venerdì 22 marzo 2013

In fra mezzo fisico e spirito



Quante volte capita di pensare: «…Ah, se l’avessi scoperta prima, questa cosa…». Ma poi a ben vedere, ci si accorge di come esista un momento necessario ed opportuno per ogni faccenda, e si tende così a persuadersi della superfluità dell’iniziale rimpianto. Questo, giusto per non scomodare il celeberrimo passo del libro di Qohelet, o Ecclesiaste che dir si voglia: «…Ogni cosa ha il suo momento, ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo: Tempo di nascere e tempo di morire / Tempo di piantare e tempo di sradicare / Tempo di uccidere e tempo di curare…».

Gli accadimenti, le circostanze, le consapevolezze, i fatti e gli oggetti ci scorrono davanti, magari riproponendosi più volte a distanza di tempo, e chissà per quale misteriosa alchimia, in una data occasione li sappiamo comprendere apprezzare e fare nostri, mentre, in tutte le altre congiunture precedenti, li avevamo ignorati, se non addirittura screditati.

Ci si domanderà: ma cosa sarà successo di talmente sensazionale da far ricorso ad una così pretenziosa premessa? Beh, niente di che, a dire il vero. Ho semplicemente scoperto la superiorità sensorial-spirituale delle ciabatte infradito. Mi sono messo a frequentarle durante la scorsa estate, e da allora il pedonale idillio non si è ancora interrotto. Nemmeno gli ostacoli invernali delle calze hanno saputo interrompere il flusso positivo di energetico scambio che sono riuscito ad intessere con queste propaggini corporali umili, ma così dense di significazioni muscolo-epidermico-digitali.

Con l’approssimarsi dell’autunno, ero già fortemente preoccupato di doverle abbandonare in una scatola, in attesa di poterle inforcare di nuovo col ritorno dei primi tepori primaverili. E invece no. Non mi andava di separarmi da quella confortevole sensazione di pinzamento che ti sanno regalare, e così ho trovato la soluzione senza quasi nemmeno pensarla. Le infradito si portano benissimo anche con le calze, basta shiftare leggermente indietro queste ultime nella zona calcagno, in modo da concedere agio alla stoffa in punta di farsi golfo all’innesco fra “pòlluce ed ìnduce”. E così mi sono fatto tutto il mio bell’inverno infraditato e contento.

Infradito è meglio, per tanti motivi.

Innanzitutto l’infradito rimarca in modo pregevole il continuo dialogo sussistente fra consapevolezza del piede e consapevolezza corporale in generale. Il fenomeno è così noto e consueto, da passare quasi inosservato: quando ci muoviamo, camminiamo, arrestiamo il passo, oppure facciamo uno scarto per cambiare direzione, e così via, il piede dialoga continuamente col resto del corpo. Anche solamente per mantenere l’equilibrio stando fermi in piedi (e non è un caso che si usi l’espressione “in piedi”, pensateci…), attiviamo tutto uno scambio di informazioni propriocettive, per lo più inconsapevoli, fra il nostro “centro direzionale” fisico superiore, e quella lontana sua propaggine posta in vicinanza del suolo. Sono tantissime le informazioni con feedback in andata e ritorno, contrabbandate tra zone alte e periferia inferiore: magari l’alluce fa una piccola pressione per meglio distribuire i pesi delle braccia, che si sono per un attimo protratte in avanti; oppure le altre quattro dita accolgono altri movimenti del busto, con una piccola ondata di assestamenti assorbita lungo la propria raggiera; o ancora, la pianta si distende ampia per favorire l’assorbimento di una lunga falcata della gamba; e mille altre casistiche varie.

Cavalcando la ciabatta infradito, tutto il colloquio corpo-piede si affina e si arricchisce. Il piede sente la sua voce farsi più autorevole, ancorato com’è al delizioso tormento del piccolo piolo alloggiato fra il ditone ed il suo vicino. Per parte sua invece, il corpo si gusta con amplificato agio la maggior chiarezza dei segnali che provengono dalle sue propaggini basse. In sostanza è un parlarsi più franco e meglio definito, fra piede e corpo, quando sono le infradito a fare da interpreti.

La sensazione che per il neofita di questa ciabatta può ingannevolmente apparire di fastidio e di intrusione, con un breve periodo di rodaggio e di abitudine, volge in una gradevolezza e in un interessante senso di presenza. Anzi, è proprio una simile ambivalenza del sentire, un misto fra stimolo incessante e rassicurante conferma, che alla fine si apprezza di più nell’uso di questi semplici calzari. Il piede mastica di continuo il suo medesimo sentir se stesso.

