domenica 23 maggio 2010

Di formichine digitali e di umanità frequenziale


A volte ho l'impressione che la vita sia questione di frequenze. Si vede che ho passato una settimana a ri-sintonizzare i canali della tele alla ricerca del “digitale purpureo”, vero?
Non a caso la vita è anche questione di metafore.
O meglio, di incasellamenti mentali.
Le attività che svolgiamo con una certa ripetitività, dalle più banali e meccaniche a quelle che maggiormente comportano l'impiego di notevoli “pacchetti” intellettivi, tendono a trasmettere la propria forma al nostro modo del momento di vedere il mondo.
Il fenomeno si può assaporare benissimo come conseguenza dell'uso del pc, ma è solo il caso più evidente. Quando mi succede di usare con una certa assiduità un certo programma, mi piglia la tendenza a vedere il mondo secondo gli schemi mentali dettati da quel programma. Vedo ad esempio le persone fluttuare dentro le cellette di excel, e se per caso si tratta di una bella figliola per strada, mi vien voglia di trascinare la sua casellina per duplicarla lungo una colonna di piacevoli rifrangenze muliebri reiterate.
Oppure mi ritrovo in luoghi brulicanti di situazioni che mi piacerebbe mandare indietro cliccando le rassicuranti e bluastre tonalità della freccettina «undo», o ancora di facce da rettificare col «timbro clone» di photoshop, di atmosfere cupe da stemperare affidandomi alla sequenza «Immagine / regolazioni / contrasto automatico».

Ma anche certi impegni più propriamente fisici, se eseguiti con una qualche ripetitività in periodi ravvicinati, sono in grado di impostare le coordinate dei nostri orizzonti filosofici, ossia di metaforizzare secondo i propri schemi il nostro modo di vedere la vita.
Questo punto tra l'altro, pur nella marginale ed animalesca mia enunciazione, ha anche qualcosa a che vedere con ciò che il filosofo francese Jacques Derrida considerava la più importante eredità ancora “fruibile” della tradizione del pensiero marxiano. Ossia la stretta “comunicanza” (portate pazienza, quando la lingua italiana non ha le parola che mi servono, io me le faccio in casa come i tortellini in brodo...) che intercorre fra dimensione materiale ed aspetti spirituali del vivere, tra il basso e l'alto dell'esistenza. In questa ottica addirittura, non ha tanto senso nemmeno parlare di «basso» e di «alto»: cervello ed intestino, i due grandi cugini del nostro corpo, hanno pari dignità nell'economia di significati del nostro radicamento nella spazio-temporalità.

Ma cosa c'entra tutto questo con le frequenze, il digitale e, come fra poco scoprirete, anche le formichine?

C'entra perché mi sono accorto stamattina che la ricerca ripetuta diverse volte negli ultimi giorni delle frequenze della nuova “fantasmagorica” offerta del digitale terrestre, ha finito per definire lievemente la mia inquadratura dei fatti della vita di questi giorni.
A forza di vedere la barretta azzurrina che scorreva lungo la banda DBT alla ricerca di nuovi canali, mi son ritrovato a considerare l'ambito esistenziale individuale di ciascuno al pari di una frequenza.
Cerco di spiegarmi meglio, se ci riesco.

Sembra incredibile la percezione di quante infinite realtà potenziali sono distribuite per il mondo, mentre a noi tocca solo la nostra contingente, circoscritta, limitata e sostanzialmente racchiusa entro confini ristretti. Se si pensa quanto dolore c'è nel mondo, quanta gioia anche, quanta tristezza, quanta malvagità, quanta dedizione, quanto sacrificio, quanta sete di bellezza più o meno placata o placabile, allora la similitudine con una certa frequenza per simboleggiare la nostra porzione minimale e riservata di vita, non appare più così fumosa.
Non importa se per caso ti chiami Obama o Berlusconi, oppure con infinita più insignificanza Gillipixel: quel che rimane è il fatto di vivere ciascuno sulla propria frequenza, che è una, individuale e particolare. Certo, sulla loro frequenza ci sono programmi più vari ed interessanti, ma ogni individuo può dire di essere sintonizzato su una frequenza che è solo sua.
Badate che non mi riferisco al mio solito refrain dell'«asocialismo». E' un dettaglio più sottile. Non c'entra il fatto di vivere vite più o meno intense, più o meno dense di avvenimenti e contatti con gli altri. Ognuno è sulla propria frequenza, nel suo “qui ed ora” che, pur sembrando crudele, poco o nulla riesce a spartire con la sofferenza di migliaia di altri individui all’altro capo del mondo, o coi successi o gli insuccessi di tanti altri.

Non vi sembra ancora abbastanza inutile ed ozioso come ragionamento? Non è abbastanza contorto e folle?
Allora sentite qui: l’impressione delle frequenze esistenziali mi si è acuita in mente subito dopo, passeggiando nel giardino ed avvistando alcuni piccoli domicili di formichine. Se le frequenze delle vite degli uomini mi erano apparse distanti pur nella loro amalgama essenziale, le frequenze del mondo delle formiche mi si sono parate dinnanzi come coordinate di un universo parallelo. Va beh, avevo promesso di spiegarmi meglio, ma mi sa che non ci sono riuscito granchè.

Ad ogni modo, mi sono soffermato ad osservare un attimo il lavorio intenso che c’era laggiù. Una vita piccola, nella sua dimensione particolare, dove forse di tanto in tanto, un formico si può anche innamorare di una formica, ho pensato. E chissà, invece delle tette grandi, magari da quelle parti vanno per la maggiore le antenne sinuose, vai a sapere…
Fatto sta che vi dirò, cari amici viandanti per pensieri, ero un po’ triste prima di aver visto quei delicati e trafficati montarozzi di granellini polverosi. Lo son rimasto anche dopo, ma con più leggerezza.



2 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

ok ognuno viaggia sulla sua frequenza, quindi oscilla, è un segnale che si muove, un'onda e le onde, i segnali sono tutti nello stesso mezzo di trasmissione, sono tutti lì e anche se sono convinti di esser soli, non lo sono ne possono esserlo :-) gilly siamo tutti nello stesso formicaio e se sei triste tu lo sono anch'io e se sono felice io un po' lo sei anche tu e così via ... baci buddisti

Gillipixel ha detto...

@->Farly: a questo non avevo pensato :-) lo vedi che i tuoi commenti sono fondamentali, cara Farly? :-) io l'avevo buttata più sull'isolamento, ma giustamente cosa si ha una metà di chimera a fare, se non per ricordare che siamo tutti uniti in un continuum? :-)
bacini chimerici continuati