"Un pensiero al giorno"
8 - A partire dai primi anni '90 (con cospicua prodromica pre-bollitura "thatchereganiana" negli '80), la generale tendenza all'<<americanizzazione>> del mondo ha subito un'accelerazione vertiginosa. Non che si rimpiangano le vecchie realtà di oltre-cortina, ma l'impressione sconfortata è che tutto si sia squilibrato troppo dalla parte di un piatto solo della bilancia.
Alcune delle più inquietanti caratteristiche di tutto il fenomeno, le potremmo riassumere in certi punti chiave, forse un po' troppo sintetici, di sicuro alquanto frettolosi, ma non di meno abbastanza illuminanti per rendere l'idea.
La tendenza generale ci vorrebbe vedere tutti propendere verso un tipo di "etica del cowboy", tratteggiabile anche come prevalenza di una visione della comunità umana, improntata verso un senso preminente di "darwinismo sociale". Detta in termini brutali: sopravvivono solo i più forti e capaci, mentre i deboli e meno attrezzati...beh...che s'inculino...
L'avere è divenuto la dimensione di riferimento predominante, a tutto discapito dell'essere. Il denaro tende a prospettarsi come misura esclusiva di ogni cosa. La gente vive vite in gran parte "commercializzate". La dimensione privata schiaccia quella pubblica. L'esclusione viene preferita alla inclusione.
Tutto questo non va bene. Anzi, lasciatemelo proprio dire: non va un cazzo bene.
Non perché non ci sia assolutamente nulla di valido nei "precetti" di questa tendenza che ho un po' genericamente definito <<americanizzazione>>. Il punto è assai più sottile. E ci riporta alla saggezza degli antichi, ripresa poi in epoca a noi più vicina anche da altri illustri pensatori.
Il punto è che l'essenza della realtà si fonda sull'equilibrio di forze contrastanti. Solo dagli opposti, acconciamente commisurati fra di loro, si può sperare di veder nascere l'armonia e una giusta sintesi (Eraclito, Aristotele, Orazio, Ovidio, Hegel).
Quando uno degli opposti prevale, o addirittura sbaraglia quasi il campo, gli esiti sono storture, ingiustizie a non finire, tensioni smisurate, snaturamento del "reale", e via di questo faceto passo.
Per il momento non se ne vede una fine. Nemmeno il più raffinato analista sociale saprebbe prefigurare quali saranno gli sviluppi futuri. Ma come sempre nella storia, anche questo grande scompenso vedrà un qualche suo riassestamento.
Speriamo che quando sarà, sia nella maniera meno dispendiosa e meno pesante possibile. Che sia almeno una tribù di pellirossa gentili, quella che verrà a dare un'opportuna registrata alla sconfortante piega sociale assunta dall'attuale nostra Terra "cow-boia"...