Scusate tanto, cari amici viandanti per pensieri, ma oggi mi tocca “rimborsare”. Nel senso che mi viene da trattare ancora di Borsa. Però lo farò solo in maniera accessoria, perché il vero tema sarà un’espressione giornalistica molto frusta e ritrita, letta sin anche troppe volte in questi tempi “borsaioli”.
Lo so che in un periodo come questo, più ricco di guai in giro che di soldi nelle tasche, a lamentarsi di eventuali fastidi linguistici, si rischia di far la figura di quel vaccaro che, uscendo dalla stalla dopo 10 ore di letame spalato, andò su tutte le furie per aver pestato una cacca di cane, appena messo piedi fuori nel cortile.
Ma è più forte di me, non ci posso fare niente. Il rispetto che ho per il linguaggio, lo sapete, è supremo. Quando un modo di dire viene maltrattato, ridotto a stereotipo, biascicato e privato di qualsivoglia sapore semantico, come una “big babol” rimasta in bocca per tre giorni all’Abominevole Uomo delle Nevi, beh, mi scatta l’impeto dell’inutilità critica, il moto all’invettiva donchisciottesca, l’esigenza della lamentela all’ufficio reclami surreali.
E dire che di per sé non sarebbe nemmeno quel gran guaio linguistico. Quando vi rivelerò l’espressione, giustamente direte: tutto qui? Il fatto è che l’innesco futil-protestario nasce proprio dall’abbinamento con l’argomento Borsa. Per farla breve, non sopporto quando vedo scritto “…oggi la Borsa tenta il rimbalzo…”.
Il punto che m’infastidisce di più è che trattano le dinamiche della Borsa come se ci fosse dietro qualcosa di preventivabile con certezza. La cosa che mi causa più irritazione verbale è questo contrabbandare un fenomeno del tutto avulso dalla logica comune, come fosse la faccenda più lineare e limpida del mondo.
Ma “tenta il rimbalzo” de chè?
Per dire, ieri in mattinata presto, erano riportate due notizie all’apparenza finanziariamente micidiali. Primo: una qualche autorità dell’Olimpo danaresco, non so se fosse “Foofy’s” oppure “Grattapall & Burs”, ha annunciato che per l’Italia nel 2012 è quasi certa la recessione. Secondo: sempre da un’altra di quelle mecche borsaiole, si paventava come imminente addirittura il default a catena degli stati europei, in pratica un grosso domino della sfiga monetaria.
Cosa ti aspetteresti con simili premesse: gli indici che colano a picco come capitoni di ghisa. E infatti: Piazza Affari fa segnare un bel + 4% e passa, bello grasso. Allora io mi indigno e dico: ma la volete piantare di fare previsioni “ad minchiam” che tanto non sortiscono mai una “favam”? Fate prima, ed è molto più onesto, a dire: anche oggi aprono le borse, vediamo un po’ come minchia si mette…
Altrimenti, seguendo questo criterio, ecco che tutti potrebbero scrivere, dire, sentire o credere tutto, su tutto. Non so quante volte ho letto, all’indomani di una giornata negativa dei mercati: oggi le Borse tentano il rimbalzo, e poi sono andate peggio che andar di notte.
Mi aspetto allora, un giorno o l’altro, il resoconto di un incidente stradale: «…coinvolta solo un’auto, di grossa cilindrata, si è schiantata contro un platano, distruggendosi completamente; il conducente, uscito miracolosamente illeso, ha dichiarato: “Stavo tentando il rimbalzo!”…».
Oppure, passando vicino ad un capannello di amici, in mezzo ai quali un tizio si tiene su saldamente le braghe a due mani, sentire uno degli astanti mentre spiega a tutto il resto del gruppo: «…sapete, ha avuto la diarrea per tre giorni: sta tentando il rimbalzo!...».
O ancora, passeggiando nei pressi di un cantiere edile, udire una stentorea esclamazione “bestemmiale”, girarsi nella direzione dell’urlo e vedere un muratore che, mollato il martello a terra, sacramenta tenendosi il pollicione dolorante, con a fianco un collega premuroso a rimbrottarlo: «…te lo dicevo io di non tentare il rimbalzo!...».
