venerdì 16 maggio 2014

Le muse di Kika van per pensieri: Winslow Homer (1836-1910)

Oggi, per la rubrichetta “Le muse di Kika van per pensieri”, ci occupiamo di un pittore molto interessante, pur non essendo notissimo. Parliamo dell'americano Winslow Homer (Boston, Massachusetts, 1836 – Prout's Neck, Maine, 1910), e in particolare dell'opera scelta da Kika per l'occasione, intitolata “The butterfly girl”, olio su tela del 1878, conservato nelle sale del “New Britain Museum of American Art” di New Britain, Connecticut.

Osservando le opere di Winslow Homer s'impone immediatamente all'occhio il dato del “dinamismo” connaturato alla sua espressività. D'accordo, “dinamismo” vuol dire tutto e niente. Ciò che intendo con questo termine è una certa qual “energia interna all'immagine”, così come abbiamo imparato a conoscerla, con sguardo moderno, dopo l'avvento in particolare della fotografia, ma poi, volendo portare il ragionamento alle sue estreme conseguenze, anche del cinema e della televisione (qui intesi come i nipotini di “nonna fotografia”, ancora ben là da venire nella loro forma matura, ai tempi di Homer).


Non a caso, nel corso della sua esperienza creativa, questo autore americano affiancò sempre all'attività di pittore in senso più tradizionale, anche quella di litografo (da giovane aveva studiato i segreti di tale tecnica proprio nella città natale, Boston) e di illustratore per la carta stampata, collaborando dal 1857 con la rivista «Ballou's Pictorial» (sempre a Boston) e poi, dopo il suo trasferimento a New York (nel 1859), con la più blasonata «Harper's Weekly». Proprio come inviato di questa rivista, Homer fu testimone in prima persona della guerra di secessione americana, che dal 1862 ritrasse attraverso scene di vita militare divenute famose per un vasto pubblico di lettori in tutta la nazione. Nel 1867, trascorse un anno a Parigi, dove si avvicinò alla sensibilità impressionista («...Tu quoque, Winslow Homer...»), mentre dal 1881, visse per un paio d'anni in un paesino costiero inglese, Tynemouth, dove poté approfondire il suo amore per il mare, che rimane uno fra i suoi soggetti prediletti, affinando anche la padronanza della tecnica dell'acquerello.


Il “retroterra figurativo” (se così possiamo dire) di Homer appare dunque prevalentemente impostato secondo un taglio giornalistico, fotografico e documentaristico. Questa sua natura di “artista-reporter” rappresenta forse il tratto più caratteristico della sua ricerca estetica e si riflette pienamente negli esiti del suo linguaggio. Volendo azzardare anche stavolta un paragone letterario, possiamo assimilare i tratti espressivi di Winslow Homer alla freschezza, all'immediatezza, alla stringatezza, all'essenzialità lapidaria della prosa di Ernest Hemingway (1899-1961). 
Oltre che dalla analoga esperienza giovanile nel mondo del giornalismo, i due artisti sono accomunati da una grande passione per il mistero delle forze naturali, che nelle loro opere sono quasi sempre trattate come interlocutore esistenziale imprescindibile. E, pur essendo sicuramente una coincidenza priva di un nesso significativo, è curioso venire a sapere come anche lo stesso Winslow Homer, dal 1884 in avanti, alla ricerca di ispirazione e soggetti per le proprie opere, prese a frequentare taluni scenari marini della Florida e dei Caraibi (in particolare le Bahamas e Cuba), molto cari anche al grande scrittore di «Il vecchio e il mare».

Il tratto distintivo fondamentale del linguaggio pittorico di Winslow Homer, che con un'espressione un po' fatta in casa mi piace definire come “realismo misterico”, rappresentò un fondamentale punto di riferimento e fonte d'ispirazione per vari pittori americani del '900. In particolare, se ne può cogliere il chiaro influsso nella poetica di Edward Hopper.

Il fatto che questo autore sia entrato e rimasto nell'immaginario del pubblico americano con una certa sua ben marcata impronta iconografica, ci viene confermato poi anche dalla seguente simpatica declinazione di una sua opera (“L'avviso della nebbia”) verso divertenti sfumature pop, che per la loro evidenza non richiedono nemmeno una spiegazione:
Prima di passare agli esiti della mia indagine da detective fisiognomico, introduco ancora una piccola suggestione. Anch'essa ci viene riservata da un “chiasmo” pittorico-letterario, in tema con l'autore che trattiamo oggi e con la sua passione per il mare come soggetto di ricerca creativa. E' capitato, del tutto fortuitamente, che la scelta del quadro fatta da Kika per l'occasione, in quanto a tematiche e riverberi artistici, si sia andata a sovrapporre per puro caso con le vicende di un bellissimo libro che sto leggendo proprio in questi giorni. Non vi svelo subito il titolo, ma vi riporto un brano molto in sintonia. 

