Arriverà poi l’inverno
e non saremo pronti
ma solo convinti
di esserci preparati.
Del presente conta molto
più la parte già vissuta.
Le fibre dei muscoli,
il flusso del sangue,
non sono mai adesso.
L’istmo dei respiri
sempre s’aggrappa al domani,
sottile crine di Crono.
Liberati dalle sue rime
remiamo fra i rottami del tempo.
Siamo ridicoli fino a perdere ritmo
pur di scavalcare l’attimo che è ora.
Ed esso lo sguardo
contro ci rivolta,
il sorriso fuggente;
dall’illusoria nicchia
del suo “già stato”,
beffardo ci rinfaccia:
«Eppure io non ero niente!».
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