Cari amici viandanti per pensieri, anche oggi non ho proprio niente da dirvi.
E grazie al Caucaso, ribatterete voi...
No, ecco, lo so, se non si ha nulla da dire, si dovrebbe tacere, ma passavo solo per farvi un saluto veloce, in attesa del ritorno di qualche pensiero degno di questo nome nel mio cranio momentaneamente tabula rasato.
Il timore reverenziale per la pagina bianca, l'horror vacui narrativo, s'impossessano anche dei migliori, figuriamoci di me...
Sto leggendo però alcuni libri che mi stanno regalando buone soddisfazioni. Innanzitutto, vi confesso che il mio ennesimo tentativo con "L'uomo senza qualità" di Musil è anch'esso fallito miseramente. Niente da fare, per ora rimane sempre troppo ostico, ma non dispero di riuscire un giorno o l'altro.
In compenso, come dicevo, sto portando avanti in parallelo tre tometti niente male.
Il primo è quel classicone di "Don Chisciotte", una delle pietre miliari che hanno tracciato la via alla nascita del romanzo moderno. "Don Chisciotte" mi fa ridere di dentro, e questo è un suo grande pregio. Ha inaugurato un nuovo modo ironico di considerare la vita: se oggi sappiamo ridere della vita in una certa misura amara e surreale, lo dobbiamo un po' anche a Cervantes (oltre che a kafka).
Altro libro di questo mio periodo muto, è "Life", la biografia di Keith Richards, scritta da lui medesimo. Anche questo è proprio un buon libro.
Le vite dei rocker sono sempre affascinanti da leggere. Lessi già naturalmente quella di Jim Morrison e poi quella di Lou Reed. Le rock star sono esseri mitologici ed enigmatici che continuano a manifestarsi in questa nostra epoca che pretenderebbe di aver agguantato livelli assoluti di razionalità e spiegazione piana dell'esistere.
Non ne ho letto tanto, finora, ma Keith Richards si sta rivelando un personaggio positivo. Può sembrare strano a dirsi, se calcolate che questo tizio, tanto per dire, si è fatto di ogni droga immaginabile e non si è certo distinto per uno stile di vita da portare come modello ai proprio nipotini.
Ma con i rocker, tutto ciò non importa. Vivono una vita di esagerazioni anche per noi, esplorano dimensioni della vita sempre al limite, si lanciano in incursioni talvolta anche drammatiche nei regni più oscuri dell'umano sentire, per ritornare a raccontarci cosa succede dall'altra parte. Non saranno dunque assoggettabili senza stridori al giudizio usato ordinariamente nell'ambito della morale comune, ma c'è un tratto fortemente "morale" che accomuna tutti i rocker: attraversando le proprie vite esageratamente sopra le righe, loro fanno una cosa in cui credono intensamente e vanno sempre fino in fondo.
E Keith Richards non viene naturalmente meno a questa regola.
L'altro libro della mia triade di letture del momento è ancora una biografia, quella del magmatico filosofo Friedrich Nietzsche. E' scritta da un altro cavallo pazzo, Massimo Fini.
Anche in questo caso, sto scoprendo una personalità che poco mi sarei aspettato. Voglio dire, di Nietszche avevo un'idea di personaggio vulcanico, di una testa calda, di un ribelle idomito. Invece no: a quanto pare, più che il suo beneamato superomismo, si può dire che a Nietzsche si addicesse un ben più blando "posa-pianismo". E' proprio così infatti che lo definisce di preferenza Fini: un posapiano.
Un libro che si legge volentieri pure questo, insomma, anche per un'altra sorpresa, fra le altre cose, che vi si rinviene nello scoprire lo sgangherato e trombonesco stile di vita di un altro momunento della cultura teutonica, Richard Wagner.
Sì, va beh, mi direte voi a questo punto, ma con tutte queste letture, e chi ci va a lavorare? E chi le disbriga tutte le altre incombenze della vita quotidiana?
Presto detto: quelle non toccano mica a Gillipixel. Quelle le lascio tutte a "quell'altro", ossia alla parte di me deputata all'ordinaria amministrazione esistenziale.
Insomma, cari amici viandanti per pensieri, se voi avete un po' di pazienza, io intanto aspetto.
