domenica 6 novembre 2011

Zanzarieri, oggi e domani


«..."If you sleep with dogs, you will wake up with fleas",
ovvero “Chi va con il blog impara a bloggheggiare…”».
Antico adagio gillipixilandese del sud Minnesota – XXI sec. d.C.

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Non avevo mai osservato così tanto gli insetti come da quando mi sono messo a tenere questo mio blog andarperpensieroso. Magari qualcuno se lo ricorda: vi ho parlato di api, zanzare, bombi e non ricordo più se di altro ancora. Persino di cimici, ultimamente.

Sembra insomma di poterne dedurre che la fame di argomenti sviluppa fortemente la tendenza all’attenzione per i dettagli. Ci sarà chi preferirebbe forse dire “…la propensione per i voli pindarici esageratamente pipponeschi…”. Ma lasciamo agli spiriti più caustici il sacrosanto gusto di malignare e vediamo insieme com’è andata la mia ultima “strabiliante” avventura vissuta insieme ad una zanzara.

Per chi nasce a Gillipixiland la zanzara è una presenza di potente impatto metaforico. Anche se poi se ne andrà ad abitare in un altro luogo, lontanissimo, l’imprinting esistenziale ricevuto dalla microscopica bestiola lo accompagnerà per sempre. Non si scordano facilmente gli stati d’animo susseguiti a certe “svegliatacce” notturne nel cuore estivo delle ore più piccole, cavato fuori da un sonno già turbolento di suo, ma che ti aveva perlomeno preservato dalla consapevolezza di essere immerso in una sauna di sudore, e catapultato ex abrupto in una battaglia ad un nemico invisibilmente noto, pur ricevendo tu stesso la maggior parte degli schiaffi assestati da te medesimo.

La coordinate della geografia del buio in estate a Gillipixiland sono dettate dal ronzio e dalle punture di zanzare. E’ un’impalpabilità troppo incombente per non diventare alla fine parte del proprio paesaggio, sia fisico che mentale.

Per tutti questi e per tanti altri motivi, alla mia attenzione di bloghista incallito e per di più esistenzialmente marchiato da annosi presupposti zanzarieri, non poteva passare inosservato un infinitesimo episodio di qualche giorno fa, protagonisti me ed una zanzara, proprio. Parlare di zanzara al singolare è giusto prerogativa di questi periodi dell’anno, un po’ di transizione meteo-ambientale. Nelle fasi stagionali del loro pieno fulgore, col caldo e l’umidità nei quali sguazzano giulive, non puoi riferirti a questi insetti se non sotto forma di stormi, plotoni aerei, battaglioni ronzanti.

Ma nei mesi in cui il caldo volge al mite preannunciando il freddo, le poche sporadiche zanzare sopravvissute in qualche anfratto teporoso degli edifici, perdono insieme alle forze anche la loro identità comunitaria, finendo per fare i conti con la propria individualità nuda. Nel giro di poche settimane insomma, la zanzara copre in un certo senso un percorso ideologico molto simile a quello per il quale l’umanità ha dovuto travagliare più di un secolo, passando da convinzioni di stampo socialistico d’origine vagamente marxiana, ad una più cruda consapevolezza individualistica neoliberista, riecheggiante severi insegnamenti darwiniani.

Naturale che questo mutamento di consapevolezza sociale dell’insetto si rifletta specularmente anche sulla psicologia del suo acerrimo nemico esistenziale, ossia l’uomo. E’ stato infatti più con atteggiamento di comprensione, e non tanto con l’usuale agguerrita volontà “spiaccicatoria” adottata normalmente nel pieno dei periodi di conflitto “zanzo-umano”, che ho notato qualche giorno fa una piccola superstite “ronzosa”, poggiata sul vetro della finestra. Certo, l’istinto bellico non era in me affievolito al punto di rinunciare definitivamente ad una qualche offensiva, ma devo dire che mi frenava parecchio una certa titubanza.

Un senso di rispetto e di onore mi aveva colto di fronte a quella che sicuramente, nei periodi estivi, era stata una fiera rappresentante delle truppe zanzariere vietcong più eroiche, magari protagonista di gloriose incursioni vampiresche. Sprezzante del pericolo e complice lo smutandamento extra-giudiziale agostano, si era forse distinta in incursioni al limite del suicida, a pochi centimetri da minacciosi anfratti “chiappali” o anche avventurandosi sull’ingannevole altipiano ritmico di pance infidamente scoperte, sotto la costante minaccia di rimanere asfissiata da folate di gas nervini, oppure di cadere vittima di disastrosi schiacciamenti dovuti a repentini ribaltamenti geo-politici cagionati dal più subdolo pancia-sottismo.

La mia volontà di liberare la stanza dalla sua presenza era in ogni modo ferma e decisa, perché anche i suoi lamenti da vittima del neoliberismo autunnale, se ben assestati vicino all’orecchio, rimangono pur sempre una rottura di scatole notevole anche di questa stagione. Ma di fatto non sapevo quale strategia adottare, che non fosse eccessivamente crudele e definitiva.

Senza sapere bene cosa stavo facendo, allora, ho avvicinato la mano al minuscolo corpicino alato, pinzando l’aria fra pollice ed indice. E’ stato lì che il piccolo episodio magico si è verificato. Azzeccandoci nel raggio di una probabilità degli eventi pari ad “uno su un biliardo” (quella altrimenti nota alle scienze statistiche della nuova scuola “raffreddata”, con l’aneddoto dell’ubriaco collassato sul panno verde con ancora la stecca in mano…), la piccola eroica guerriera è rimasta appigliata per una sola zampetta fra le mie dita.

