martedì 9 agosto 2011

Le vaccazioni Gillipixberg


«...Ho veduto cadere
molti frutti, dolci, su un’erba che so,
con un tonfo. Così trasalisci tu pure
al sussulto del sangue. Tu muovi il capo
come intorno accadesse un prodigio
d’aria
e il prodigio sei tu. C’è un sapore uguale
nei tuoi occhi e nel caldo ricordo...»

Estate” -
da “Lavorare stanca” - Cesare Pavese 1940

*******

Quando mi ci metto d’impegno, fare lo stupido mi riesce anche abbastanza bene.

E non lo dico per vantarmi.

Addirittura mi distinguo in performance degne di nota anche quando sono da solo. Di solito, l’idiozia in solitaria mi scatta mettendomi a canticchiare svogliatamente, abitudine che coltivo fra l’altro piuttosto spesso. Io, un motivetto in bocca c’è l’ho praticamente sempre. Ho sempre fatto così, da che mi ricordo. O fischietto, o canto, o mugolo melodicamente, o improvviso un coretto a bocca chiusa, fatto sta che in un modo o nell’altro la musica è sempre presente fra le mie labbra.

Con questo non è che mi voglia presuntuosamente spacciare per un ottimista a tutto spiano. Non sono certo il tizio più adatto a gorgheggiare «…voglio vivere così col sole in fronte…». Io canticchio sia che il buon umore mi stia cogliendo, sia durante i momenti di mestizia, sia quando sono sull’incazzato andante, oppure ancora se sono sereno, e così via. Più che altro il “musicheggiare in proprio” è una sorta di mio habitat naturale, ci passo attraverso come un pesce sguazza nell’acqua.

E’ stato così che non molto tempo fa, guidando verso casa («…Take the long way home…») al volante della mia inutilitaria 313GT (Gattopoli), mi è scappato di fare lo stupido da solo in maniera esagerata. Naturalmente stavo canticchiando, quando mi sono ricordato di un discorso fatto alcuni giorni prima coi miei amici. Tema delle nostre chiacchiere era Lucio Battisti («…Ancora tu? Ma non dovevamo rivederci più?...»). O meglio, si parlava degli artisti italiani che hanno avuto o stanno avendo successo all’estero, vedi Ramazzotti («…Siamo ragazzi di oggi…vàca dü dé, vàca dü dà…») o la Pausini («…Marco se n'è andato e non ritorna più / Il treno delle 7:30 senza lui / È un cuore…di panna per noi…»), per fare due nomi a caso.

Ci si domandava come mai Battisti, così capace di impregnare i modi di sentire italico-moderni, non era invece riuscito a far filtrare altrettanto efficacemente la propria poetica musicale oltre confine. Coi miei amici abbiamo convenuto che il suo era un modello melodico troppo connaturato al nostro panorama culturale nazionale. Quella di Battisti è una complessità musicale che può essere apprezzata al meglio solamente se continua a nutrirsi dell’humus di sensibilità in cui è germogliata. E pensare che diversi tentativi di tradurre i testi battistiani in inglese, furono fatti, ma con risultati modesti.

Una canzone di Battisti è quasi impensabile, una volta zompata fuori dal recinto espressivo mogoliano, si diceva ancora fra di noi. Come faceva quella? «…Sì, viaggiare...». Come suonerebbe in inglese, ci chiedevamo ancora: «…Yes, to travel...», e lì giù a ridacchiare da gran cultori della vaccata collettiva. Il discorso era ormai deragliato irrimediabilmente su binari surreali, per cui della serietà del discorso di partenza non rimanevano che brandelli d’idiozia sparsi ovunque, ma tutta la cosa, come per l’appunto vi dicevo, mi è tornata in mente («…bella più che mai, forse ancor di più...») guidacchiando placido verso Gillipixiland («…Guido piano / e ho qualcosa dentro al cuore / che mistero...»).

Quasi senza pensarci, ma riproducendo fedelmente la melodia originaria, mi sono messo allora a canticchiare: «…Yes, to travel - dudindida – didundida - nana - nana» e non ho fatto in tempo a ripetermi più di due volte questo mantra dell’assoluta idiozia, che mi sono messo a ghignare fra me e me come un deficiente assoluto. La cosa notevole era che guidavo e ridevo, me la suonavo e me la cantavo tutta da me, suscitando chissà quali nobili impressioni agli occhi degli altri automobilisti che incrociavo.