Aspetto di avere nuove idee per scrivere ancora qualcosa di buono. D'altra parte, non mi stupisco nemmeno tanto di questa mia arsura concettuale, perchè c'è poca voglia di sognare in giro, si percepisce nell'aria.
Non c'è da stupirsi, d'altra parte, se ad esempio pensiamo che si sentono anche infelici slogan di pubblicità automobilistiche scimmiottare Shakespeare, pretendendo di spacciare prodotti fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni.
Uno ha un bel da leggere Don Chisciotte, Keith Richards, Nietzsche...ma poi non è una gran consolazione pensare di essere arrivati al punto di accontentarci di un sogno di lamiera.
E grazie al Caucaso, ribatterete voi...
No, ecco, lo so, se non si ha nulla da dire, si dovrebbe tacere, ma passavo solo per farvi un saluto veloce, in attesa del ritorno di qualche pensiero degno di questo nome nel mio cranio momentaneamente tabula rasato.
Il timore reverenziale per la pagina bianca, l'horror vacui narrativo, s'impossessano anche dei migliori, figuriamoci di me...
Sto leggendo però alcuni libri che mi stanno regalando buone soddisfazioni. Innanzitutto, vi confesso che il mio ennesimo tentativo con "L'uomo senza qualità" di Musil è anch'esso fallito miseramente. Niente da fare, per ora rimane sempre troppo ostico, ma non dispero di riuscire un giorno o l'altro.
In compenso, come dicevo, sto portando avanti in parallelo tre tometti niente male.
Il primo è quel classicone di "Don Chisciotte", una delle pietre miliari che hanno tracciato la via alla nascita del romanzo moderno. "Don Chisciotte" mi fa ridere di dentro, e questo è un suo grande pregio. Ha inaugurato un nuovo modo ironico di considerare la vita: se oggi sappiamo ridere della vita in una certa misura amara e surreale, lo dobbiamo un po' anche a Cervantes (oltre che a kafka).
Altro libro di questo mio periodo muto, è "Life", la biografia di Keith Richards, scritta da lui medesimo. Anche questo è proprio un buon libro.
Le vite dei rocker sono sempre affascinanti da leggere. Lessi già naturalmente quella di Jim Morrison e poi quella di Lou Reed. Le rock star sono esseri mitologici ed enigmatici che continuano a manifestarsi in questa nostra epoca che pretenderebbe di aver agguantato livelli assoluti di razionalità e spiegazione piana dell'esistere.
Non ne ho letto tanto, finora, ma Keith Richards si sta rivelando un personaggio positivo. Può sembrare strano a dirsi, se calcolate che questo tizio, tanto per dire, si è fatto di ogni droga immaginabile e non si è certo distinto per uno stile di vita da portare come modello ai proprio nipotini.
Ma con i rocker, tutto ciò non importa. Vivono una vita di esagerazioni anche per noi, esplorano dimensioni della vita sempre al limite, si lanciano in incursioni talvolta anche drammatiche nei regni più oscuri dell'umano sentire, per ritornare a raccontarci cosa succede dall'altra parte. Non saranno dunque assoggettabili senza stridori al giudizio usato ordinariamente nell'ambito della morale comune, ma c'è un tratto fortemente "morale" che accomuna tutti i rocker: attraversando le proprie vite esageratamente sopra le righe, loro fanno una cosa in cui credono intensamente e vanno sempre fino in fondo.
E Keith Richards non viene naturalmente meno a questa regola.
L'altro libro della mia triade di letture del momento è ancora una biografia, quella del magmatico filosofo Friedrich Nietzsche. E' scritta da un altro cavallo pazzo, Massimo Fini.
Anche in questo caso, sto scoprendo una personalità che poco mi sarei aspettato. Voglio dire, di Nietszche avevo un'idea di personaggio vulcanico, di una testa calda, di un ribelle idomito. Invece no: a quanto pare, più che il suo beneamato superomismo, si può dire che a Nietzsche si addicesse un ben più blando "posa-pianismo". E' proprio così infatti che lo definisce di preferenza Fini: un posapiano.
Un libro che si legge volentieri pure questo, insomma, anche per un'altra sorpresa, fra le altre cose, che vi si rinviene nello scoprire lo sgangherato e trombonesco stile di vita di un altro momunento della cultura teutonica, Richard Wagner.
