In fatto di bellezza, ho sempre preferito quella semplice. Non dico banale, ordinaria, questo no. In fin dei conti, la semplicità è una dimensione molto complessa da raggiungere. Uno stato di grazia in cui ci si immerge dopo un processo di esperienza molto lungo (e non sto nemmeno a citare la celeberrima frase di Picasso, che ci mise una vita per imparare a disegnare come un bambino...).
La bellezza per me è dunque semplice. Per questo mi piace un sacco osservare i papaveri.
Sono i fiori più umili che mi vengano in mente, leggermente sfogliati e tendenzialmente svogliati. Con quei loro petali di carta velina che si spiegazzano al vento, senza mai perdere però l’eleganza del “finto-stropiccio”, scoperto dagli stilisti e dai sarti solamente centinaia di anni dopo. E con il gambo esile, sempre un po’ inclinato, quasi un ironico e lieve accenno alla fatica di reggere per tutto il giorno quel gran capoccione rosso. Visto da vicino, il papavero sembra una dama spilungona che non si prende nemmeno la briga di depilarsi le gambe, tanto sa di avere fascino da vendere. Anche qui, Vivienne Westwood è arrivata molto tempo dopo.
Già questi sarebbero motivi buoni per mettersi a contemplare un fiore del genere. Ma la cosa che davvero mi fa impazzire del papavero è che cresce nel grano. E’ qui che si capisce veramente come la sua semplicità, questo fiore se la sia conquistata dopo un percorso geniale. Il campo di grano offre lo scenario ideale per risaltare al massimo la sua bellezza. Perché tra l’altro, non ci cresce in un momento qualsiasi, ma sceglie un lasso di tempo ben preciso, quando il grano non è troppo basso. Da una parte lo si può capire: va beh che i suoi fan gliele perdonano ampiamente, ma le gambe pelose, se alla fine non risaltano più di tanto, fa lo stesso.
Il vero segreto però sta nella magia di farsi trovare in mezzo al grano, esprimendo in pieno il proprio fascino, esattamente a partire dai giorni in cui la spiga è già alta, ma non ancora gialla. Una cosa è quell’armonia e quel dosaggio di colori. Contro il giallo maturo, successivamente non sarà più la stessa cosa. Ma un’altra cosa è che sullo sfondo della verzura di maggio ancora al dente, la tremolante rossa chiazza papaveresca cade con una perfezione di misura cromatica che lascia senza parole. Visti in lontananza, questi ineffabili puntini luminosi dispersi nella grande marea frumentizia, riecheggiano una casualità studiata che sembra scaturire direttamente da un dripping naturalistico alla Jackson Pollock.
Fra le spighe verdi, nel vento, il papavero dà il meglio di sé. In quei casi, dalla maturità dell’arte moderna, si viene rimandati ai suoi albori e nel pieno di quelle ondate vegetali, riverbera un becchettio rosseggiante di piccole boe impressionistiche. Anche se fra i grandi di quel periodo, forse solo Monet lo ritrasse con un certo rilievo, il papavero a mio parere è un fiore impressionista per sua natura.
Il nucleo della sua bellezza sta nella tremula ed indefinita presenza che sa suggerire, nella macchia di colore puro in cui si trasforma in lontananza, nel gioco percettivo che sa creare, sempre in bilico tra l’indistinto e l’evidente.
2 commenti:
Molto bello ed evocativo, Gilli, i papaveri sono così semplici e toccanti, in mezzo al verde e all'azzurro del cielo.
La foto "prospettiva bug's life"mi è piaciuta tantissimo.
Prima di tornarmene di là da me, hai avuto problemi col terremoto? E' capitato per caso anche dalle tue parti?
Grazie, Vale, son contento che ti siano piaciute le mie foto...di quella "bug's life" sono particolarmente fiero :-) Ho messo la macchina a testa in su, e all'approssimarsi di un'apetta, ho scattato all'impazzata :-) Nel mucchio di immagini, è uscita pure quella :-)
Il terremoto l'ho sentito parecchio intenso, ma per fortuna da me non ha fatto danni...un grande spavento notturno, con letto stile nave di Achab, ma niente di più...la sensazione è stata bruttissima, acuita poi da tutte le notizie sentite di seguito...spero che le povere persone colpite in modo così duro, possano risollevarsi presto...non ci voleva anche questa sfiga ulteriore, in un periodo già così travagliato...
Bacini papaverini :-)
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