venerdì 6 giugno 2014

Le muse di Kika van per pensieri: Hans Zatzka (1859-1945)

Oggi Kika, inseguendo idealmente le tracce di un soggetto smeraldino ed acquoreo da intonare al tema dei sandali proposto nei giorni scorsi, ci porta a conoscere un pittore austriaco vissuto tra le metà dei due secoli che ci hanno preceduto: Hans Zatzka (Vienna, 8 marzo 1859 – Vienna, 17 dicembre 1945). L’opera presa in considerazione s’intitola “A water idyll” (in italiano potrebbe suonare “Un idillio acquatico”), e ci introduce già direttamente nel vivo del “significare artistico” di questo autore, che a mio avviso si può riassumere con un'espressione del tipo: “poetica del non impegno”. 

Passando in rassegna anche altre opere di Hans Zatzka, mi pare di poter affermare che la sua maggiore “preoccupazione artistica” fu di mantenere le tematiche rappresentate sempre “in superficie”. Tutta la sua ricerca creativa si sviluppò ed articolò nell'ambiente viennese che gli diede i natali, dove si distinse fra l'altro anche come decoratore ed esecutore di affreschi in ambienti “ufficiali”. A differenza di molti altri artisti della sua epoca, Zatzka non accolse le influenze impressionistiche, ma nemmeno le inquietudini della Secessione, altro grande movimento culturale che doveva essergli ben più familiare, essendosi sviluppato a partire proprio dalla sua città. Compì invece vari viaggi in Italia, attingendo forse linfa creativa di preferenza dalla nostra lunghissima tradizione artistica.

Sia per le tematiche scelte di volta in volta, sia per le soluzioni espressive adottate nelle proprie rappresentazioni, Hans Zatzka si attenne sempre ad una sorta di “accademismo patinato”, che ci consente di parlarne ancora oggi come di un artista “non problematico”. “Problematizzare” la vita: è questa una delle prospettive a partire dalla quale può essere visto l'operato creativo di un artista. Per meglio chiarire il concetto, mi piace ritornare su un curioso fatterello illustre da me altre volte citato, apparentemente del tutto estraneo all'arte: l'aneddoto del piccolo Gauss. 

Secondo la leggenda, il futuro grande matematico Carl Friedrich Gauss (1777-1855), all'epoca ancora fanciullo, si trovava un giorno in classe con tutti i compagni, quando il maestro, forse per aver agio di sbrigare altre sue faccende, assegnò loro un compito alquanto pedantesco, giusto per tenerli impegnati un po', ossia eseguire la somma di tutti i numeri da 1 a 100. Tutti i ragazzini si misero di buona lena ad aggiungere numero su numero, tutti tranne il piccolo Gauss, il quale, considerando i dati a disposizione da un punto di osservazione per così dire “più panoramico”, e notando che essi erano molto più sinteticamente ragruppabili in 50 coppie la cui somma dava di volta in volta sempre 101 (1+ 100 / 2 + 99 / 3 + 98 / e così via, sino a 50 + 51), non fece altro che eseguire la ben più immediata moltiplicazione 50 x 101, ottenendo in un attimo il risultato, 5050, che gli amichetti intorno si arrabattavano ad inseguire con lungo sforzo. Gauss non si era limitato ad accogliere passivamente i dati a disposizione, ma “problematizzandoli”, era riuscito a “far dire” loro qualcosa di nuovo.

Trasponendo un po' forzatamente il ragionamento sul piano dell'arte (con tutte le rigorose distinzioni e differenze del caso), possiamo allora parlare anche qui di due grandi categorie di autori: quelli “problematici” e quelli “non problematici”. I primi assumono con la propria opera i “dati della vita” e li rielaborano in un discorso originale in grado di mettere in luce nuovi risvolti di senso. I secondi, al pari dei pedanti compagnucci del piccolo Gauss, si limitano a prendere atto degli “oggetti del mondo”, ragionando intorno ad essi senza mai discostarsi dall'ambito della consuetudine e del già detto. E proprio nella schiera di questi secondi è annoverabile Hans Zatzka (non ingannino le espressioni "oggetti del mondo" o "dati della vita", in relazione ad un pittore che era solito ritrarre di preferenza ninfe ed altre amenità mitologiche: più generalmente, il riferimento va rivolto invece alle componenti fisiche prese come dato di partenza del dipingere: la luce, i colori, i volumi, ecc.).

Per concludere le mie considerazioni “a latere” dell'opera del pittore austriaco, azzardo anche una genesi ed un percorso storico-iconografico, che mi sembra di poter attribuire alla sua predilezione per una figuratività così “patinata”. Possiamo considerare le ninfe e le eteree figure perennemente “bucolicheggianti” di  Zatzka, in prima battuta come pronipoti dei paffuti angioletti voluti da Raffaello a contorno della sua celeberrima “Madonna Sistina” (1513), e ad  un secondo livello, come nipoti del patinatissimo Gesù Bambino (1655 circa) di Bartolomè Esteban Murillo, divenuto quasi prototipo della più classica delle immaginette da Prima Comunione.
"La madonna Sistina" (1513) - Particolare - Raffaello Sanzio 
"Il buon pastore" (1655 circa) - Bartolomè Esteban Murillo

L'indagine fisiognomica di oggi mi ha messo alquanto in difficoltà, nonostante ci fosse più scelta, essendo ben tre i visi femminili ritratti. Mi sono concentrato sulle due figure in piedi a sinistra. 