Sì, va beh, mi direte voi a questo punto, ma con tutte queste letture, e chi ci va a lavorare? E chi le disbriga tutte le altre incombenze della vita quotidiana?
Presto detto: quelle non toccano mica a Gillipixel. Quelle le lascio tutte a "quell'altro", ossia alla parte di me deputata all'ordinaria amministrazione esistenziale.
Insomma, cari amici viandanti per pensieri, se voi avete un po' di pazienza, io intanto aspetto.
Aspetto di avere nuove idee per scrivere ancora qualcosa di buono. D'altra parte, non mi stupisco nemmeno tanto di questa mia arsura concettuale, perchè c'è poca voglia di sognare in giro, si percepisce nell'aria.
Non c'è da stupirsi, d'altra parte, se ad esempio pensiamo che si sentono anche infelici slogan di pubblicità automobilistiche scimmiottare Shakespeare, pretendendo di spacciare prodotti fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni.
Uno ha un bel da leggere Don Chisciotte, Keith Richards, Nietzsche...ma poi non è una gran consolazione pensare di essere arrivati al punto di accontentarci di un sogno di lamiera.
19 commenti:
Vivono una vita di esagerazioni anche per noi, esplorano dimensioni della vita sempre al limite, si lanciano in incursioni talvolta anche drammatiche nei regni più oscuri dell'umano sentire, per ritornare a raccontarci cosa succede dall'altra parte.
Il post mi piace, ma su questo, scusa Gilli, ma mi permetto di dissentire e non per moralismo, anzi, fanno benissimo le rockstar a far quello che fanno.
E' che francamente, e perdona la punta vagamente polemica, mi sembra un po' ingenuo e romantico, pensare che Richards e soci si trombino groupies e si dedichino alla vita spericolata per condurre "ricerche folisofico-socio-esistenziali" a mio beneficio.
Mi sta anche bene che da cio' possano trarre ottimo materiale per la loro musica, ma dai, che Richards si dedichi ai party selvaggi per fungere da cavia e tornare a raccontarmi quel che succede dall'altra parte mi sembra un po' tirato per i capelli.
Una funzione pedagogica dei droga & sex party delle rockstar mi sembra davvero difficile da immaginare.
Ho letto tante biografie di rockstar e ne ho tradotta una (sulla morosa di Morrison e Morrison) ma chi anche come Morrison si spingeva al limite, lo faceva pro domo sua (e mi va benissimo) e non per tenere dei corsi universitari.
Lo dica senza vis polemica, e' solo la mia modesta opinione.
Spero si sia capito.
:-)
Ciao, bel post.
E comunque se lo fanno per me, Richards potrebbe anche invitarmi ogni tanto, no?
Accetterei al volo.
:-)
Premesso che mi sono sempre garbati assai gli Stones, ben più bei Beatles, voglio citare Alberto Arbasino: "Tante droghe, tanti eccessi, e per produrre cosa, poi? Cos'avrebbe dovuto fare Bach, mettersi un DC9 nel culo?"
@->Yoss: eheheheh :-) non ci crederai, caro Yoss, ma sono d'accordo al 100% con te :-)
E mi spiego meglio, altrimenti si potrebbe parlare senza tema di smentita di palese sdoppiamento della mia personalità :-)
Se è quello ciò che si è capito da quanto ho scritto, le considerazioni sono due:
prima cosa, mi sono spiegato da cani :-)
Seconda cosa, si è capito proprio come se avessi detto una stronzata colossale :-)
Ma siccome, pur essendo venuta fuori, non era mia intenzione dirla, cerco di spiegare meglio...
E' naturale che nessuna rockstar si è mai posta nella sua vita la questione di stare compiendo una "missione" :-) ma non gli passa nemmeno per la capa, ed è stragiusto così...
E' chiarissimo che ciascuno agisce esattamente per i cazzacci suoi e vivono quelle vite perchè sentono l'istinto di fare così, per farsi i "loro" soldi, le "loro" chiavate, per la ricerca dei "loro" sballi, delle "loro" estasi, della "loro" fama, ecc...
