mercoledì 22 agosto 2012

Tre incipit e una rana bollita




Anche il più scarso degli scribacchini sa che senza un buon incipit si va poco lontano. Il problema, riguardo al mio odierno articoletto, è che mi sono venuti in mente due incipit diversi, ma secondo me ugualmente degni. Incerto su quale scegliere, ho deciso di lasciarli tutti e due, di modo che, uniti al presente mini-sproloquio in forma di prologo, essi diverranno addirittura tre.

Il primo incipit sarebbe stato il seguente.

Bollo ma non mi ribello, disse la rana, quasi grata al fornello. Con una simile facezia rimata si potrebbe riassumere il «principio della rana bollita». Si tratta di una curiosa e surreale similitudine resa in forma aneddotica ed atta ad evidenziare il non senso progressivo, di cui talune dinamiche sociali assai bizzarre lentamente sanno farsi carico.

Immaginiamo di prendere una rana ben pasciuta e di sbatterla d’un botto in una pentola d’acqua a 100° Celsius. Col cacchio che il simpatico zompatore verdognolo la scambierà per la sua vasca da bagno prediletta! Come minimo invece, dopo aver bofonchiato un paio di antropo-bestemmiali invettive a denti stretti («…’zzo sei semo?!?!...»), se ne balzerà fuori, e anche in gran fretta.

Rifacendo da capo il medesimo esperimento mentale, prendiamo ora sempre la stessa rana e la stessa pentola. L’acqua stavolta presenterà una temperatura gradevole, tale da invitare la cara ranetta ad un tuffo con conseguente bagnetto ristoratore. Surrettiziamente, procediamo poi ad alzare la manopola del gas, facendo salire i gradi dell’acqua lentamente, con incrementi di calore quasi impercettibili. La rana non se ne accorge, ma lentamente si avvia verso la bollitura. Quando si renderà conto di ritrovarsi già in un mezzo brodo di cottura, sarà troppo tardi, l’eccesso di calore avrà già infiacchito le sue capacità reattive, lasciandola così rassegnata al suo passivo destino.

L’altro incipit, si sarebbe invece presentato nella seguente forma alternativa.

Fino a che punto la violenza si può insinuare nascostamente fra le pieghe della quotidianità? Non parlo di violenza fisica, ma di un tipo di violenza molto più indefinita, sfuggente, quasi ammantata di bonarie vesti ingannatrici. Sono piccoli gesti insignificanti, all’apparenza, che si assommano lentamente. Piano piano si appallottolano insieme, sino a formare una valanga di non-rispetto e di prevaricazione, la cui gravità, quando ormai è troppo tardi, non viene nemmeno più percepita, tanta è la dimestichezza associata a quei fenomeni stessi, divenuti così pericolosamente scontati.

A questo punto, i due incipit si sarebbero dovuti riunire nell’argomentazione principale, che vado senza meno a sviscerare.

Ho visto nei giorni scorsi alla tele dei leggiadri quizzetti telefonici. Il meccanismo non è che sia una novità e forse si è visto e si vede di peggio, ma tutte queste riflessioni in merito mi sono sorte adesso e quindi ve le sciroppate fresche fresche. 

Il bravo presentatore-imbonitore di turno propone al pubblico una domanda, fornendo anche 2 risposte possibili. Si può partecipare alla vincita di ricchi premi, inviando un sms con la risposta giusta. Ora, dove si nasconde la violenza in una simile banalità? Si nasconde nel livello delle domande, che è un vero e proprio insulto alla dignità umana. Evidentemente il trucchetto, ossia scatenare un ben redditizio sciame di sms, è talmente palese da non meritare nemmeno la pretesa di venire celato dagli organizzatori stessi, sicuri della loro “impunità” proprio in virtù del teorema della rana bollita. 

Se tecnicamente o giuridicamente parlando non si tratta di una truffa, di vero e proprio raggiro si può tuttavia parlare quando si guarda la cosa dal punto di vista del rispetto reciproco e del senso della convivenza civile.

Le domande sono del tipo: «…Quanti erano i nani di Biancaneve?...», opzioni di risposta: A) 7 – B) 8 e ½. Oppure: «…Fa andare di corsa in bagno…», opzioni: A) Mal di pancia – B) Teorema di Pitagora. Ovviamente ho esasperato con facezia la cosa, ma lo spirito dell’operazione non si discosta di molto da simili toni.

Datemi pure dell’esagerato, ma io questa la chiamo violenza. Lo spettatore è ormai ridotto alla stregua di un ottuso bue con l’anello al naso, strattonato di qua e di là senza il benché minimo pudore, né alcuna considerazione per la sua dignità. Pensiamo un attimo se questo meschino giochetto fosse stato proposto, che so, una trentina di anni fa, o anche 35. Credo che la rana si sarebbe ben accorta dell’eccessiva temperatura dell’acqua, balzando fuori indignata dalla pretesa di un inabissamento inglorioso nel piccolo lago della meschinità, o perlomeno un qualche moto di sdegno lo avrebbe avuto, di fronte alla pacchiana presa per i fondelli.

Invece la rana di oggi, dopo decenni di bollitura pubblicitaria a fiamma gradualmente incrementata, non solo non emette più nemmeno un flebile “cra” di lamentela, ma immagino che si adagi pure ad accondiscendere supinamente al miserrimo rito, inviando fiduciosa la sua diligente risposta: «…Sì, io la so, la so!!! Le parole scritte su un libro sono la parte in nero, non la bianca…».

E pensare che, probabilmente, questo è il meno grave dei casi in cui il teorema della rana bollita viene messo in pratica ai giorni nostri...

4 commenti:

MR ha detto...

bravo gilli, che bella similitudine! ma perché non ti proponi presso qualcuno con i tuoi scritti? sono talmente intelligenti e al contempo simpatici... c'è così tanta robaccia in giro, che leggere articoli di questa portata credo darebbe molta soddisfazione. e pensaci, dai! baci cra cra

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: grazie, EmRose, sei sempre troppo gentile :-) preciso però che la metafora della rana non è mia, ma l'ho sentita in giro, non mi volevo appropriare del copyright :-)

Per il resto invece, la rielaborazione ecc., è tutto mio
:-)

E' difficile però trovare un canale privilegiato, farsi notare... scrivono tutti a questo mondo :-) non so, ci vorrebbe un po' anche un colpo di fortuna...però...hai visto mai? :-)

Bacini zompanti :-)

MR ha detto...

Si' ,la storiella della rana la conoscevo, ma mi riferivo alla tua rielaborazione. E comunque ribadisco, fatti notare! Baci

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: ti ringrazio ancora di cuore, EmRose, il tuo incoraggiamento mi è molto caro e gradito, cercherò di non lasciarmi sfuggire nessuna occasione buona...

Se divento famoso, ti invito per una gran cavialata all'enoteca Pinchiorri :-)

Bacini riconoscenti :-)