Lo so che in un periodo come questo, più ricco di guai in giro che di soldi nelle tasche, a lamentarsi di eventuali fastidi linguistici, si rischia di far la figura di quel vaccaro che, uscendo dalla stalla dopo 10 ore di letame spalato, andò su tutte le furie per aver pestato una cacca di cane, appena messo piedi fuori nel cortile.
Ma è più forte di me, non ci posso fare niente. Il rispetto che ho per il linguaggio, lo sapete, è supremo. Quando un modo di dire viene maltrattato, ridotto a stereotipo, biascicato e privato di qualsivoglia sapore semantico, come una “big babol” rimasta in bocca per tre giorni all’Abominevole Uomo delle Nevi, beh, mi scatta l’impeto dell’inutilità critica, il moto all’invettiva donchisciottesca, l’esigenza della lamentela all’ufficio reclami surreali.
E dire che di per sé non sarebbe nemmeno quel gran guaio linguistico. Quando vi rivelerò l’espressione, giustamente direte: tutto qui? Il fatto è che l’innesco futil-protestario nasce proprio dall’abbinamento con l’argomento Borsa. Per farla breve, non sopporto quando vedo scritto “…oggi la Borsa tenta il rimbalzo…”.
Il punto che m’infastidisce di più è che trattano le dinamiche della Borsa come se ci fosse dietro qualcosa di preventivabile con certezza. La cosa che mi causa più irritazione verbale è questo contrabbandare un fenomeno del tutto avulso dalla logica comune, come fosse la faccenda più lineare e limpida del mondo.
Ma “tenta il rimbalzo” de chè?
Per dire, ieri in mattinata presto, erano riportate due notizie all’apparenza finanziariamente micidiali. Primo: una qualche autorità dell’Olimpo danaresco, non so se fosse “Foofy’s” oppure “Grattapall & Burs”, ha annunciato che per l’Italia nel 2012 è quasi certa la recessione. Secondo: sempre da un’altra di quelle mecche borsaiole, si paventava come imminente addirittura il default a catena degli stati europei, in pratica un grosso domino della sfiga monetaria.
Cosa ti aspetteresti con simili premesse: gli indici che colano a picco come capitoni di ghisa. E infatti: Piazza Affari fa segnare un bel + 4% e passa, bello grasso. Allora io mi indigno e dico: ma la volete piantare di fare previsioni “ad minchiam” che tanto non sortiscono mai una “favam”? Fate prima, ed è molto più onesto, a dire: anche oggi aprono le borse, vediamo un po’ come minchia si mette…
Altrimenti, seguendo questo criterio, ecco che tutti potrebbero scrivere, dire, sentire o credere tutto, su tutto. Non so quante volte ho letto, all’indomani di una giornata negativa dei mercati: oggi le Borse tentano il rimbalzo, e poi sono andate peggio che andar di notte.
Mi aspetto allora, un giorno o l’altro, il resoconto di un incidente stradale: «…coinvolta solo un’auto, di grossa cilindrata, si è schiantata contro un platano, distruggendosi completamente; il conducente, uscito miracolosamente illeso, ha dichiarato: “Stavo tentando il rimbalzo!”…».
Oppure, passando vicino ad un capannello di amici, in mezzo ai quali un tizio si tiene su saldamente le braghe a due mani, sentire uno degli astanti mentre spiega a tutto il resto del gruppo: «…sapete, ha avuto la diarrea per tre giorni: sta tentando il rimbalzo!...».
O ancora, passeggiando nei pressi di un cantiere edile, udire una stentorea esclamazione “bestemmiale”, girarsi nella direzione dell’urlo e vedere un muratore che, mollato il martello a terra, sacramenta tenendosi il pollicione dolorante, con a fianco un collega premuroso a rimbrottarlo: «…te lo dicevo io di non tentare il rimbalzo!...».