Quello che intendevo dire è che il prodotto di tutto ciò si concetizza in un "ritorno estetico" anche per il comune vivente che va in ufficio tutti i giorni :-)
Ora, anche questo è discutibile, ma è una stronzata meno grave di quella che si era capito dalla mia lacunosa spiegazione :-)
Dunque, non è che i rocker si pongano nessun obiettivo pedagogico...eppure possono essere visti come "esempi di passione" nel fare una cosa con tutta l'anima (e qui ti concedo che sia una visione romantica, ma io credo anche un po' vera :-)
Dalle poche pagine della vita di Keith Richards che ho letto, sono venuto a conoscenza di un uomo che molto ha vissuto per la sua chitarra, come strumento di trasmissione della bellezza...questo è quello che conta e questo è l'aspetto che, seppur in modo anomalo e un po' forzato, ho definito "morale"...
Per il resto, è chiaro che rimane un egoista sopraffino e non gliene frega una beata di dare nessun esempio, nè messaggi, nè insegnamenti...e per fortuna che è così :-)
E parafrasando una strepitosa frase di un film di David Lynch, "Strade infinite", aggiungerei pure che "...ha visto più passera quel bastardo di una tazza del cesso..." :-D
Poi, va da sè: se ti capitasse di essere invitato ad una festa a casa di Keith, magari metti una buona parola per me...se rimane un posto, vengo volentieri...anche solo a servire da bere o a mettere le giacche nel guardaroba :-)
Niente, ciao Yoss, ho cercato di spiegarmi meglio, ma non è detto che non abbia detto vaccate ancor più grandi :-)
Grazie del commento, è sempre un piacere quando intervieni :-)
@->Myollnir: io invece sono un beatlesiano inveterato, Myoll :-)
Ma sono anche convinto che sia una distinzione fittizia che ha in fondo poco senso...mi piacciono sia gli Stones che i Beatles, però in questi ultimi sento una maggior versatilità creativa...Poi sono gusti personali, of course...
Non è questione di categorie, ma il punto sta nel sentirsi di volta in volta un tutt'uno con una certa canzone, sentirla come se fosse stata non scritta per noi, ma scritta a partire dal di dentro di noi :-) e non so se mi spiego...
Le canzoni e le musiche più belle sono quelle che ti sembra di averle avute da sempre dentro l'anima, ed il cantante o il gruppo, o il compositore non ha fatto altro che tirarle fuori...in questo senso, le distinzioni fra beatlesianesimo e Rollingstonismo sono del tutto insignificanti...
Riguardo alla frase di Arbasino, va beh, è simpatica, e si può aggiungere che siamo praticamente obbligati a riconoscere l'immensità di Bach, è un dato di fatto...
Ma detto questo, cosa avremmo dovuto o cosa dovremmo fare? Continuare a scrivere canoni o fughe fino al 4533 dopo Cristo? :-)
Suonerà banale, ma ogni epoca ha la sua musica e la sua arte...E c'è un solo aspetto per il quale il rock è superiore a Bach, ossia la sua capacità di raccontare la nostra epoca epoca specifica...per quanto immenso e superiore possa essere Bach, quel difetto ce l'ha per forza, ossia non saprebbe raccontare i nostri tempi...
Ed è ancor più banale a dirsi, ma da ciò ne consegue che il famigerato DC9, dopo aver mancato il centro con Bach, si ripercuote direttamente nel culo di Arbasino stesso :-)
Infine: è tradizione di questo blog salutare i femminei commenti con un congedo costituito da bacini declinati in multiforme foggia :-)
Ora, non ho capito se sei uomo o donna...nel primo caso, ti ringrazio del tuo commento con una virile ed amichevole stretta di mano :-)
Nella seconda eventualità, fammi sapere, che provvederò a recapitare il dovuto saluto di prammatica :-)
Ciao :-)
Gilli, ho capito e in linea di massima sono d'accordo.
Ti sei spiegato e ti ringrazio.
Tuttavia fra la chitarra e le orge di Richards c'e' una certa differenza.
E ripeto non si tratta di moralismo.
Sono due cose diverse.
Tu dici:
Per il resto, è chiaro che rimane un egoista sopraffino e non gliene frega una beata di dare nessun esempio, nè messaggi, nè insegnamenti...e per fortuna che è così :-)
Si, ok, sono d'accordo, ma il punto a mio modesto avviso e' che non si tratta di egoismo sopraffino, ma di normale amore per i piaceri mondani e della vita.
Non c'e' un "messaggio" in uno che si diverte, mangia, beve o tromba.
