lunedì 10 settembre 2012

Di nervi o di sangue?



Una delle pubbliche discussioni più calde degli ultimi giorni è sorta intorno alle dichiarazioni “a microfono spento” rilasciate dal consigliere regionale emiliano-romagnolo Giovanni Favia, uno degli esponenti più in rilievo del Movimento 5 Stelle.

Valutazioni politiche “pure” sul caso non mi sento in grado di farle. Il Movimento 5 Stelle è un’entità politica talmente giovane che solo il tempo saprà dirci qualcosa di più preciso sul suo conto. Mi piacerebbe invece proporre alcuni spunti di riflessione, per così dire, di carattere più filosofico-storico, che sono anch’essi in qualche modo politici, è vero, ma in prospettiva “esistenzialmente” più vasta.

La trasmissione da cui è stato realizzato lo scoop (“Piazza pulita”, giovedì ore 21, LA7), a detta dei sostenitori del movimento di Beppe Grillo che si sono successivamente calati nell’agone del contraddittorio, peccava di neanche tanto ben celate mire denigratorie nei confronti del movimento stesso. Questo io non saprei dirlo, ma di fatto durante i vari servizi sono emersi dei dati, a mio avviso non così scontati e lineari. Una cosa per esempio non la sapevo per nulla. Dietro a tutto il movimento di Grillo, c’è questo super esperto di dinamiche della rete (intesa come internet, ovviamente, non quella per pigliare i pesci gatto), che si chiama Gianroberto Casaleggio e pare goda di una fetta di potere decisionale notevole nell’ambito del movimento.

La mia sprovvedutezza politica è senza dubbio assai estesa, per cui magari il mio esempio non farà granché testo. Per molti questo fatto sarà stato già arcinoto. Ritengo tuttavia che dovrebbe essere un dato esposto molto più chiaramente, dichiarato alla luce del sole e non abbandonato fra le righe, nella penombra del detto e del non detto mediatico. Per quanto mi riguarda, da semplice componente dell’opinione pubblica che cerca di osservare i fatti del mondo e dell’Italia, mi sono sempre fatto un’idea del movimento di Grillo come di un fenomeno sorto dalla spontaneità popolare, dal desiderio di cambiamento, dalla diffusa volontà di rinnovamento serpeggiante fra le persone comuni. Ora sapere che dietro esiste questa specie di “timoniere occulto” (sia detto con tutti i benefici metaforici del termine e senza voler fare alcuna insinuazione di sorta) perlomeno mi stupisce un po’.

Per poter aspirare ad un minimo di conseguimento di risultati e di concretezza nelle dinamiche politiche di grande portata, occorrono mezzi, occorre essere strutturati operativamente e soprattutto economicamente, con il supporto di forze ed esperienze di alto livello. Ma perché tenere nascosto l’esistenza di una struttura simile in un movimento? Per lasciare che la faccenda esca fuori alla chetichella, un qualche giorno quasi per caso, come fosse una faccenda poco chiara, in un qualche servizio televisivo, in modo da offrire il fianco a tutte le dietrologie immaginabili? Per gettarsi poi in pasto ai cronisti meno scrupolosi che non vedono l’ora di sfoderare angoscianti espressioni come “eminenza grigia”, “burattinaio”, “grande fratello” e così via?

Ma non è questo il punto principale di cui volevo trattare. Il passaggio che più mi ha impressionato in tutta la trasmissione sono state alcune dichiarazioni dello stesso Casaleggio, rilasciate non molto tempo fa nel corso di una conferenza. L’esperienza ed il valore professionale di Casaleggio nel suo settore di competenza (comunicazione via web più annessi e connessi) vengono riconosciute senza meno e sono tra l’altro comprovate dai fatti, ossia dal blog di Beppe Grillo stesso, una delle realtà internettiane più efficaci e capace d’imporsi con grande evidenza non solo in Italia, ma addirittura su scala mondiale. La sua opinione su questi temi va dunque tenuta in alta considerazione, perché quando affronta simili questioni, è uno che sa molto bene di cosa parla. 

Ciononostante, mi hanno lievemente inquietato alcuni affermazioni stralciate dal suo discorso. Più precisamente quando, esternando la più cieca fiducia nel mezzo internet (verrebbe quasi da dire “fede”), come ad ammonire la cecità di chi non si avvede dei mutamenti epocali in atto, ad un certo punto ha proclamato: «…fra cinque anni non ci saranno più i giornali, fra dieci non ci saranno più i libri…» o una cosa simile (non ricordo precisamente la quantificazione degli anni, ma il succo del discorso era esattamente questo).

La parte che maggiormente inquieta di questi concetti non sta tanto nella eventuale prossima sparizione dello “strumento” libro o dello “strumento” giornale, come espressioni materiali di per se stesse. Per quanto il mio romanticismo libresco mi causerà di certo una non lieve sofferenza, il giorno in cui i cari vecchi tomi e tometti in formato cartaceo dovessero sparire per sempre, tutto questo appartiene alla logica di dinamiche tecnico-produttive di carattere troppo vasto per poterci opporre noi, umili lettori dei tempi andati, alla loro ineluttabile evoluzione. C’era chi amava con tutta l’anima le passeggiate in carrozza, ma ha dovuto rassegnarsi all’avvento delle automobili.

La parte più inquietante di quei concetti sta invece nel loro eventuale presupporre, insieme alla sparizione di libri e giornali, anche la sparizione delle “modalità di essere uomini” che fino ad oggi hanno giustificato l’esistenza della funzione di libri e giornali. Che dei libri e dei giornali, insieme alla loro forma tradizionale, sparisca anche la loro “sostanza storica”: questo risulta estremamente inquietante, se è veramente questo ciò che ci si vuol dare a bere.