La primissima signora abbigliata di verde-azzurrino, con la brocca in mano, è stata quella che mi ha creato il più intenso dissidio fisiognomico. Assomiglia infatti tantissimo ad una persona che conosco nella “vita comune”, una perfetta “non vip”. Ho trovato anche su facebook una foto che sarebbe stata perfetta, ma ovviamente non posso permettermi di riportarla qui, senza il consenso dell'interessata. Mi limito dunque a proporvi una somiglianza assai precaria con un volto famoso, premettendo però che si tratta di un tentativo al limite della “truffa fisiognomica”.
Si tratta dell'attrice Eva Grimaldi, che personalmente ricordo con simpatia al fianco di Massimo Boldi, nel leggerissimo filmetto del 1988, “Mia moglie è una bestia” («...non di solo Eisenstein e Pasolini vive l'uomo...»). Lo so, «...non ci rassomiglia [quasi] pe' 'gniente...», ma è stato il meglio che ho saputo fare pur di non dare per perso definitivamente questo caso, e più che altro per mitigare lo scorno subito con l'inattingibilità di quel volto dal mondo delle donne “non celebri”.

Forse un po' più centrata è la similitudine con la seconda dama da sinistra, la giallo abbigliata reggente il retino.
Si tratta in questo caso della bravissima attrice comica Anna Marchesini, della quale sono andato a pescare una foto giovanile, per rendere un po' più plausibile il raffronto.

Concludendo così anche questa puntata della rubrichetta “Le muse di Kika van per pensieri”, andiamo ora insieme a fare un salto da Kika, per scoprire quali fantasmagoriche sorprese ci ha riservato in tema di abbigliamento, da abbinare alle protagoniste dell'opera di  Hans Zatzka.

4 commenti:

Kika ha detto...

Ciao Gilli, nel weekend ho avuto un po' di alti e bassi che mi hanno distolto dal web, ora eccomi qui! Devo confessarti una cosa... avevo già sbirciato il tuo post venerdì notte, perchè sono arrivata in ritardo con la pubblicazione e quindi non ho resistito a dare un'occhiata al tuo prima di lanciare il mio :P Comunque non c'era pericolo di sovrapposizioni: come al solito tu hai saputo approfondire meglio di me (e di come si presta il mio blog) il discorso artistico, arrivando a spunti apparentemente lontani e sorprendenti come la storiella di Gauss (buona a sapersi!) mentre io, nuotando in superficie (tanto per restare in tema con l'acqua :)) ho scovato la faccenda dei cellulari.
Lunga vita alla nostra rubrica incrociata! :)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: mi permetto di dissentire dalla sua analisi, cara collega Kika :-) il tuo modo di affrontare l'opera in questione non è secondo me meno profondo del mio, soprattutto nella parte in cui scegli gli abbinamenti con la moda, perché la tua è sempre un'operazione di decodificazione di un linguaggio estetico-visivo, che vai poi a riscoprire negli accessori e nei vestiti che proponi...questa non è un'operazione semplice, anzi...se un appassionato di arte sa fare una cosa del genere, vuol dire che è arrivato a padroneggiare i linguaggi visivi degli artisti, o perlomeno che sa sintonizzarsi con essi, riconoscendoli anche quando sono poi applicati in contesti più semplificati...perché l'arte, quando cavalca l'onda della novità, è come il linguaggio proposto dai grandi poeti, nei primi momenti è riservato a pochi...ma poi il messaggio passa anche nel parlato comune (seppure magari solo in minima parte), ma non tutti se ne accorgono...

Evviva, evviva, la rubrichetta nostra :-)

Bacini in superficie :-)

friedenlinde ha detto...

Come sempre i tuoi approfondimenti sono super esaustivi Gilli, e il tuo modo di raccontare cose "accademiche" in toni leggeri sempre piacevolissimo da leggere!
Divertente la storiella di Gauss..! e beh, sarei sicuramente stata nella schiera dei ragazzini che contavano i numeri uno ad uno :P perché io e la matematica abbiamo litigato da piccoli!
Il dipinto mi piace moltissimo, in effetti data l'epoca storica e le influenze artistiche del contesto della secessione viennese, stupisce non vedere affatto queste influenze "di moda" a quel tempo nel dipinto, che invece come hai fatto ben notare si rifà a correnti e soggetti ben più lontani nel tempo. Che l'autore fosse un amante di soggetti e tecniche classiche e poco incline al modernismo dell'epoca? Davvero interessante! Ecco perché amo la vostra rubrichetta :) fa scoprire opere altrimenti sconosciute ai più (e anche a me nonostante mastichi un po' di arte, ma è sempre troppo poca!)

Gillipixel ha detto...

@->friedenlinde: grazie, Frida :-) mi fa molto piacere che tu apprezzi le mie scribacchiate d'arte :-) anche se magari non faccio discorsi coerentissimi :-) o lineari, o propriamente attinenti all'artista analizzato (spesso perché c'è poco materiale critico o informativo a disposizione), cerco sempre di proporre delle suggestioni, che poi possano stimolare una riflessione o la curiosità ad approfondire...

Per la scelta degli artisti, devi ringraziare soprattutto Kika :-) anche io, grazie a lei, sto scoprendo tanti autori meno noti, ma pur sempre degni d'interesse...

Anche io, se fossi stato in classe col piccolo Gauss, credo che sarei stato fra quelli che sommavano un numeretto alla volta :-) e ci scommetto che alla fine, avrei dato anche il risultato sbagliato :-D Il fatto è che la matematica mi è sempre anche piaciuta, ma avevo due nemici contro di me: la mancanza di talento (intendo quello vero, la mentalità matematica vera e propria) e la distrazione :-)

Insomma, questi miei scritti non sono roba da esperti :-) io non sono un esperto, ma sono un po' come delle chiacchierate fra amici, in piena libertà, come si potrebbero fare al bar :-)però con il vantaggio che (almeno spero) non scadono a livelli d'argomenti da bar :-)

Ciao Frida, grazie per il tuo simpatico commento :-)

Bacini da bar :-)