Un tale si era da sempre fatto suo punto d’onore di essere un grandissimo scoreggione. Sentiva di esserlo con gran classe, questo almeno stando al suo modesto parere. Come si fa ad essere scoreggione e di classe? I due termini sembrano elidersi inesorabilmente, senza lasciare scarto alcuno di significato residuale.
Sarà anche così, ma tanto per dirne una, questo nostro amico (perché do per scontato che a questo punto sia diventato anche un po’ amico vostro…) praticava la sua arte badando bene di non eccedere mai in invadenza. Nel caso di minimo sospetto che una sua performance avesse infastidito qualcuno degli astanti, si guardava bene dal dare inizio alle danze. Si esibiva solo quando era certo che la cosa si fosse rivelata foriera soltanto di momenti d’ilarità. Certo, un’ilarità sguaiata e pecoreccia, ma anche proprio per questo, si premurava di conoscere in anticipo il senso di sopportazione all’esser grevi dei potenziali uditori.
Faceva poi capitare le sue eoliche imprese come se derivassero ogni volta dalla massima genuinità ed estemporaneità. Anche di questo andava piuttosto fiero: ci teneva che tutto si presentasse come un evento dal sapore spontaneo e non artefatto (e non fate battutacce sotto in baffi, cambiando alla vigliacca l’indirizzo sensoriale della metafora…). Non da ultimo, fra le numerose altre sue preoccupazioni, c’era anche quella di non mettersi mai sotto vento.
Insomma, scusate se è poco e se non è classe tutto ciò…
Ma questa non è tanto la storia del nostro scoreggione di gran classe, bensì del giorno in cui di questo inusitato virtuosismo artistico venne a conoscenza uno scrupolosissimo e iper-pedante impiegato dell’agenzia di rating «Puzz-al-nas». Negli ultimi tempi, già in diverse occasione, lo zelante operatore economico aveva dato adito nei colleghi d’ufficio a non pochi sospetti di eccessiva intransigenza. Per dirla tutta e in poche parole, c’era chi era ormai convinto che stesse sbiellando proprio.
Si era messo a prendere il suo compito dapprima in misura esorbitante lo stretto ambito economico, e poi via via degenerando, si andava auto-convincendo di essere divenuto un “agente giudicante universale”, investito di una sorta di fatale compito e dovere di esprimere valutazioni su tutte le cose e su tutti gli individui immaginabili.
Quando s’insinuò nella compagnia dello scoreggione di gran classe, l’impiegato lo fece con tutte le accortezze più subdole e surrettizie. Si finse amante della crassa risata e della battuta grossolana, ostentò goliardia oltremodo disinibita, atteggiandosi a grande amicone di tutti. Lo scoreggione di gran classe, rassicurato dalla piega sguaiatamente ridanciana che la serata era andata prendendo, anche proprio grazie alla freschezza godereccia introdotta dal nuovo amico, cogliendo il momento di massima sintonia amicale, si produsse in una delle più ispirate espressioni della propria perizia pneumatica.
«…Pruuuooowwwttthhhnnnzzzssssfffssstrak!!!...» riecheggiò l’acuto, fra gli incontenibili sghignazzi di tutta la combriccola. Risate di tutti, tranne che di uno: il cavilloso impiegato, che estraendo dal taschino la sua tessera di riconoscimento, si accreditò nella sua vera identità di squalificatore planetario: «…Fermi tutti: questa è un’ispezione ufficiale e…», indicando platealmente l’ignaro uomo ventilante, «…questo è uno scoreggiatore sopravvalutato! La tua fama è ingiustificata: ti declasso d’ufficio dal livello tripla A+, alla doppia B-…».
Oltre ad aver rovinato a tutti quanti una serata altrimenti memorabile, non s’immagina nemmeno lo scoramento che l’episodio causò in seno alla povera vittima della degradazione. Da quella sera, non solo non calcò mai più la sua strada espressiva prediletta, ma divenne uno dei più solerti attivisti di “Bi-fi-dus”, il movimento umanitario di lotta acerrima contro il gonfiore addominale.
Dal canto del sofistico “svalutatore” dell’agenzia «Puzz-al-nas» invece, il fatto non fece altro che accrescerne la tracotanza e la boria d’autocompiacimento. Gliele aveva cantate, a quel millantatore di scoreggiato credito!
Da lì in avanti, fu una valanga delirante di onnipotenza declassante.