Non e' un egoista sopraffino: e' un uomo (o una donna, potrebbe essere anche Janis Joplin) che si diverte.
Secondo la mia modesta opinione e' sbagliato attribuire un valore "passionale" che trasmette qualcosa, ai loro bagordi.
Semmai lo fa la musica, non lo stile di vita che e' accessorio e parecchio improntato al ricevere attenzione dai media.
Mi stupisco che uno come te sempre cosi' attento a cogliere (giustamente e lo sai che apprezzo) la superficialita', non lo rilevi.
Quello di confondere la vita dell'artista con la sua arte, secondo me e' una tendenza che ci portiamo dietro dal Romanticismo.
Rimbaud ha messo una grande passione nella sua vita spericolata, ma ha scritto delle magnifiche poesie, ed e' per quelle che lo ricordiamo.
Se Richard non fosse il gran compositore che e', difficilmente presteremmo attenzione ai suoi bagordi.
Anche quelli del Grande Fratello si danno ai bagordi.
Ma per fortuna ce li scordiamo.
Poi per carita', evviva i party selvaggi, evviva godersi la vita.
:-)
Masculo... grazie per la stretta di mano. Ma non era stata abolita 70 anni fa?
;-)
btw
http://24.media.tumblr.com/tumblr_lg45of2RTK1qbl4e7o1_500.gif
Relata refero (non gli piacciono i beatlesiani).
http://24.media.tumblr.com/
tumblr_lg45of2RTK1qbl4e7o1_500.gif
Ooops!
Unire le due righe...
un amico mio diceva che la creatività nasce dagli squilibri emotivi, quindi i molto creativi Stones, seguendo la sua linea, non potevano che essere molto squilibrati. negli eccessi io ci vedo il disagio, il malessere di vivere, l'assenza di equilibrio interno, li vedo come una fase della vita in cui l'individuo pensando di divertirsi esorcizza i suoi personali mostri. se ci riesce diventa keith richards, se non ci riece diventa jim morrison cioè defunto. da loro imparo quando fermarmi, godo di ciò che ci hanno trovato nel mondo del disordine e in fondo in fondo, di cosa fanno non mi frega niente... però sono contenta che tu ci scriva sopra dei bei post
bacini psico-rockettari
@->Yoss: grazie per la tua ulteriore puntualizzazione, Yoss :-) l'ho apprezzata e alla fine ne è uscito un mini-dibattito che mi è piaciuto :-)
Certo, certo, è per la loro arte che ci sono cari e li ricordiamo, non per i loro bagordi :-) Ecco, devo dire che mi hai aiutato a focalizzare meglio il mio pensiero, che alla fine è molto vicino al tuo, anche se io magari ho fatto un po' di confusione romanticheggiante :-)
D'altra parte (e questo lo dico in aggiunta a tutto il discorso), la vita delle rockstar può essere anche vista come un banco di prova per l'intelligenza media diffusa :-)
Chi cerca di imitarli in tutto e per tutto, senza tuttavia considerare che fra le persone normali e loro ci stanno di mezzo due "piccoli" particolari di differenza, ossia il talento artistico e quindi una personalità in qualche modo eccezionale, si comporta come quelli che la domenica pomeriggio inforcano una moto da 300 cavalli (non so se esistono...:-) e girano per strada credendosi Valentino Rossi, rapando le curve col ginocchio ed incollandosi ad un metro dietro un Tir come se fosse Jorge Lorenzo...fino a quando poi non vengono tassativamente smentiti dalla durezza dialettica di un platano lungo un viale :-)
Idealizzare la trasgressione dei rocker è una cosa che forse abbiamo fatto un po' tutti, da ragazzi...ma in fondo lo sapevamo che era un po' come quando si vede un film di guerra o un thriller: ci bastava il fascino ricevuto, il giorno dopo andavamo a scuola come sempre e non era necessario andarsi direttamente ad arruolare nella legione straniera o prendere il patentino da serial killer :-)
Poi crescendo si arriva a capire che la vera trasgressione, in un mondo in cui tutti vogliono fare gli alternativi, è starsene a casa a farsi una ronfata alla domenica pomeriggio, con alcuni buoni libri a disposizione sul comodino :-)
Dico l'ultima e poi chiudo: sempre nell'ambito di questo discorso, da un certo punto della mia vita in poi, ho cominciato a considerare in maniera del tutto nuova l'espressione "poeti maledetti", "artisti maledetti", ecc.
