mercoledì 14 gennaio 2015

Lùkkinlaiksàmfin’ dèt dekètbrodìn


C’è una canzone dei Police che mi è sempre piaciuta tanto, s’intitola «Invisible sun». Forse è da considerarsi fra le minori nella produzione dei tre ciuffi biondi di Newcastle (è del 1981, dall’album “Ghost in the machine”). L’ho risentita per caso in questi giorni. Era parecchio che non mi carezzava l’udito con la sua melodia un po’ strascicata e indolente. 

Come faccio spesso con le canzoni, soprattutto con quelle inglesi o americane, di solito bado poco al senso del testo. Lo so, è un mio limite. Ma la melodia e le sonorità stesse delle parole, prevalgono sempre. Per me le canzoni sono un fatto istintuale, quando le sento la razionalità tende ad affievolirsi dentro, lasciando maggior spazio all’emozione.

Detto questo, in «Invisible sun» è contenuto un verso che mi sta molto simpatico. Proprio per la mia tendenza a distrarmi alquanto dal significato, ho spesso canticchiato questa frase della canzone come fosse un gradevole gioco di parole o poco più. Le frase dice: “…Looking like something that the cat brought in…”, ossia, se la mia traduzione casereccia non va troppo errata, “…assomigliando a qualcosa che il gatto ha portato dentro…”. Di colpo, dopo vent’anni o più che conoscevo la canzone, questo verso un po’ bislacco e affabile mi si è rivelato sotto una luce diversa. Ho forse capito che “…assomigliare a qualcosa che il gatto ha portato in casa…”, potrebbe anche essere uno stupendo programma di vita. 

Mi sono andato a vedere il testo completo della canzone, trovando per intero la frase che contiene il delicato verso prediletto (col mio inglese campagnolesco non l’avevo mai colta bene). I due versi abbinati dicono:

I face the day with my head caved in
Looking like something that the cat brought in

(Affronto il giorno con la testa svuotata
Assomigliando a qualcosa che il gatto ha portato in casa)

Più bello del bello, mi sono detto (sempre se non ho lisciato clamorosamente la traduzione). 

Riflettendo poi con ancor più cura sulle parole, mi è scattata in mente una piccola epifania letteraria. Mi sono ricordato di un bellissimo aneddoto riguardante la vita di Lao-tzu, il maestro del Taoismo. E’ riportato su un prezioso libricino del mistico indiano Osho, intitolato “I maestri raccontano – Storie di saggezza hindu, sufi, tao e zen” (Mondadori, 2008). 

Nel corso di una delle tante peregrinazioni in compagnia dei suoi discepoli, Lao-tzu giunse un giorno al cospetto di un grande bosco, che una squadra numerosa di operai si apprestava a tagliare, per utilizzare il legno nella costruzione di un palazzo. Gli uomini rasero al suolo tutti gli alberi, lasciandone in piedi soltanto uno molto grande, pieno di ramificazioni e dalla chioma così vasta da poter offrire ombra a tantissime persone. Lao-tzu disse ai discepoli di andare a chiedere agli operai come mai avessero scartato il gigante verde. Sentita la spiegazione dei boscaioli, i discepoli tornarono a riferire al maestro: l’albero gigante era stato risparmiato per via dei suoi rami troppo contorti, non erano abbastanza dritti per ricavarne nemmeno un’asse, e per di più il suo legno era vecchio e fradicio, non andava bene da bruciare, avrebbe fatto solo gran fumo.

Le motivazioni fecero scoppiare Lao-tzu in una risata di gioia. Poi spiegò ai discepoli (cito direttamente dal libricino di Osho): «…”Siate come questo albero. Se volete sopravvivere, siate come questo albero […]. Se siete troppo dritti, verrete tagliati, e diverrete mobilio nella casa di qualcuno. Se siete belli, verrete venduti al mercato, sarete ridotti a una merce. Siate come questo albero, completamente inutili, e nessuno vi farà del male. Allora crescerete alti e maestosi, e migliaia di esseri umani troveranno riposo sotto la vostra ombra” …»

Spiega Osho: «…La logica di Lao-tzu è completamente diversa da quella della tua mente. Lao-tzu dice: sii l’ultimo. Egli invita a camminare nel mondo come se non esistesse: a rimanere sconosciuti. Non cercare di essere il primo, o sarai annientato. Non competere, non c’è bisogno di dimostrare il tuo valore: resta inutile, e goditi la vita. […] La vita non è qualcosa che deve diventare un prodotto. La vita non è una merce da immettere sul mercato: la vita dev’essere poesia, una canzone, una danza…».

Ecco, probabilmente i Police non volevano dire queste cose. Ma la loro “cosa portata in casa dal gatto” mi è sembrata molto in sintonia con l’insegnamento di Lao-tzu. Per completezza del discorso, riporto di seguito il testo completo di «Invisible sun», ma da oggi credo di sapere un po’ meglio quale possa essere il manifesto della mia stramberia: “…somigliare a qualcosa che il gatto ha portato in casa…”.

Invisible sun – The Police

One, two, three, four, five, six

I don't want to spend the rest of my life
Looking at the barrel of an Armalite
I don't want to spend the rest of my days
Keeping out of trouble like the soldiers say
I don't want to spend my time in hell
Looking at the walls of a prison cell
I don't ever want to play the part
Of a statistic on a government chart

There has to be an invisible sun
It gives its heat to everyone
There has to be an invisible sun
That gives us hope when the whole day's done

It's dark all day and it glows all night
Factory smoke and acetylene light
I face the day with my head caved in
Looking like something that the cat brought in

There has to be an invisible sun
It gives its heat to everyone
There has to be an invisible sun
That gives us hope when the whole day's done

And they're only going to change this place
By killing everybody in the human race
They would kill me for a cigarette
But I don't even wanna die just yet

There has to be an invisible sun
It gives its heat to everyone
There has to be an invisible sun
That gives us hope when the whole day's done


4 commenti:

Unknown ha detto...

Senza parole...!!!!..grazie per la piacevolissima ombra ristoratrice che ci concedi con i tuoi scritti :-) Ciao Gilli!!!!....bacini incantati :-)

Marisa ha detto...

La prima cosa che mi è venuta in mente associata a quello che il gatto porta a casa è un topo morto.
Regalino tipico che gatti affezionati portano all'amico umano.
Certo la visione che gli hai dato tu è molto poetica e dolce ed è di gran lunga più gradevole della mia ma che vuoi farci, da uno scaricatore di porto come me che ti aspetti?
Ahahaha!

Gillipixel ha detto...

@->Alessandra: ehehehhehe, ma grazie Ale :-) il tuo delizioso commento mi onora tanto :-) se riesco a dare un po' di quell'ombra che dici, con i miei scritti, è una delle soddisfazioni più belle che si possano chiedere :-)

Hai trasformato le mie parole in un'immagine molto bella :-)

Bacini ombreggiati :-)

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: ahahahahah :-) ma no, dai Mari...ti dimostro che anche la tua interpretazione va nel senso della mia :-) all'inizio, avevo pensato anche io ad un topolino o uccellino stecchito...è uno dei "riti" preferiti dai mici :-) ma anche questo loro "regalo", rappresenta ai nostri occhi una cosa perfettamente inutile...ecco dunque, che il senso rimane: le cose portate dentro dal gatto sono rigorosamente inutili :-) come Lao-tzu invita noi ad essere :-)

Come volevasi dimostrare :-) Grazie per la tua interpretazione eterodossa :-) eheheheh

Bacini esegetici :-)