sabato 1 dicembre 2012

Il fusibil prodigo


Narrai già in altre occasioni del mio rapporto, piuttosto conflittuale anziché no, con l’automobile, intesa sia come oggetto di uso quotidiano (meglio se mensile o annuale, per i miei gusti…), sia come distorto feticcio della modernità. I lettori più affezionati e di lunga data sapranno che per i miei spostamenti meccanizzati mi affido ai servigi di una normale “inutilitaria” targata 313 GT. 

GT non vuol dire Gran Turismo, bensì Gattopoli, la provincia in cui Gillipixiland si trova (la geografia completa di Gillipixiland sarebbe la seguente: Gillipixiland, provincia di Gattopoli, regione di Pigronia, repubblica indipendente della Smutandovia).

La 313 GT non è mai stata un fulmine di guerra. Fa dignitosamente il suo dovere di portarti dal punto A al punto B, concedendoti di seguito anche l’omologo privilegio di rispostarti a ritroso da B ad A, con sufficienti requisiti di comfort. E questo è quanto da un’automobile ci si dovrebbe attendere, a mio modesto parere. Non “…che sia una cosa venuta / dal cielo in terra a miracol mostrare…”, come molti illusoriamente invece si lasciano convincere che dovrebbe essere, in messianica disposizione d’animo.

Ad ogni modo, non va negato che dietro al moderno “fenomeno automobile” si celino non a caso infiniti misteri. Fra gli arcani motoristici più eclatanti c’è sicuramente la grave forma di “svalutatio precox” di cui soffre il prodotto automobilistico. Una vettura costa fior di quattrini all’atto dell’acquisto, da nuova. Ma basta non tantissimo tempo per farla deprezzare in misura vertiginosa. Tanto che ad un certo punto del processo di svilimento valutario, si arriva quasi agli estremi di essere costretti a sborsare di nuovo dei soldi pur di liberarsi dell’ormai inutile fardello. Nel corso del cammin di sua svalutazione, tuttavia, accade un ulteriore portento misterico. Se malauguratamente incappi nella necessità di dover riparare un guasto (rigorosamente fuori dal periodo di garanzia, ovvio…), con annessa sostituzione di qualche pezzo, ti accorgi con sommo stupore di come le “parti” del tuo mezzo non stiano seguendo più il destino del “tutto”. Beffardamente, loro sì, mantengono l’altissimo valore d’origine, anzi, riescono addirittura a sopravanzarlo di brutto, mentre la macchina nella sua totalità si declassa a precipizio. Tanto che, considerando una ipotetica sommatoria dei pezzi conteggiati ad un prezzo “da riparazione”, credo ne deriverebbe un valore molte volte superiore a quello sborsato al momento dell’acquisto del loro blocco intero, ossia dell’auto stessa.

In pratica, accade che i singoli fattori si ribellano alla loro rispettiva unità di riferimento, la parte non ubbidisce più al tutto, lasciandoti lì, fessacchiottisticamente basito, a non poter far altro che prenderne atto con “consumistica” rassegnazione. E col consumismo non si scherza, si sa. Lo puoi irridere, te ne puoi lagnare, puoi applicare piccoli accorgimenti difensivi, lo puoi persino sbeffeggiare, ma alla fine le sue leggi prevalgono e, più o meno consapevolmente, devi chinare il capo. E anche queste sono soddisfazioni.

A meno che non s’inneschino talvolta delle piccole aporie, degli inusitati mini-bachi insinuati nel sistema, i quali, pur non avendo la forza di trarti fuori dall’ingranaggio tritatutto, perlomeno possono recarti alcuni attimi di svagata micro-rivalsa. Inutile ai fini pratici, certo. Ma almeno recante lieve soddisfazione sotto il profilo poetico esistenziale.

Com’è capitato appunto a me con la 313 GT. Se GT non significa Gran Turismo ci sarà un motivo. Qualche piccola magagna, nel proprio panorama di fornitura del comfort viabilistico, la 313 GT non me la risparmia di certo. In particolare, ho scoperto qualche tempo che è debole di fiato. La ventolina che serve a fare aria calda d’inverno e fredda d’estate, dispone di quattro velocità. Sino al livello 3, la 313 GT può anche reggere, ma se ti azzardi a pretendere la gran sfiatata a quota 4, pufff!!! Si annulla finanche il benché minimo refolo d’aria.

Quando m’accadde per la prima volta di ritrovarmi al volante della 313 GT compassionevolmente  sfiatata, proprio in virtù dei ragionamenti poc’anzi elucubrati, mi preoccupai alquanto. Stai a vedere, mi dicevo, che adesso mi tocca cambiare la ventolina, pagandola a peso d’oro, neanche fosse un cilindro della De Soto di Howard Cunningham in Happy Days…

Invece no. Il difetto era meno grave del paventato. Di fatto, grazie anche alla cooperazione di un elettrauto onesto (e questo va rimarcato), si venne a scoprire che la ventolina poteva ancora reggere dignitosamente il colpo, ma andava semplicemente sostituito un piccolo fusibile. Fu il buon uomo stesso ad ammonirmi di non sforzare mai la ventolina oltre la velocità 3. E con 5 euro me la cavai.