Non la vedevo più come aggettivazione gloriosa ad indicare uno stile di vita trasgressivo e nobilmente anarchico...no, no...ho cominciato a vederlo invece come epiteto da utilizzare in apertura del seguente esplicito invito da indirizzare direttamente ai suddetti artisti e poeti:
“Ma maledetto di un idiota, e piantala di bere come una spugna e di farti come armadillo celibe!!!” :-)
Niente Yoss, erano solo alcune considerazioni aggiuntive confuse e sparse :-)
Grazie ancora per aver vivacizzato il discorso con i tuoi appunti sempre puntuali ed interessanti…
Ciao :-)
@->Myollnir: grazie per i due link, Myoll :-) purtroppo il secondo non si apriva, non so come mai...
Eh, lo so, è dura la vita del beatlesiano :-) sempre preso per il culo da metallari e gente coperta di catene e lucchetti, solo perchè talvolta gli piace indulgere in certe armonie un po' più melodiche ed apprezza i coretti e i contro-canti :-)
Ma tornando a parlare un po' più seriamente, come ti dicevo, secondo me alla fine, la mossa più saggia è sapersi scuotere di dosso le categorie e le classificazioni, e riscoprirsi capaci di apprezzare sia The ace of spades dei Motorhead, sia Blackbird dei Beatles :-)
Va bene allora, vada per la vecchia stretta di mano...è vero, era stata abolita, ma poi anche gli stessi abolitori sono stati aboliti nel frattempo, fino a giungere infine a questa nostra epoca che ci vede ormai un po' tutti bolliti :-)
Ma qui il discorso si farebbe troppo lungo, e quindi, nel nome della tradizione non smentibile da nessuno, ti dico ancora ciao e grazie delle tue visite :-)
@->Farly: grazie mille a te per il prezioso commento, cara Farly :-)
E' vero, pur non essendo una regola matematica ed automatica, capita spessissimo che i grandi artisti vivano vite di eccessi e squilibri emotivi tremendi...
Forse è "in virtù" di questa loro propensione, di questa familiarità con l'estremo, che si ritrovano poi ad esplorare ambiti della psiche e dell'animo umano normalmente preclusi all'ordinario sorbitore di camomilla prima di andare a letto alle 9 e mezza con la borsa dell'acqua calda :-)
E' un po' quello che dicevo a Yoss: non è che con questo scatti la molla irresistibile dell'emulazione...quel che conta è godere della loro arte, continuando noi a vivere le nostre vite ordinarie e lineari...
Ma loro rimangono un po' quella sorta di esploratori del mondo di certi fantasmi inconsci più complessi ed oscuri, che con la loro arte ci aiutano a capire un po' meglio...
Bacini du-ap du-ap :-)
@Farly & Gillipixel
Forse non mi sono spiegato e faccio ammenda, cosi' come cara Farly non mi sembra di aver stroncato il post di Gilli: tutt'altro. Ho solo sollevato una obiezione peraltro garbata su un punto del post.
Mi sembra lecito no?
Vedo di essere piu' chiaro.
Il punto non e' l'emulazione o l'andare a letto alle 10.
Non sto criticando il loro stile di vita, ne' auspicando che si vada tutti a letto alle 10.
Farly, tu scrivi:
negli eccessi io ci vedo il disagio, il malessere di vivere, l'assenza di equilibrio interno, li vedo come una fase della vita in cui l'individuo pensando di divertirsi esorcizza i suoi personali mostri.
Puo' darsi, non lo escludo e in parecchi casi e' vero, ma non di rado gli eccessi sono solamente eccessi fini a se stessi.
Non possiamo attribuire a tutti gli eccessi una valenza dettata da un disagio interno o un male di vivere o lo spleen.
Se permettete, a mio modesto avviso, si tratta di una generalizzazione un po' ingenua e romantica.
Se l'eccesso fosse un sintomo automatico di mal di vivere, ergo un segno di grande profondita' interiore, allora Fabrizio Corona sarebbe come Baudelaire.
E' questo che volevo dire: non e' l'eccesso in se' che fa l'uomo o l'artista.