Senza voler esprimere giudizi prematuri ed incauti sulle potenzialità ancora inesplorate degli e-book, la cui valentia nel ruolo di sostituto libresco è ancora tutta da sperimentare, mi soffermo ad osservare un aspetto di tipo concettuale più profondo. Se si pretende che il “modo di essere” presupposto da libri e giornali venga soppiantato in toto dal “modo di essere” confacente ad internet, ci s’incammina su una strada molto malsicura, a mio avviso. Internet è un’ottima strada alla “comunicazione”. I libri e i giornali sono sempre stati invece strade privilegiate alla “conoscenza”. 

Internet consente di immettere le menti in una corrente di flusso di tipo nervoso. I libri e i giornali, così come li abbiamo sempre conosciuti, coinvolgono le menti pensanti in una circolazione di tipo sanguigno. La prima, la corrente nervosa del web, è fatta di rapidità, di espansioni quantitative sconfinate, di possibilità relazionali virtualmente infinite, ma tende ad assestarsi per sua natura in superficie. La seconda, la circolazione sanguigna di libri e giornali, è fatta invece di grandissime opportunità offerte all’approfondimento riflessivo, giocato fra le diramazioni complesse della propria profondità interiore. Le modalità internettiane sono eccellenti nel veicolare comunicazione. Libri, giornali e tutti i supporti simili a “ bassa velocità” (penso anche ad un’opera d’arte vista dal vivo, un dipinto, una scultura, una rappresentazione teatrale, ecc.) sono i depositari imprescindibili della conoscenza. Non perché non si possa fare a meno della carta, ma perché non si può fare a meno dei ritmi vitali e conoscitivi che dal libro e dai giornali sono consentiti.

Bisognerebbe essere molto meno leggeri allora, quando si dà per scontata la sparizione di libri e giornali. Perché se un mondo che offre “anche” la possibilità culturale di facebook, twitter e blog, può risultare per certi versi molto esaltante, al contrario l’idea di un mondo che offre “esclusivamente” l’opportunità culturale di facebook, twitter e dei blog, non solo mi mette addosso non poca angoscia, non solo mi causa tristezza e malinconia, ma se proprio la volete sapere tutta, mi fa anche parecchio cagare.


7 commenti:

Vanessa Valentine ha detto...

Parole non sante, ma sacrosante, Gilli!!
Internet offre di tutto di più, un mercato globale ( a volte splendido, a volte delle pulci) per saperne di tutto, sempre, pure troppo. Uno o una si potrebbe anche sfinire, cercando di venirci a capo (impossibile, si sa, con milioni e milioni di informazioni in crescita esponenziale, alcune buone, alcune farlocche).
Ti dirò, sul Movimento 5 stelle non so dire molto, in effetti il tempo ce lo dirà. Pure io, comunque, non voglio un mondo senza libri! (e con eminenze grigette...):)))))

Gillipixel ha detto...

@->Vale: in sede commentizia, cara Vale, poso uscire dal tono professoral-giornalistico che ho cercato di darmi nel mio articoletto :-) concordo dunque con te e qui mi posso sfogare: un mondo senza libri? COSA??? Ma non se ne parla nemmeno per sogno :-) Ma che sta' a dddììì??? :-)

Internet è una cosa utilissima, ha rivoluzionato il mondo, noi stessi ci sguazziamo giulivi da poliedrici bloggheggiatori :-) ma la cultura, la conoscenza ha bisogno di altri ingredienti, di altri livelli, di altre profondità...non scherziamo :-)

Ciao Vale, grazie del commento e...

Bacini libreschi :-)

MR ha detto...

Bellissimo articolo, sensibili le osservazioni, profonde considerazioni, e assolutamente d'accordo con te. Proprio in questo momento su La7 dalla gruber c'e favia. Baci cartacei :0

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: grazie mille per le tue parole che mi lusingano molto, cara EmRose, mi fa sempre piacere ritrovarti nei commenti...ah, sto vedendo ora il programma della Gruber...grazie della segnalazione....non sono esperto di politica, sono solo uno che si guarda intorno...
:-)

Bacini colti :-)

Marisa ha detto...

Sì, sarebbe spaventoso un futuro senza libri e giornali ma io non credo che un giorno possano sparire perchè come i milioni di blog testimoniano, la smania di scrivere è congenita nell'uomo, nel periodo preistorico le pareti delle caverne erano piene di graffiti.
Allora quel signore può dire quello che vuole con tutta la leggerezza possibile dato che il suo interesse è solo la rete informatica su cui ha costruito il movimento a 5 stelle ed io gli darei il peso che merita.
Per quanto riguarda il movimento di Grillo, non ci scordiamo che lui è un personaggio televisivo e come tutti i personaggi televisivi ha bisogno di una struttura organizzativa che lo sostiene perciò nemmeno questo dovrebbe stupirci. Allora stai tranquillo Gilli, finchè esisterà l'uomo esisterà anche la scrittura cartacea perchè un libro non lo si può leggere su inernet per la struttura stessa di questo mezzo divulgativo.

Marisa ha detto...

p.s.
è tuo quel piede? ;o)

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: grazie Mari per le tue considerazioni confortanti...anche io sono del parere che della fisicità della parola scritta non si potrà mia fare a meno...è proprio quello il punto: la fisicità...la conoscenza ha bisogno anche del conforto della fisicità, paradossalmente, per sentire se stessa come più genuina...

Eheehehehhe :-) ebbene sì, è il mio piedozzo :-) non sapevo proprio che foto mettere :-D

Ciao Mari :-)

Bacini pedonali :-)