Forse non c’è propensione della fantasia più potente di quella che ci invita costantemente ad antropomorfizzare la realtà, ma in sostanza c’è voluto un milllisecondo perché l’insetto abbarbicato fra le mie dita apparisse ai miei occhi come il corpicino di un umano disperatamente aggrappato ad un dirupo. Di preciso si reggeva con la “mano” sinistra. Ha dato solamente due minuscole “bracciate” di destro all’indietro, un po’ come una sorta di surreale nuotatore a stile dorso, ma poi si è fermata buona buona, sempre lì appesa con inusuale atteggiamento di pazienza.

Io non ci credo ai segni. O meglio, di preciso non so nemmeno bene se crederci o no, ma di fatto, quando l’eccezionalità di un evento si concretizza con la naturalezza più scontata immaginabile, un lampo di fiducia mi percorre dal cuore alla pancia. Con tutta la delicatezza che sono riuscito a tirar fuori da me stesso, ho quindi trattenuto lievissimamente la zanzaretta fra le dita, ho aperto la finestra, rilasciandola poi con gentilezza. Nell’intercapedine del doppio vetro, lei si è andata a posare su un montante metallico. Ho spalancato anche la seconda cortina vetraria e con un soffio impercettibile l’ho indirizzata a riguadagnare la meritata libertà, mescolandosi alla brezza serale incipiente.

Di certo non avrò allungato di tanto il suo “bisbiglioso” avvenire, ma mi sono sentito contento di avere evitato a quella dignitosa guerriera la fine ingloriosa dello spiattellamento contro la subdola superficie vitrea, simbolo supremo degli enigmi esistenziali entomologici.

Anche se sono quasi certo che, allontanandosi nell’azzurro e massaggiandosi lentamente la manina un po’ acciaccata con cui era rimasta appesa allo strapiombo delle mie dita, avrà sicuramente borbottato fra di sé: «…Zzzttt, zzzbbbrrrr, zzztttt…ma porcazza zozza! Azzzidendi agli umani mollaccioni e pacifizzzti…».

8 commenti:

Vanessa Valentine ha detto...

Eheheh, Gilli, che carina...:))))))))sei proprio un buono, dentro, fuori e attorno.:))))))
Le vedo anch'io così rimba, sui vetri, che mi fan pena...mi farei pungere un attimo, solo per farle campare un giorno in più.
Io e te siamo un'aberrazione del darwinismo, mi pare evidente.
A momenti mi metto ad accarezzare il peletto dei ragni...:))))))))

Cristina Berardi ha detto...

Adoro i tuoi post sugli insetti!
un abbraccio zanzarino :=)

farlocca farlocchissima ha detto...

bzzzzz, qui comitato zanzare gillipixiland, bzzzz vorremmo conferire medaglia al merito al signor gillipixel per evidenti meriti nei confronti della nostra bzzz-comunità. dove possiamo recapitarbzzzlo?

bacini ronzanti

ps. vale bellissima l'immagine di te che accarezzi i ragni! secondo me fanno anche le fusa anche se molto molto piano ...

Gillipixel ha detto...

@->Vale: non so se è una fortuna, Vale, essere venuto fuori buono :-) ma fa niente, per questa volta è andata così :-)

Assolutamente, Darwin con noi ha toppato come un paramecio miope :-D

Già mi immagino, nel bel mezzo di una faida fra uomini primitivi, mentre quelli del mio clan mi incitano: "....dai, Gillipixelopitecus, presto, dobbiamo correre ad incendiare il villaggio nemico per rapire le femmine...".
E io:"...yawn...ma no, dai...andate voi, io mi faccio un pisolino, mi è rimasto un po' sullo stomaco quel cosciotto di Pollastrosaurus rex vallespluga..." :-D

Ciao Vale :-)

Bacini accarezzati e pelosetti :-)

Gillipixel ha detto...

@->Cristina: grazie, Cri, sei gentilissima :-) vorrà dire che starò ancora più attento al mondo di quelle bestioline curiose, per poterne scrivere di nuovo presto :-)

Bacini zonzati :-)

Gillipixel ha detto...

@->Farly: bzzzz...qui signor Gillipixel :-) egregi rappresentanti del comitato bbbzzzaiolo :-) recapitate pure la medaglia alla seconda zanzariera a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino :-)

Onorato, ringrazio :-)

Ciao Farly :-)

Bacini medagliati :-)

Vanessa Valentine ha detto...

:)))))) grazie, Farlocca! In effetti forse fanno delle fusa piccole piccole, poco sonore ma ci sono...:))))))
E' appena andata via una mia vicina, aracnofobica. E ogni volta la guardo incredula, ma come fai ad averne paura?? i ragni sono così belli!

Gillipixel ha detto...

@->Vale & Farly: credo che tutte le bestiole e le bestiacce (nel senso delle dimensioni, non spregiativo :-) abbiano il loro fascino...ogni specie ha una sua estetica, è apprezzabile nelle forme per una qualche particolarità che è tutta sua e basta...però ci sono animali che riesco ad apprezzare anche immaginando di starci vicino e altri che apprezzo solo a distanza, per immagini alla tele o simili...ecco, sui ragni non saprei bene...per dire: certi bei ragnoni tropicali con tanto di panzetta pelosotta sono anche carini, ma non li carezzerei con tanta serenità :-)
Però, chissà, forse è vero, anche i ragni fanno le fusa agli ultrasuoni, come i pipistrelli :-)

Chiudo dicendo che mi piace un sacco quando questo spazio commenti diventa un luogo di dialogo femmineo :-) io non sono un gran parlatore, ma adoro stare in mezzo a crocchi di persone che si raccontano cose...se poi sono donne, la piacevolezza è amplificata al massimo :-)

Bacini femminei totali :-)