Ma poi, oltre a questi aspetti, o forse proprio in approfondimento di questi aspetti, la ciabatta infradito introduce a mio avviso anche una vicinanza più prossima con una non meglio definibile sensazione di “sensuosità” diffusa. Non voglio esagerare, e infatti non ho parlato di sensualità in senso proprio. “Sensuosità” mi sembra termine più adeguato per indicare una sorta di piacevolezza fisica trasmessa dall’infradito, un tipo di sensualità più “laica” e meno sacrale di quella strettamente intesa.

Chissà se tutte le mie considerazioni c’entrano qualcosa col fatto che questo tipo di calzature, anche nell’immaginario comune, sono spesso associate alla figura di saggi e uomini di carisma orientali. Se penso alle infradito, mi vengono in mente fieri samurai, ieratici bonzi, illuminati monaci sprofondati nel trasporto meditativo più intenso, eleganti maestri delle più atletiche arti marziali, seducenti geishe ticchettanti a passetti rapidi sul tatami.

E dato che ho esagerato sin dall'inizio, introducendo il mio strano discorso di oggi con una forse troppo nobile citazione, soprattutto se confrontata con la pochezza del mio dire, mi affido sempre alla medesima fonte per completare la suggestione. Sempre nel libro dell’Ecclesiaste, ricercando il noto brano da riportare con precisione letterale in apertura, e poi sleggiucchiando oltre, ho trovato anche questo stupendo passaggio: «…Ciò che è già stato, è; ciò che sarà, già da tempo è accaduto. Dio riporta sempre ciò che è scomparso…».

Non lo conoscevo, ma a questo punto sono grato alle mie infradito, se girovagando per i pensieri da esse stimolati, sono giunto sino a questa perla di misterica saggezza. Mi lascio un po' cullare dalla stranezza culturale che mi fa cogliere una certa affinità fra il sapore orientaleggiante di questa citazione ed il riferimento alla predilezione dei saggi delle terre del sol levante per le ciabatte infradito.

La ciclicità temporale non è una categoria filosofico-teologica così usuale per le pagine della Bibbia. Eppure in questa frase del libro dell’Ecclesiaste, essa è suggerita in maniera piuttosto lampante. E sempre andando dietro alle mie imbizzarrite elucubrazioni, colgo insieme una certa espressione di ciclicità insita anche nelle umili dinamiche innescate dalle ciabatte infradito. E' forse proprio quello che esse sanno mettere in moto, quando le portiamo: una ciclicità piede-corpo, un continuo (se non proprio eterno) ritorno, un rimando fra parti del corpo che si mettono in armonia fra loro, parlandosi, interrogandosi e rispondendosi.

Ora, ritengo che considerazioni molto simili a queste introdotte riguardo alle valenze sensorial-significanti di pertinenza delle ciabatte infradito, si potrebbero fare magari, per somiglianza anatomico-percettiva, anche per quanto concerne l’uso del tanga o del perizoma. Ma essendo quello un territorio tematico alquanto delicato, mi accontento qui di aver stimolato la riflessione e concedo la gentile incombenza di sviscerare la variante, a chiunque si senta più ferrato di me, modesto pensatore coi piedi, nel discettare, “prosit” iniuria verbis, di emerite questioni da culo.

18 commenti:

Marisa ha detto...

Caro il mio Gilli buongustaio, a proposito di stili orientaleggianti, devi sapere che i giapponesi usavano e forse usano ancora nelle cerimonie tradizionali una calza cucita con la separazione tra l'alluce e le altre dita, e ti dirò di più, durante i miei trascorsi viaggi di lavoro nella terra del sol levante ho visto nei mercatini tradizionali delle calze con tutte le dita, come fosse un guanto per i piedi. Se vuoi posso interessarmi a cercarti qualcosa del genere tramite la mia collega nipponica. Che ne dici?

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: grazie Mari per la tua gentile ed interessante segnalazione...le tue parole mi confermano l'importanza delle infradito fra i giapponesi, una curiosità che mi è molto gradita e mi conforta anche ulteriormente sulle mie buffe teorie :-) non preoccuparti però, con il mio sistema semi-occidentale, l'uso invernale delle infradito e più che agevole :-)

Ancora e sempre grazie per la tua simpatia affettuosa e costante

Bacini infra-guance :-)

MR ha detto...