Un giorno, entrato in un bar, notò un avventore intento a sorseggiare il suo caffè. Nell’atto del rimescolio, una goccia della sua spremuta d'asfalto tracimò inavvertitamente sul bancone. «…Outlook negativo!...» si mise a sbraitare di colpo il segugio impiegatizio alla volta del cliente del bar, «…questo è solo un avvertimento, ma alla prossima mossa falsa, ti declasso a bevitore di caffè AA meno...».
Anche in casa, ormai non lo sopportavano più.
Nel giro di pochi giorni, aveva declassato il tosaerba, la lavastoviglie, la cuccia del cane ed il nonno, rivelandogli spietatamente la triste realtà della sua fulminea trasformazione, in sole poche ore di intervallo, da “esponente della terza età”, ad “anziano”, a “vecchio” infine, e ricevendo in risposta dall’arzillo suocero un’enigmatica sentenza che l’invasato operatore economico fraintese come un non meglio precisato aforisma di Adam Smith, forse letto da qualche parte ai tempi dell’università, però ormai semi-dimenticato: «…Ma va a dà via i ciàp!...».
La nemesi storica era tuttavia appostata dietro l’angolo.
Una sera, dopo aver fatto stancamente l’amore con la moglie, come bizzarro sostitutivo dell’accensione della più classica sigaretta, egli si alzò di scatto dal letto, inveendo, nudo, in faccia alla consorte: «…Ti abbasso il rating: da adesso sei un’amante di classe A semplice…». Il caso volle che l’indomani fosse già stato convocato l’idraulico, per una riparazione alla caldaia. Mentre il solerte declassatore era in giro per le strade della città a seminare sfiducia su cose e persone, la moglie fece in modo che l’aitante operaio la cogliesse casualmente discinta sul divano, nell’atto di prodursi in uno “spread” dalla panoramica apertura assai generosa. Lo sveglio “traffica-tubi” non ebbe bisogno di tante spiegazioni ulteriori, ricordandosi immantinente di una dotazione particolarmente cospicua di “bund” da lui medesimo goduta.
«…Spread - bund…bund - spread…spread - bund...bund - spread…» fu l’anomalo tramestio ritmato che giunse all’orecchio dell’impiegato della «Puzz-al-nas», mentre rincasava anticipatamente con l’intento di attuare qualche altra squalifica domestica a sorpresa. Da sottile esperto di rumors, non gli ci volle tanto per capire la natura di quelle sonorità e, dopo un sacco di tempo a quella parte, si trattò del primo apprezzamento di categoria da lui sentenziato: da sempliciotto doppia C, si auto-promosse a coglionaccio tripla A positiva.
Sarà anche così, ma tanto per dirne una, questo nostro amico (perché do per scontato che a questo punto sia diventato anche un po’ amico vostro…) praticava la sua arte badando bene di non eccedere mai in invadenza. Nel caso di minimo sospetto che una sua performance avesse infastidito qualcuno degli astanti, si guardava bene dal dare inizio alle danze. Si esibiva solo quando era certo che la cosa si fosse rivelata foriera soltanto di momenti d’ilarità. Certo, un’ilarità sguaiata e pecoreccia, ma anche proprio per questo, si premurava di conoscere in anticipo il senso di sopportazione all’esser grevi dei potenziali uditori.
Faceva poi capitare le sue eoliche imprese come se derivassero ogni volta dalla massima genuinità ed estemporaneità. Anche di questo andava piuttosto fiero: ci teneva che tutto si presentasse come un evento dal sapore spontaneo e non artefatto (e non fate battutacce sotto in baffi, cambiando alla vigliacca l’indirizzo sensoriale della metafora…). Non da ultimo, fra le numerose altre sue preoccupazioni, c’era anche quella di non mettersi mai sotto vento.
Insomma, scusate se è poco e se non è classe tutto ciò…
Ma questa non è tanto la storia del nostro scoreggione di gran classe, bensì del giorno in cui di questo inusitato virtuosismo artistico venne a conoscenza uno scrupolosissimo e iper-pedante impiegato dell’agenzia di rating «Puzz-al-nas». Negli ultimi tempi, già in diverse occasione, lo zelante operatore economico aveva dato adito nei colleghi d’ufficio a non pochi sospetti di eccessiva intransigenza. Per dirla tutta e in poche parole, c’era chi era ormai convinto che stesse sbiellando proprio.
Si era messo a prendere il suo compito dapprima in misura esorbitante lo stretto ambito economico, e poi via via degenerando, si andava auto-convincendo di essere divenuto un “agente giudicante universale”, investito di una sorta di fatale compito e dovere di esprimere valutazioni su tutte le cose e su tutti gli individui immaginabili.