Non capivo nemmeno bene perché quella cosa mi facesse così ridere. Forse era la forza del maccaronico anglismo contrabbandato attraverso quello sgangherato trasferimento testuale, a far scattare la molla della scemenza. Fatto sta che la sensazione più pregnante del momento consisteva in uno debordante orgoglio nel constatarmi così stupendamente stupido.

Va detto inoltre che l’idiozia solinga e canzoniera non abbisogna sempre di un retroterra discorsivo di siffatta elaborazione. Può capitare anche così, come un fulmine di imbecillità a mente serena. Non a caso, un altro dei miei capolavori storici in questo senso, ossia la “cagno-trasposizione” di alcuni versi della celeberrima canzone di Percy Sledge «When a man loves a woman», lo concepii un bel giorno proprio grazie ad un colpo d’ispirazione folgorante. La strofa incriminata è la seguente «…when a man loves a woman / I know exactly how he feels / 'Cause baby, baby, baby, you're my world...».

Uno dei miei principali problemi di canticchiatore è che, sarei anche abbastanza intonato, ma ho una memoria da schifo. Figuriamoci con i testi inglesi, che capisco al 33,333333 %, e anche per quel terzo, li capisco sbagliati. Però canticchiare senza parole ha poco senso. Così, nello spazio melodico a disposizione, spesso ci infogno dentro di tutto, pur che quadri bene o male come metrica e come tempo.

Ed ecco come andò quella volta con Percy Sledge.

Per iniziare, tutto facile, almeno il titolo me lo ricordavo. Ecco allora che mi avventuro nel primo verso: «…when a man loves a woman /…», ma già col secondo, arrivano le note dolenti. Decido dunque istintivamente di cavarmela con un truffaldino escamotage da due soldi, così proseguendo: «…when a man loves a woman / a woman loves a man…». Oh, il discorso non faceva una grinza: dove c’è un “man” che “loves a woman”, come minimo ci si aspetta dall’altra parte una “woman” che “loves” il medesimo “man”. Non è detto che vada sempre così, ma perlomeno ci se lo augura.

Fu tuttavia sul verso conclusivo, che mi abbandonai alla più pura idiotizzazione vernacolare, concludendo la mai interpretazione, letta nella sua totalità, nel seguente deplorevole modo: «…when a man loves a woman / a woman loves a man / baby, baby, baby, va a’ dà via ‘l cü-ül...»

Va bene, cari amici viandanti per pensieri, per oggi vi saluto. Perdonate se ultimamente scrivo poco e per lo più mi attengo a tematiche caratterizzate da un peso culturale d’importanza pari alla puzza d’ascella di una farfalla. E’ un periodo che mi va un po’ così: le idee sono poche e per lo più balorde. Speriamo in meglio per il futuro. Siamo pur sempre in periodo ferragostano. Se non si sparano due spropositi adesso, ditemi voi quando lo dovremmo fare.

L’ultima cosa che voglio è svegliarmi un bel giorno e ritrovarmi costretto a canticchiare: «…Penso che un sogno così non ritorni mai più / ti dipingevo le mani ed il culo di blu / …Vaccare, oh-ho / vaccare, oho-oho…».

12 commenti:

Marisa ha detto...

benedetta sia l'idiozia se ti spunta un post di tale godibilità.
bacini musicali.

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: ehehehehe :-) grazie, grazie e poi grazie, cara Mari :-) mi sono mancati i tuoi commenti :-)
Ho anche fatto una piccola modifca al titolo, spero non sia troppo irriverente rispetto alla musica con la "emme" maiuscola :-)

E ribadisco: non pensare nemmeno per scherzo di smettere col blog :-) mi raccomando...

Bacini canori :-)

Marisa ha detto...

hai un tuo modo molto grazioso di esprimerti e la cosa vanifica qualsiasi ipotetica volgarità.
smack!

Cristina Berardi ha detto...

Sono d'accordo con Marisa ....e poi mi sembra quasi di vederti, in auto che canti da solo....o forse ti ho visto passare? :=)

p.s. bellissime le parole di Cesare Pavese

Vanessa Valentine ha detto...