Erano venute in mente anche a me le calze orientali a cui accenna mari. Io le infradito non le sopporto molto, in inverno, poi, credo morirei per congelamento dei piedi nonostante le calze. Per quello che concerne le questioni di cul... Oooopsa, i tanga e i perizomi, posso dirti che i secondi sono di una comodità indiscutibile. Neanche ci si accorge di averli, quindi per una che passa il tempo in palestra come me e che si abbiglia con pantaloni stretti al limite del soffocamento, sono fantastici! ;) Gilli, solo tu potevi spingerti dentro considerazioni che possono apparire sempllici ma che semplici non sono. Bella la citazione dalla Bibbia. Baci biblici. ;)

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: eheheheh, grazie cara EmRose, i tuoi simpatici commenti sono sempre una degna ricompensa ai miei scrittini :-)
Venendo alle deretaniche tematiche :-) ti dirò, per me il perizoma rimane un mistero :-)...non mi ci sentirei a mio agio, proprio per niente, ma immagino che la questione si debba sviscerare in base alla differenza di sensibilità fra femmine e maschi...si vede che nel vostro delicato "alloggiamento", tutta la faccenda si assesta in modo molto più confortevole :-)

Ehehehehhe...ciao EmRose...

Bacini alloggiati :-)

Occhi blu ha detto...

Non vorrei deluderti, Gilli, ma ... sai come si distingue uno svizzerotto/crucco da un italiano?
Dalle ciabatte infradito e dai sandali!
;)

Ammiro moltissimo, comunque, caro Gilli, la tua grandiosa capacità di riuscire a scrivere un post intelligente su un oggetto così banale.

Bella anche l'idea di usare la mano invece del piede nella fotografia.

Se solo tu potessi trovare uno sbocco alla tua fine intelligenza e interessante creatività ...

Ciao

Gillipixel ha detto...

@->Occhi Blu: siamo totalmente agli antipodi, come tipi di civiltà, infatti :-)...ad ogni modo, io sono per la fraternità fra i popoli e pur indossando le infradito, adoro il formaggio coi buchi, che è nello stesso tempo un cibo prelibato al palato e poetico all'immaginazione :-)...mangiare dei buchi: nel suo piccolo è un'idea geniale :-)

Grazie, dear OuBee, i tuoi apprezzamenti mi fanno sempre tanto piacere...sei sempre tanto gentile, non sum dignus :-)
Io in uno sbocco ci conto sempre, chissà che prima o poi non arrivi :-)

Bacini a gruviera :-)

Occhi blu ha detto...

a proposito di buchi geniali, gli svizzeri non hanno inventato nulla di nuovo! che mi dici della ciambella? e della menta con il buco intorno? e degli ossobuchi?
;-)

dignus es!

... arriverà! te lo auguro di cuore!

Gillipixel ha detto...

@->Occhi Blu: è vero, dear OuBee, a quei buchi non avevo pensato :-) ma allora, se vogliamo andare proprio sul raffinato esagerato in fatto di buchi, eleggerei al rango di supremo buco della poeticità applicata, quello che fa da degno culmine al tetto del Pantheon a Roma: quello sì che è genialità allo stato puro :-) l'idea che tutte le forze possenti di un edificio mastodontico siano rette da un "cerchio d'aria", è di una preziosità inarrivabile...

Bacini riusciti col buco :-)

Occhi blu ha detto...

il "rango di supremo buco" della genialità umana è il buco d'ozono!
:(

Gillipixel ha detto...

@->Occhi Blu: acc...quello è un buco molto triste, dear OuBee...ma a noi piacciono di più i buchi gioiosi :-) al buco nell'ozono, preferisco perfino un buco nell'acqua, è molto più simpatico :-)

A proposito di buchi, mi sovviene una citazione "bucosa" alquanto poetica e pregiata...è contenuta nel capolavoro musicale firmato Lennon/MacCartney, "A day in the life"...ad un certo punto della canzone, si possono sentire le seguenti parole: "...I read the news today oh boy
Four thousand holes in Blackburn, Lancashire
And though the holes were rather small
They had to count them all
Now they know how many holes it takes to fill the Albert Hall
I'd love to turn you on..."

Stiamo sviscerando tutti i buchi più nobili, OuBee :-) se ne potrebbe fare un'antologia: "Storia dei buchi celebri" :-)

Bacini antologici :-)

Occhi blu ha detto...

e tu scrivila, no?
e chissà che non ne venga fuori qualcosa di strepitoso che qualche accorta casa editrice ti pubblicherà subito subitissimo, facendoti firmare un ottimo contratto, e tu presenterai il tuo libro in TV in qualche trasmissione, non tanto per fare il tappaBUCHI, ma come autore sconosciuto balzato alla ribalta grazie ai BUCHI ...

a proposito, mai sentito parlare del "black hole" ad Alton Towers (UK)?