Quando s’insinuò nella compagnia dello scoreggione di gran classe, l’impiegato lo fece con tutte le accortezze più subdole e surrettizie. Si finse amante della crassa risata e della battuta grossolana, ostentò goliardia oltremodo disinibita, atteggiandosi a grande amicone di tutti. Lo scoreggione di gran classe, rassicurato dalla piega sguaiatamente ridanciana che la serata era andata prendendo, anche proprio grazie alla freschezza godereccia introdotta dal nuovo amico, cogliendo il momento di massima sintonia amicale, si produsse in una delle più ispirate espressioni della propria perizia pneumatica.
«…Pruuuooowwwttthhhnnnzzzssssfffssstrak!!!...» riecheggiò l’acuto, fra gli incontenibili sghignazzi di tutta la combriccola. Risate di tutti, tranne che di uno: il cavilloso impiegato, che estraendo dal taschino la sua tessera di riconoscimento, si accreditò nella sua vera identità di squalificatore planetario: «…Fermi tutti: questa è un’ispezione ufficiale e…», indicando platealmente l’ignaro uomo ventilante, «…questo è uno scoreggiatore sopravvalutato! La tua fama è ingiustificata: ti declasso d’ufficio dal livello tripla A+, alla doppia B-…».
Oltre ad aver rovinato a tutti quanti una serata altrimenti memorabile, non s’immagina nemmeno lo scoramento che l’episodio causò in seno alla povera vittima della degradazione. Da quella sera, non solo non calcò mai più la sua strada espressiva prediletta, ma divenne uno dei più solerti attivisti di “Bi-fi-dus”, il movimento umanitario di lotta acerrima contro il gonfiore addominale.
Dal canto del sofistico “svalutatore” dell’agenzia «Puzz-al-nas» invece, il fatto non fece altro che accrescerne la tracotanza e la boria d’autocompiacimento. Gliele aveva cantate, a quel millantatore di scoreggiato credito!
Da lì in avanti, fu una valanga delirante di onnipotenza declassante.
Un giorno, entrato in un bar, notò un avventore intento a sorseggiare il suo caffè. Nell’atto del rimescolio, una goccia della sua spremuta d'asfalto tracimò inavvertitamente sul bancone. «…Outlook negativo!...» si mise a sbraitare di colpo il segugio impiegatizio alla volta del cliente del bar, «…questo è solo un avvertimento, ma alla prossima mossa falsa, ti declasso a bevitore di caffè AA meno...».
Anche in casa, ormai non lo sopportavano più.
Nel giro di pochi giorni, aveva declassato il tosaerba, la lavastoviglie, la cuccia del cane ed il nonno, rivelandogli spietatamente la triste realtà della sua fulminea trasformazione, in sole poche ore di intervallo, da “esponente della terza età”, ad “anziano”, a “vecchio” infine, e ricevendo in risposta dall’arzillo suocero un’enigmatica sentenza che l’invasato operatore economico fraintese come un non meglio precisato aforisma di Adam Smith, forse letto da qualche parte ai tempi dell’università, però ormai semi-dimenticato: «…Ma va a dà via i ciàp!...».
La nemesi storica era tuttavia appostata dietro l’angolo.
Una sera, dopo aver fatto stancamente l’amore con la moglie, come bizzarro sostitutivo dell’accensione della più classica sigaretta, egli si alzò di scatto dal letto, inveendo, nudo, in faccia alla consorte: «…Ti abbasso il rating: da adesso sei un’amante di classe A semplice…». Il caso volle che l’indomani fosse già stato convocato l’idraulico, per una riparazione alla caldaia. Mentre il solerte declassatore era in giro per le strade della città a seminare sfiducia su cose e persone, la moglie fece in modo che l’aitante operaio la cogliesse casualmente discinta sul divano, nell’atto di prodursi in uno “spread” dalla panoramica apertura assai generosa. Lo sveglio “traffica-tubi” non ebbe bisogno di tante spiegazioni ulteriori, ricordandosi immantinente di una dotazione particolarmente cospicua di “bund” da lui medesimo goduta.
«…Spread - bund…bund - spread…spread - bund...bund - spread…» fu l’anomalo tramestio ritmato che giunse all’orecchio dell’impiegato della «Puzz-al-nas», mentre rincasava anticipatamente con l’intento di attuare qualche altra squalifica domestica a sorpresa. Da sottile esperto di rumors, non gli ci volle tanto per capire la natura di quelle sonorità e, dopo un sacco di tempo a quella parte, si trattò del primo apprezzamento di categoria da lui sentenziato: da sempliciotto doppia C, si auto-promosse a coglionaccio tripla A positiva.