L'eccesso non e' come l'orecchio musicale, o il senso del colore. Non e' un'arte e non puo' essere utilizzato come una specie di "valore aggiunto" all'artista.
Bach era uno che andava a letto alle 10 ma in termini di sublime profondita' della sua arte non e' meno valido di William Blake che ne faceva di tutti i colori ( e mi piace molto).
E proprio Blake soleva dire "La strada dell'eccesso conduce al palazzo della saggezza", e io sono d'accordo, ma se sei William Blake, oppure se sai - come dice Farly - fermarti in tempo.
L'eccesso non e' una categoria filosofica.
Puo' riflettere o darci qualcosa, ma non e' una categoria della conoscenza.
Altrimenti Fabrizio Corona o Britney Spears sarebbero come il Budda o paragonabili a Bach.
E infine ripeto: ho sollevato una semplice obiezione per discutere garbatamente di una cosa sulla quale io e Gilli la pensiamo diversamente. Non ho stroncato ne' accusato Gilli di nulla.
Credo sia lecito farsi quattro chiacchere no?
:-)
@->Yoss: caro Yoss, ti garantisco che non mi son sentito per nulla stroncato dai tuoi commmenti :-)
Anzi, come già ti dicevo, sono stati un ottimo pungolo per riflettere un po' su ciò che avevo detto, su come la penso su questo tema, e convenire con te che spesso mi faccio trascinare oltre modo da una visione eccessivamente romantica del mondo...
Quando si parla di "dinamiche dell'animo umano", di emozioni e comportamenti, si rischia sempre di cadere nella tentazione di volerci vedere certi meccanismi automatici in virtù dei quali, data una certa premessa x, deve conseguire per naturale derivazione l'effetto y...ecco, mi sa che anche io in questo caso devo essere incappato un po' in questa specie di inganno...
Invece non è affatto così: non c'è una regola deterministica, non ci può essere, soprattutto quando si parla di temi così sfuggevoli come gli eccessi o il talento artistico...
Insomma, nessun problema, mi fanno sempre molto piacere le tue osservazioni, anche quando mi dici che non la pensi come me e soprattutto quattro chiacchiere con te le faccio sempre volentieri :-)
Gilli e' un piacere reciproco, anzi quando si discute con te c'e' sempre modo di imparare qualcosa.
Yossarian
:-)
@->Yossarian: grazie Yoss :-)
Ciao, ho letto questo tuo post, e considerata la tua passione per le biografie e le vite dei grandi Spiriti, mi permetto di consigliarti , sempre su Nietzsche, il bellissimo "La catastrofe di Nietzsche a Torino" di Anacleto Verrecchia; oltre a vantare la testimonianza diretta di chi lo conobbe di persona (l'ultima sopravvissuta della famiglia Fino che lo ebbe ospite in città), il libro contiene pure una folta corrispondenza del filosofo, oltre ad essere uno stupendo affresco sulla Torino dell'epoca (ogni pagina è come uno schermo di una telecamera che ti proietta a quel tempo). Divertente, con ritmo e spietatezza, di risata in risata, mette in croce i limiti del suo pensiero filosofico (considerato dall'autore pura poesia) oltre che essere una potente satira nei confronti di tutti i suoi adoratori successivi. Grazie a questo libro, il Verrecchia entrò nelle grazie di Karl Popper e divenne suo amico nel corso del suo soggiorno viennese. Una lettura che merita e che può vantarsi di essere stata la prima a sfatare il Mito del Nietzsche: ti lascio un link!
http://www.ibs.it/code/9788845254581/verrecchia-anacleto/catastrofe-nietzsche-torino.html
ps: complimenti per il tuo blog, oggi è stata una bella scoperta, arisentirci!
OhMyGod (Massì)
@->Anonimo o OhMyGod: grazie per la dritta...non ho capito se OhMyGod era messo come tuo nickname oppure come esclamazione finale :-) ma va bene in ogni caso :-)
Anche sul libro di Fini viene citato "en passant" il testo di Verrecchia...da quanto mi dici, suona parecchio interessante, vedrò di procurarmelo...ti ringrazio davvero di cuore per le belle parole che mi hai riservato, torna a farmi visita tutte le volte che ti va, sei il benvenuto e mi farà sempre piacere...
Ciao :-)
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