Gillipixel ha detto...

@->Occhi Blu: per l'antologia dei buchi, ci farò un pensiero, OuBee :-) mi hai dato un bello spunto, grazie...no, non conosco questo black hole che mi citi...mi documenterò, oppure, se ti va, dimmi due parole tu :-)

Grazie :-)

Bacini a torre :-)

Occhi blu ha detto...

montagne russe al buio

Gillipixel ha detto...

@->Occhi Blu: aaahhh, devono essere forti, dar OuBee, ma temo che non sia proprio cosa che fa per me :-) alla prima curva, mi sa che vomiterei il cenone di Natale del 1987 :-)...pensa che una volta, andai al cinema a vedere "Minority report" di Spielberg, capitammo in prima fila, stante il cine affollato...beh, con tutte quelle immagini tremolanti e ai mille all'ora, mi vennero tali sudori freddi, che mi sembrava di stare facendo il passo dello Stelvio su una fiat 127 usata, dopo aver ingollato tre fondine di trippa e fagioli :-) dovetti uscire e mi feci tutto il resto del film seduto in un corridoio del cinema, a smaltire la nausea...

Ordinaria amministrazione gillipixiana :-)

Bacini in ultima fila :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Sono sexy, le infradito, è proprio vero!:))))
In estate il piede non è mai caldo (che sofferensa) e diventa bellino con le unghiette tutte smaltate (tranquillo, Gilli, parlo solo alle donne):)))))
Bel post su di un accessorio notevole per una parte del corpo notevolissima...:))))) faccio il mio outing da feticista e dico che anche i piedi maschili sono bellissimi, nella loro maestosità.
Le infra non le devi mettere se guidi, no no, però, sono letali.:((((
E se sei piccolino...ti intapparano di più.
Comunque che frissoncino tra le dita!:))))))

Gillipixel ha detto...

@->Vale: eheheheheh :-) sei la solita simpaticona, Vale :-) "frissoncino" è la definizione esatta che riassume alla perfezione tutte le sensazioni infraditali :-)

Non avevo valutato la questione dell'intapparramento aggiuntivo per le persone non molto alte :-) forse è così, ma non per questo le sconsiglierei a nessuno, il nostro motto è: infraditati di tutto il mondo unitevi! :-)

Però, mi dai uno spunto: potrei tentare un esperimento di smaltatura unghie nello spirito del soldato Joker di "Full metal jacket", che sull'elmetto, vicino alla scritta "Born to kill", aveva appiccicato il simbolo della pace...io potrei smaltarmi le unghie, istoriandole con piccole scritte inneggianti al machismo più bieco :-) per mettere in evidenza, in una prospettiva junghiana, la contraddittorietà che perennemente alberga nell'animo umano :-)...[...che bella vaccata ho scritto...:-)...]

Dato che sono nelle spese con le vaccate, mi voglio rovinare e dico l'ultima: concordo, in auto con le infradito non è il massimo, perché invece del frisson, potresti fare dei casini a colpi di s-frission :-D...

Basta, vado a nascondermi...

Bacini s-frissonati :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Ahahahah, Gilli, la sfrission ci stava tutta...:))))) il concetto è quello, ti sbriscia via il piede e via andare nel fosso...:((((
non saprei dirti, però, se i tempi sono pronti per i tuoi piedi con smalti ungulari ancorché inneggianti alla pace et similia...mah, noi donne siam pronte, probabilmente, i tuoi sodali cromosoma Y, mah...:)))))))
Flash onirico nella veglia: stanotte mi son sognata i miei piedini già infraditati ed abbronzati! lo smalto era giallo sole...:((((( decisamente onirico.:)))))
Baci ungulari e smaltiferi!

Gillipixel ha detto...

@->Vale: ehehehheheh :-) non temere, Vale, era solo un'ipotesi estetica campata in aria: mi terrò le mie unghie cromo-neutrali e belle virili :-)

Che buffo il tuo sogno, chissà se ti ho un po' influenzato con le mie vaghezze infraditali :-) anche io ne faccio a volte di veramente strani...lo smalto giallo è davvero degno di atmosfere alla Lucy in the sky with diamonds :-)...se ti decorerai le unghie dei piedini in siffatto modo, so già cosa ti dirà la Bagigia: "...Smergnouuwwufff?!?!?..." :-D

Bacini bagigi :-)