venerdì 13 aprile 2012

Epoche e parole



Sarà forse un caso che un periodo palliduccio e mediocre come quello che stiamo attraversando produce anche parole odiosette, squallide, e oserei dire quasi rognose?

Rognose, sì. Perché evidentemente concepite da menti malaticce, asfissiate. Menti malsane, ciclicamente colte da fasi di anossia che le privano del corretto afflusso di carburante aerobico indispensabile a formulare i pensieri con un minimo di pudore, di gusto, di amor proprio e di rispetto per i propri simili.

Tra le varie infelici categorie fatte scaturire dall’insensibilità monolitica del mastodontico meccanismo economico-finanziario che con fare sovraumano si sta trangugiando bellamente le vite e le speranze di felicità di tante persone, c’è anche quella occupata da individui di una fascia d’età relativamente avanzata, che per causa di bislacche coincidenze burocratesi, si sono ritrovati come per incanto nel beffardo limbo dei “già senza lavoro - ma  non ancora pensionati”. Stanno lì, poveracci, a mezza gamba in quel guado di guano, mancano loro pochi anni alla pensione, ma non li possono colmare lavorando, perché ormai avevano interrotto le proprie carriere professionali e non se li ripiglia più nessuno.

Adesso, d’accordo che ci potranno essere anche cose peggiori nella vita, ma senza tema di smentita possiamo affermare che come botta di sfiga già questa si presenta di notevole mole. Non entro nel merito degli aspetti tecnici di questo contenzioso, perché non potrei parlare con cognizione di causa, e al tempo stesso spero che la delicata situazione di questi nostri connazionali si risolva per il meglio in tutti i casi.

Quello che volevo umilmente sottolineare io, riguarda invece un aspetto linguistico della questione. E’ vero che la sostanza rimane sempre più importante delle parole usate per definirla, in questo caso più che mai. Ma è altrettanto vero che il malessere linguistico fornisce talvolta la spia del malessere effettivo riscontrato nei fatti.

Ora, mi domando io, questi poveracci non erano già stati colpiti sufficientemente dalla malasorte (chiamiamola così…) visto quello che gli è capitato? Che bisogno c’era di infierire beffardamente su di loro andandoli anche a chiamare “esodati”?!?!?!

“ESODATI”?!?!?!

Avevate mai sentito un termine più vomitevole? Mi fa ribrezzo anche soltanto vederlo scritto nero su bianco. Rappresenta forse il punto più infimo mai toccato nella storia del lessico parlato italiano. Spero che ‘sta merdaccia di sequela di lettere, che sarebbe lussuoso persino definire parola, non trovi mai spazio e credito su nessun dizionario ufficiale.

Fossi nei panni di uno di quei poveri italiani che hanno avuto la iella nera di ritrovarsi in questa brutta condizione, oltre a sperare di uscirne al più presto e nel migliore dei modi (ma questo è scontato), desidererei anche ardentemente avere sottomano il genio che ha coniato quel grugnito linguistico, giusto per il gusto di assestargli quattro legnate sul groppone, ricordandogli: «…Pezzo di un idiota, “esodato” sarà il tuo cervello, che è partito da tempo immemore per un viaggio lunghissimo e senza ritorno…».

Va beh...si fa per dire. Rifacciamoci un po' il palato con la Frankie "Tram" Trumbauer Orchestra ed il grande Bix Beiderbecke alla cornetta.

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