Scena: spiaggia affacciata sull'immensità di un mare (probabilmente l'oceano) che ribolle di onde vigorose. Un pittore col suo cavalletto ancorato a terra con quattro sassi, per evitare che il forte vento da nord lo spazzi via, è immerso con tutto il proprio essere nell'impresa di dipingere l'infinità d'acqua che si ritrova davanti. Una misteriosa donna con un mantello viola si avvicina alle sue spalle:

«...L'uomo non si volta neppure. Continua a fissare il mare. Silenzio. Di tanto in tanto intinge il pennello in una tazza di rame e abbozza sulla tela pochi tratti leggeri. Le setole del pennello lasciano dietro di sé l'ombra di una pallidissima oscurità che il vento immediatamente asciuga, riportando a galla il bianco di prima. Acqua. Nella tazza di rame c'è solo acqua. E sulla tela, niente. Niente che si possa vedere. Soffia come sempre il vento da nord e la donna si stringe nel suo mantello viola.
- Plasson, sono giorni e giorni che lavorate quaggiù. Cosa vi portate in giro a fare tutti quei colori se non avete il coraggio di usarli?
Questo sembra risvegliarlo. Questo l'ha colpito. Si gira a osservare il volto della donna. E quando parla non è per rispondere. 
- Vi prego, non muovetevi -, dice.
Poi avvicina il pennello al volto della donna, esita un attimo, lo appoggia sulle labbra e lentamente lo fa scorrere da un angolo all'altro della bocca. Le setole si tingono di rosso carminio. Lui le guarda, le immerge appena nell'acqua, e rialza lo sguardo verso il mare. Sulle labbra della donna rimane l'ombra di un sapore che la costringe a pensare, “acqua di mare, quest'uomo dipinge il mare con il mare” - ed è un pensiero che dà i brividi...».
Se per caso questo enigmatico passo vi ha incuriosito e v'interessa approfondire le peripezie del bizzarro pittore Plassom alle prese col tentativo di fermare il mare sulla tela, non dovete fare altro che procurarvi una copia del meraviglioso «Oceano mare» (1993) di Alessandro Baricco, e continuare la lettura. Qui m'interessava solo segnalare una felice corrispondenza, di quelle che talvolta capitano lasciando aperto l'ascolto in modalità “contaminante”, verso tutte le forme d'arte.
Non bastasse questo, mentre me ne stavo a soppesare soprappensiero la mia vecchia edizione “Super Pocket” di “Oceano mare” (acquistata in edicola nel 1996, ma rimasta nella libreria fino a pochi giorni fa), mi accorgo di una scrittina trasversale, istoriata in quarta di copertina, che mi ragguaglia su titolo ed autore del quadro utilizzato come illustrazione principale e...meraviglia: ma non è vero che si tratta proprio del vecchio Winslow Homer, con un particolare del suo “A summer night”?

Eccoci infine al volto famoso della nostra modernità, che mi è parso di poter equiparare alla volitiva espressione della “Butterfly girl” di Winslow Homer. 
Anche se è un po' che non si vede “in giro” (ma che fine ha fatto?), l'avrete riconosciuta: si tratta di Samantha De Grenet, affascinante modella, conduttrice tv e soubrette (tanto per rispolverare un termine un po' vintage).

Siccome queste somiglianze sono come le ciliegie, correndo il rischio di forzare un po' la mano, mi sono concesso anche stavolta lo sfizio di tentarne una seconda.
Questo è un volto noto piuttosto nuovo, salito agli onori della cronaca molto di recente: a beneficio di chi non fosse un avvezzo frequentatore di arene televisive “Ballaròiche” o “Annozereggianti”, ricordo che si tratta della giovane politica Maria Elena Boschi.

Ed ora possiamo andare tutti a gustarci le deliziose sorprese che sicuramente ci avrà riservato anche oggi la bravissima Kika, nel ri-abbigliare da par suo la farfallesca signorina di Winslow Homer.

2 commenti:

Kika ha detto...

Quante notizie e connessioni interessanti!! Bravissimo! Nella fretta non avevo cercato altri quadri di Homer, ma per fortuna ci sei tu a farmeli scoprire... ed è una gran bella scoperta.
Devo dire poi che il nesso con Homer Simpson era venuto in mente anche a me, ma evidentemente in America l'omonimo pittore è ben conosciuto, se qualcuno ha pensato di fare quel simpatico scherzetto visivo. Un punto per l'Arte! (ché secondo me è sempre buon segno quando riesce ad essere così popolare).

Gillipixel ha detto...

@->Kika: grazie a te, Kika, che vai sempre a tirar fuori questi artisti interessanti :-) e poi, stavolta, davvero, non era poi così tanto "minore" :-) c'è anche da tener conto del discorso della "prospettiva culturale", infatti...dall'idea che mi sono fatto, questo Homer, nell'ambito della cultura americana è piuttosto importante...e da oggi, anche nell'ambito delle mie conoscenze di appassionato d'arte della domenica :-)

Davvero una bella scoperta :-) ciao, alla prossima "sfida" :-)

Bacini da Springfield :-)