«…Quasi quasi mi faccio uno shampoo…» diceva qualche tempo fa il buon caro Giorgio Gaber.
Già. Si faceva presto, una volta, a dire «…mi faccio uno shampoo…». Perché anche questa azione spicciola di banale manutenzione corporale, si va ormai facendo sempre più complicata ed astrusa col passare del tempo. E' da parecchio che mi affido ad una certa marca, per quanto riguarda la scelta dello spumoso unguento netta-criniera. Niente da dire, non mi sono mai lamentato, il prodotto fa il suo dovere in maniera soddisfacente, e dopo il risciacquo dei capelli, dovrebbe essere finita lì.
Non si può tuttavia non accorgersi di quanto la frenesia per l'«iper-specializzazione inutilitaristica» si sia andata sempre più impossessando anche della mente dei creatori di questo articolo commerciale, fino a rasentare picchi di surrealismo consumistico veramente degni di nota. Sapete bene anche voi come funziona il giochetto. Prendiamo ad esempio un prodotto di consumo dalle funzionalità piuttosto semplici, per non dire quasi banali.
Scegliamone uno a caso: lo shampoo! Toh, che combinazione!
Cosa deve fare uno shampoo? Pulirti i capelli.
Riesce a farlo in modo adeguato, senza lasciarti calvo alla fine della doccia, senza tramutarti in biondo, da moro che eri, senza farti crescere funghi o antenne sopra la testa? Se riesce a fare queste cose, credo che lo scopo dello shampoo sia bello e che ottenuto.
Ma si sa: la competizione vige sovrana, e dall'imperativo commerciale del “mors tua vita mea”, all'edificazione di veri e propri mondi delle meraviglie fondati sul nulla assoluto, il passo è molto breve. Per sostenere che un prodotto banale è immensamente meglio di quello, altrettanto banale, della marca concorrente, bisogna dare fondo alla riserva delle più arzigogolate cavillosità qualitative. Una roba che, al confronto, l'azzecagarbugli con tutta la compagnia dei sofisti al completo non erano altro che una banda di miserevoli principianti.
Il moderno e più sofisticato azzeccagarbugli è rappresentato non a caso dal tipo umano del pubblicitario, il nuovo e più potente “utopizzatore” del reale. A lasciar fare a lui, pretenderebbe persino di farti credere che una martellata su un piede è meglio di un week-end alle Bahamas in compagnia di Halle Berry.
Ecco allora che anche la diversificazione delle mirabolanti potenzialità degli shampoo tende ad assumere sfumature che hanno del miracoloso. Ci sono shampoo per “capelli difficili da lisciare, secchi o crespi”, altri adatti per “capelli ricci tendenti al crespo”, altri ancora per “capelli normali rapidi ad ingrassarsi”. Shampoo per “capelli mossi ondulati”, shampoo per ”capelli danneggiati o fragili da rivitalizzare”, shampoo per “capelli secchi o sciupati”, shampoo per “capelli lunghi con doppie punte che si spezzano”, shampoo per ”capelli secchi danneggiati e spenti”, shampoo per “capelli leggeri e brillanti di salute”. Manca solo lo shampoo per i palmi delle mani, e poi non ci siamo fatti mancare nulla.
Viene spontaneo dire che se le conoscenze tecnico-scientifiche a nostra disposizione avessero raggiunto quella capacità di “comprendere” la realtà che si potrebbe evincere dalla minuziosa “sensibilità molecolare” dimostrata dai produttori di shampoo, beh, probabilmente buona parte dei guai dell'umanità sarebbero risolti.
Mi sento dunque a questo punto di pronunciare una parola buona a beneficio dei pubblicitari stessi, incaricati di magnificare in modo così minuzioso le sorti luminose e progressive di un'umanità baciata in fronte dalle proprietà taumaturgiche dei loro shampoo. Il mio discorso è molto semplice, fatto con gli occhi negli occhi, direttamente dal consumatore al blanditore: «...Caro magnificatore di inenarrabili meraviglie shampistiche: rilassati, prenditela su più serena! Lo so che la più tremenda cosa al mondo per te, sarebbe farmi mancare la mia dose quotidiana di stupore. So che faresti qualsiasi cosa per vedermi ogni minuto della mia vita blandito e felice. Ma questa volta, sono io che voglio stupire te. Sai in base a quale criterio scelgo lo shampoo sullo scaffale del negozio? Di solito, preferisco quello dal boccetto trasparente, di modo che poi è più facile capire quando sta per finire...».
4 commenti:
Non parlarmi di shampoo! Da quando una certa marca (di cui non faccio nome) ha moltiplicato il suo "modello base", che a me andava benissimo, in mille varietà diverse esattamente come dici... non ce n'è una che non mi irriti il cuoio capelluto! Ho preso quello per
"capelli normali rapidi ad ingrassarsi", non andava, la commessa mi ha detto "è perchè i tuoi capelli sono grassi e non RAPIDI ad ingrassarsi" (ma che significa??); ho provato allora quello per capelli grassi, ma non andava. I capelli normali-normali per loro pare non esistano più, così ho cambiato marca, sono andata sul naturale, ma è inutile non riesco più ad ottenere il semplice risultato di prima. Devo ammetterlo: io e i miei capelli siamo invecchiati, queste nuove generazioni di shampoo sono TROPPO AVANTI per noi ;)
@->Kika: eheheehe, non se ne esce, Kika, con questi shampoo sofistici :-) forse, una strategia utile da adottare sarebbe quella usata da Asterix nel film in cui affrontò le sue 12fatiche...così come Asterix fece impazzire gli impiegati del mega ufficio iper burocratizzato, mettendosi a millantare moduli, circolari e codicilli di sua invenzione, bisognerebbe chiedere ai commessi, tipi di shampoo del tutto astrusi ed assurdi, fino a prenderli per l'esasperazione, e convincerli a tirare fuori il vecchio e caro, shampoo super semplice, che semplicemente serve a lavare i capelli :-)
Bacini rapidi ad ingrassarsi :-)
Io faccio presto, Gilli: scelgo solo quelli viola o verdi o nelle boccette viola o verdi. Punto.:)))))
Ammetto che il suggerimento per la boccetta trasparente è oltremodo sensato.:)))
@->Vale: ehehehehehhe, saggissimo criterio anche il tuo, Vale :-) purtroppo siamo calati a tal punto nel marasma del "Trangugia & Divora" merceologico, che è ben difficile difendersi :-) però qualcosina resta pur sempre da fare, piccoli atti di boicottaggio poetico sono ancora praticabili :-)
Bacini bagigianti :-)
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