Pavese è sempre un incanto, ottimo Gilli, ottima scelta.
Cantare, canticchiare, fischiare è una meraviglia che ci rende simili agli uccelli, bisognerebbe farlo tutti i giorni più spesso che si può (per le signore, fischiare tonifica i muscoli facciali e allontana le rughe, altro che crema...):)))))))
Io canto sotto la doccia, in vasca, in terrazza, mentre lavo le scale, i piatti, a volte pure mentre dormo (dicono).
In macchina adoro parlare da sola e cantare, come nei film di Moretti, tanto, che me frega??
Vaccazioni Gillipixberg è splendido, ovvio.:))))))))

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: mi hai detto una cosa molto bella, Mari, grazie davvero davvero...io sono convinto che la volgarità s'inneschi più che altro quando dall'animo di chi si esprime traspaiono malafede e doppiezza...quando si parla tendendo alla bellezza invece, anche le parolacce possono suonare ingenue e fresche :-)

Bacini lusingati forte :-)

Gillipixel ha detto...

@->Cristina: eheheheh :-) allora eri tu quella che ho incrociato e che sgranava due occhi così, come a dire: "Ma veh che gran semo!!!" :-D

Ancora grazie, Cristina, se sempre gentilissima e frizzantina nei tuoi commenti :-)

Pavese è uno degli autori che sento di più...non lo diresti magari, di uno che fa il semo cantando da solo in macchina :-) ma è così...di fondo ho un animo malinconico...come tutti i grandi buffoni, forse :-)

Bacini lavorati e stanchi :-)

Gillipixel ha detto...

@->Vale: ahahahaah :-) bellissimo, Vale :-) quando parli da sola e canti in macchina o nel sonno devi essere uno spettacolo :-)

Sapevo che avresti aderito a questo manifesto artistico pigresco :-)

La musichetta autoprodotta è proprio una delle soddisfazioni più belle dell'arte del divertirsi con poco...non costa niente e ci fa tanta compagnia :-)

Pavese è proprio forte, è potente come gli elementi naturali stessi, ti lascia di sasso certe volte per quanto sono intense e vitalistiche le sue parole...quando lessi il Moby Dick tradotto da lui fu una goduria raddoppiata: l'energia di Melville unita alla grandezza di Pavese...ragazzi che sberla :-)

Grazie anche a te, carissima Vale :-)...ti avviso che mi prendo un po' di tempo per commentare il tuo ultimo articolo della carpa, che ho trovato meraviglioso...merita un commento fatto con calma, senza fretta, con tutto il tempo che ci vuole e al momento sono un po' fuso :-)

Bacini parlati nel sonno :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Tranquillo, Gilli, qui siamo fusi tutti quanti, a Poultryville, di sicuro fretta non te ne mettiamo né te ne metteremo mai...:)))))))))
detto tra noi, ho un sonno, ma un sonno che mi capotto, a tutte le ore.
Che sia una moschetta tse tse quella che mi gira intorno??
Mah.
;)))))))))))
Bacini ovviamente sonnolenti.:))))

Gillipixel ha detto...

@->Vale: grande, Vale!!! :-) l'esser sonnolenti è condizione di nobile e sommo privilegio :-) e la cosa bella del dormire poi, è che si sogna tanto...molto meglio di tutti i film i 3d immaginabili :-)

A presto :-)

Bacini tse tse :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

ecchime! ero in giro ad arroventarmi i neuroni sull'asfalto d'italia... orbene in moto anche io che sono una campana scassata posso cantare alla grande, tanto il vento e il rumre si portano via l'orrida melodia. unica inibizione lo sguardo perplesso e un po' spaventato di una mucca sui monti del cilento, io ero lì che me la cantavo, intorno solo i boschi e un lago, mi fermo e dato il mood da vacanza continuo a centicchiare, la mucca alza la testa dal suo quieto brucare e mi guarda... ecco secondo me me in quegli occhi bovini eppur preoccupati c'era una silenziosa preghiera: ti prego smetti. mi sono sentita come il bardo di asterix :-) :-)

bacini stonati

ps ho molto pensato ai tuoi Wacc in questi giri, come sai la moto non ha barriere olfattive ;-)

Gillipixel ha detto...

@->Farly: ehehehehe, bellissime le tue avventure motesche, Farly :-) è vero, la moto pone meno barriere per cui si possono valutare tutti gli aspetti del paesagggio, misurandolo pure in wacc, spuzzmetri e odorkili :-)
Dev'essere stato spettacolare lo sguardo di quella mucchetta critica musicale :-D

Ciao :-)

Bacini biruota :-)