sabato 23 giugno 2012

Io com…peto, tu com...peti, noi com...petiamo

Ad essere troppo sottili, non saprei dire se si faccia peccato, ma qualche volta ci si azzecca.

Sul “Corriere della sera” non online di ieri, a corredo di un articolo che trattava delle infinite e travagliate negoziazioni economiche fra i governi europei in primis, e fra questi ultimi ed i vari istituti sopranazionali preposti alla vil tematica pecuniaria, era riportata questa foto.


Come si può arguire dalla didascalia che ho lasciato intonsa, si tratta del direttore del Fondo Monetario Internazionale (FMI), la francese Christine Lagarde, e del lussemburghese Jaen-Claude Juncker, presidente dell'Eurogruppo, l'organismo che riunisce i ministri economici dell'Unione Europea.

Ora, non ci vuole un genio del senso dell'osservazione, per notare come la posa sia stata scelta in maniera piuttosto “furbetta”. I motivi veri, mi sfuggono, e magari poi provo a lanciare lì una mia ipotesi, ma è ormai un malvezzo notato fin troppo spesso, questo, anche su quotidiani nazionali di prestigio, per non far sorgere dubbi riguardo ad una qualche intenzionalità sottostante.

Si sa che una fotocamera in dotazione ai reporter di oggi può scattare nel giro di pochi attimi una pletora di immagini ravvicinate talmente ampia, da fiaccare non uno, bensì un mezzo esercito di redattori di giornale. In pratica, fanno quasi dei “filmati per fermo immagini”, e la marea di scatti fra cui scegliere dev'essere di un'estensione e di una varietà esagerate.

Ma chissà come mai, guarda caso dei putacasi, spesso va a finire che l'immagine scelta sia giusto giusto la più maliziosetta, quella vagamente scherzona e burloide, quella che ammicca non meglio precisati ammiccamenti. La foto in questione fa evidentemente parte di una sequenza di scatti sparati a raffica per ritrarre l'intera dinamica di un abbraccio con “bacio istituzionale” fra la Lagarde e Juncker. Proprio in virtù della potenza di fuoco sprigionabile con le macchine iper-catturone dei reporter di oggi, è chiaro come ogni posa sconveniente oppure più o meno ridicola sia sempre in agguato. Anche il gesto più normale, quando considerato integro e con la sua tempistica naturale, nasconde in sé pose bizzarre, una volta che venga sezionato in micro-frazioni di scena.

Senza ipotizzare la “sofisticata” situazione che sto illustrando, bastano frangenti molto più banali per raggiungere un qualche scopo. Tanto per dire, ogni essere umano, se non vuole ritrovarsi con il deserto del Kalahari nell'occhio destro ed il Sahara nel sinistro, per sua natura sbatte le palpebre con una certa frequenza. Vista la preponderanza temporal-tecnologica del fotografo, risulta dunque un gioco da ragazzi cogliere il povero soggetto con la bandiera dello sguardo ammainata ed un espressione non proprio da cugino più furbo del Wyoming. Lo stesso dicasi riguardo a tutta l'altra varietà di “debolezze posturali” e di “riti gestuali” in cui incappa continuamente ogni individuo: sbadigli, abbiocchi durante conferenze campali, grattatine, stirate di pelle, e così via. Se proprio si vuole, prima o poi un'espressione buffa la si cava sempre fuori.

Tornando alla foto Lagarde – Juncker, credo che andare a scegliere esattamente quell'immagine in mezzo alle decine scattate, sia scorretto come travisare completamente il pensiero di un oratore, riportando solo citazioni isolate e mirate a distorcere il suo discorso. Forse gli esiti saranno meno gravi ed immediati, ma lo spirito è il medesimo. Lui “sembra” elargire il labbro un po' a ventosa, lei “sembra” in languida attesa, l'effetto “limonata incipiente” “sembra” sprigionarsi in tutto il suo fulgore, mentre niente di tutto ciò che la foto spaccia come maliziosamente ipotizzabile, è veramente mai accaduto. Tutto sembra, ma niente è ovviamente successo.

