).

Il suo sguardo è curiosamente profondo nelle due direzioni, sia verso l’interno della sua persona, sia verso l’esterno. Attira dentro sé lo sguardo dello spettatore, ma nel contempo lo porta verso un orizzonte che è difficile da afferrare, posto sempre di un niente al di là di una normalmente concepibile e misurabile distanza. Altrettanto notevole l’impianto compositivo, chiaramente impostato su un disegno radiocentrico, dettato dalla sagoma dell’ombrellino. Tuttavia, il nucleo visivo a cui i raggi del parasole conducono, è curiosamente “scentrato” rispetto al viso. Questo crea uno sfalsamento molto significativo di forze visive. Il nostro occhio viene risucchiato dalle bacchette a raggera, fino a precipitare sul collo della donna, inseguendo poi da qui una seconda e fondamentale ondata di energia visiva, che vede il suo massimo fulcro di esaltazione nella pienezza del viso.

Notevoli anche due altri dettagli. Un primo dettaglio: la delicatezza ineffabile con cui la mano sorregge il manico dell’ombrellino, quasi a voler evocare una molle e languida fragilità, che poi come una corrente di precarietà si trasmette attraverso tutto il tracciato del manico stesso, sino ad andare a “contaminare” il volto medesimo. Un secondo particolare: l’effetto “ventoso”, creato con rapide e non meglio definite pennellate oblique, sul kimono della donna all’altezza del petto e in generale nella parte bassa della figura, come a voler immergere quella parte della scena in un’atmosfera indefinita e impalpabile.

Venendo alla ricerca di volti famosi della modernità da assimilare al soggetto del dipinto, devo dire che si è trattato stavolta di una delle indagini fisiognomiche più esaltanti realizzate da quando questa rubrichetta è nata. Il motivo non sta tanto nell’aver trovato somiglianze particolarmente efficaci. Sta piuttosto nel fatto che questo volto si è rivelato un vero e proprio caleidoscopio somatico. Come vedrete, i volti noti che vi proporrò non somigliano al modello pittorico in una maniera banalmente “fotocopiativa”, ma lo evocano, chi più chi meno, andando a sfiorare misteriosi sentieri della “sintonia estetica”. Altro dato curioso, in particolare per me: tutte le donne che ho scovato sono dotate, a mio personale giudizio, di un fascino profondissimo, di una bellezza non solo “non canonica”, ma soprattutto (ed è ciò che fa la differenza vera) non “canonizzabile”.

Le elenco rapidamente, perché sono diverse. Ecco il primo volto:



Abbiamo qui di Geppi Cucciari, brava comica e conduttrice tv, che si è fatta conoscere dapprima sul palco di Zelig (la "contiguità fisiognomica" si fa più intensa nella terza, rara foto giovanile di Geppi che sono riuscito a scovare).

Il secondo volto:

Questa è Michela Murgia, una delle più apprezzate scrittrici dell’ultima generazione di autori italiani.

Il terzo volto:


Qui abbiamo l’inconfondibile Frida Kahlo, tormentata e complessa artista messicana.

Rimanendo in tema, ecco il quarto volto:

Stavolta si tratti della fascinosa attrice americana Salma Hayek, quando interpretò appunto il ruolo della stessa Frida Kahlo.

Ed infine l’ultimo, straordinario volto:



Non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo: questa è una delle attrici più brave ed importanti della storia del cinema “mondiale”, Anna Magnani.

Si conclude così anche per oggi questa puntata della rubrichetta “Le muse di Kika van per pensieri”. Ma l’avventura estetica continua sul blog di Kika, dove possiamo andare a scoprire insieme le sorprese che la nostra sempre stupefacente maghetta della moda ci ha riservato stavolta.


4 commenti:

Vanessa Valentine ha detto...

Mago Gilli!
Quadro splendido e, al solito, sfaccettata e deliziosamente dotta dissertazione..queste chicche artistiche me le godo tutte!
Japanese kisses!:-D

Gillipixel ha detto...

@->Vale: grazie Vale, è molto bello averti come lettrice :-) in particolare per questa rubrichetta d'arte: so che apprezzi molto la creatività in tutte le sue forme, per cui sei una lettrice ideale :-) ...stavolta mi sono un po' affidato alla pura osservazione...grazie a Kika sto scoprendo tanti artisti meno noti, ma che hanno molto da dire pure loro...questa autrice polacca è stata una bella sorpresa...e poi, ho imparato che molte volte non si sta attenti abbastanza, si corre via con lo sguardo con troppa sufficienza...invece ci vuole pazienza, bisogna lasciare all'occhio i suoi tempi :-)

Ancora grazie :-)

Bacini polacchi :-)

Kika ha detto...

Arrivo un po' in ritardo a scoprire questa tua puntata nell'arte: eccezionale! Hai colto perfettamente (e meglio di me) la profondità e la potenza di questa artista che prima ci era sconosciuta e hai saputo esaltarle, sia col commento scritto che con le scelte fisiognomiche. Dev'essere proprio la complessità realistica (mel senso di stile artistico) di quel volto ad averti ispirato tante somiglianze e tutte azzeccatissime. Stavolta più di ogni altra mi hai emozionato! :)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: grazie, Kikaaaa :-) sono contentissimo di esser riuscito a fare una cosa emozionante per te :-) chissà come funziona davvero, questo nostro rubrichettar in parallelo :-) Ormai ho capito che non conta tanto se l'artista scelto è famoso o importante per la storia dell'arte...l'importante è che contenga quel quid di magia estetica in grado di scatenare idee e sensazioni :-)

Il discorso poi è particolarmente indicato per quello che riguarda le somiglianze...lì scattano dei meccanismi mnemonico indaganti :-) che nemmeno si sa dire da dove nascano :-) ed è questo l'aspetto più bello del gioco...

Questa Anna Bilinska aveva una grazia pura nel cogliere le fisionomie...davvero notevole...

Grazie ancora tante, Kika :-)

Bacini bilinski :-)