Anzi, rispetto al travisamento del pensiero di un oratore ottenuto tramite citazioni maliziose, questo modo di filtrare le immagini appare ancor più subdolo in forza della sua vacuità di fondo. Qui non c'è proprio niente da dimostrare, nemmeno una tesi distorta, nemmeno la menzogna. Scartata infatti l'ipotesi, talmente assurda quanto spropositata, che l'intento nascosto sia dimostrare effettivamente l'intercorrere di una relazione fra le due eminenti personalità, l'unica spiegazione rimanente per giustificare la scelta di questa foto è la volontà di suscitare puro stupore, curiosità spicciola fine a se stessa.

A questo punto, credo che entri in gioco la tanto osannata competizione, dai più salmodiata come il toccasana sociale destinato a cavarci tutti d'impaccio. A mio parere, la competizione è da considerare teoricamente un valore solo nel caso in cui abbia la possibilità di dispiegarsi in un ambito civile fondato su un forte e radicato senso etico. Praticamente però, siccome tale ambito è assai raro da trovare, di fatto viene sminuita a meschino strumento di lenta erosione delle regole.

Chi pratica una competizione sana, dovrebbe concentrarsi soprattutto su se stesso e sul proprio impegno, mirando al miglioramento progressivo della società intera. Chi pratica una competizione distorta invece, punta l'obiettivo principalmente sul confronto con gli altri e dovunque ci siano piccoli margini per venir meno alle regole traendone vantaggio, non esita a sfruttarli.

Posso aumentare il profitto pagando al minimo i dipendenti, anche se poi questi faranno i salti mortali per campare? E io lo faccio...
Posso trasferire la fabbrica all'estero, facendo ancora più grano e lasciando a piedi i vecchi dipendenti? E io lo faccio...
Posso pagare anche i nuovi operai della fabbrica trasferita all'estero al limite estremo degli standard di vita locali? E io lo faccio...

Posso mettere a corredo di un articolo una foto capziosamente ed inutilmente maliziosa, anche se calpesto “un filo” la dignità delle persone ritratte, ma magari riesco a titillare un non meglio precisato senso di stupore e di prurigine del lettore, ottenendo ad ogni modo lo scopo di “colpire l'attenzione”, meccanismo di competizione questo fra i più potenti e ricercati per prevalere nell'attuale lotta mediatica?

E io lo faccio...

Ovviamente, l'esempio riportato è minimale rispetto a quanto operato da taluni grandi “maestri del giornalismo” nel recente passato. Solo per fare un esempio, i pochi cm. di correttezza erosi dal Corriere non sono nemmeno paragonabili ai metri sciupati da Emilio Fede ai tempi del governo Prodi, quando le immagini del premier venivano scelte ad arte con le espressioni più strampalate e ridicolizzanti.

Ma il punto è che bisogna stare molto attenti, quando si parla di competizione: se si tratta di piccoli tarli destinati ad erodere la quercia fino a farla crollare, credo sia il modo di competere che alla fine nessuno vorrebbe.

2 commenti:

MR ha detto...

assolutamente d'accordo con te, gilli. le scorrettezze nella competizione, e in quellq mediatica nella fattispecie, sono devianti, confondono i poveri sprovveduti, indispongono chi cerca un po' di seria comunicazione dei media. ma tant'è, e misà che c'è proprio poco da fare se non affidarsi al personale buon senso e fare una bella cernita. baci, veri ;)

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: grazie EmRose per i tuoi commenti sempre puntuali: sei molto carina a sorbirti le miei chilometriche elucubrazioni :-)

Volevo precisare: il Corriere è un giornale che mi piace molto ed è proprio per questo che mi sono permesso di fare un appunto su un dettaglio all'apparenza così minimale...dal Corriere mi aspetto una professionalità molto alta...poi forse avrò esagerato in ogni caso, ma in queste cose credo che sia importante tenere alta la guardia...

Bacini non mediatici :-)