Potete immaginare che dimenticarsi, guidando sopra pensiero, dell’inviolabilità suprema del grado 3 di soffiatura della ventolina, sia un attimo. Per cui in seguito è successo di nuovo: ho inavvertitamente sospinto la ventolina alla sommità estrema del cimento eolico, ritrovandomela puntualmente muta ancora una volta. Sono tornato dallo stesso elettrauto, il quale mi ha praticato il solito mini rappezzo del fusibile, segnalandomi stavolta che se avessi voluto ovviare in maniera risolutiva all’inghippo, avrei dovuto cambiare la ventolina, con esborso superiore ai 100 €. Come volevasi dimostrare. 

Ho detto che ci avrei fatto su un pensiero, e “messer lo conoscitor cortese di batteria et spinterogeni” stavolta non ha voluto nemmeno un centesimo, accennando al fatto che magari ci saremmo rivisti se mi fossi deciso a cambiare tutta la ventolina. Le cose non sono andate così. Pur avendo apprezzato al massimo l’onestà di quel rispettabilissimo lavoratore, un po’ per pigrizia, un po’ perché del grado 4 di sfiatate della 313 GT potevo anche benissimo fare a meno, non sono più tornato in quella officina. Ma lo sfiatamento della ventolina, per un'altra botta di sbadataggine, si è riproposto immancabile. Stavolta sono andato da un altro elettrauto, per vari motivi. Anche qui sono cascato bene: addirittura non ha voluto niente per il fusibile, reputando il tutto un’inezia di intervento che mi elargiva volentieri gratis. Ringraziando di cuore, me ne sono andato più soddisfatto che mai e quasi fiero della mia ventolina un po’ asmatica.

«…Alla fine avrai imparato la lezione, piantandola una buona volta di svalvolare smodatamente la ventolina fino a velocità 4?...», mi domanderete voi a questo punto. Mi piacerebbe rispondervi che sì, ormai l’ammaestramento m’è stato sufficiente, ed invece “sì e no” mi tocca dirvi. Un po’ perché non posso garantire di non incappare in futuro in altre disattenzioni, un po’ perché le vie delle ventoline deboli di bronchi sono davvero infinite. Lo sbiellamento ventilatorio si è infatti materializzato di nuovo pochi giorni fa. Per causa sempre mia, anche se non propriamente diretta, stavolta. Ho dovuto prestare la 313 GT a mio fratello, e la dimenticanza si è trasferita dall’atto puro del ruotare io di persona la rotella della ventolina, al fatto di non aver segnalato a lui quell’automobilistica fragilità polmonare. E zac, puntuale come un orologio svizzero, mio fratello ha messo la rotella a 4, e la ventolina si è ri-sfiatata. Terzo elettrauto e quarto fusibile: è andata bene nuovamente, molto gentilmente pure lui non ha voluto una ghinea per il suo nobil servigio.

E’ stato così che la buffa sequela di mini-vicissitudini para-consumistiche protratte nel tempo mi ha fatto riflettere. Assodato che prima o poi nello sfiatamento della ventolina ci si ricade (chissà, magari succederà in un’altra occasione che lascerò la macchina accesa con la portiera aperta ed un gatto salirà furtivamente, andando pigiare proprio la ventolina sulla velocità 4; oppure sarò preda di una scarica di tic compulsivi stile Charlot in «Tempi moderni», che mi costringeranno a ruotare la rotella dell’aria al massimo; oppure per mille altre mirabolanti cause inimmaginabili allo stato attuale…), ho allora pensato che se arriverò a far cambiare un 8mila o 9mila fusibili circa, da altrettante differenti officine di elettrauto, avendo la fortuna ogni volta di poter godere della gratuità, alla fine mi sarò ripagato l’intera 313 GT come fosse nuova, per il controvalore equivalente calcolato in fusibili. E se pur così facendo, il consumismo non lo avrò sconfitto, si saranno fatti ad ogni buon conto non pochi sorrisi.

4 commenti:

Marisa ha detto...

Beh, sei un po' mascalzone, lo devi ammettere, non ti facevo così...
:-prr
Stai attento che esiste il passa parola, alla fine sarai segnalato come il peggior fuorilegge di fusibili di Gillipixiland e il prossimo elettrauto te lo farà pagare a peso d'oro (il tuo , non del fusibile).

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: ahahhaha :-) la pernacchia a moi?!?! :-D

Ma no, Mari, ma quale mascalzone :-) siamo in guerra contro il consumismo ed io la mia battaglia la combatto con armi poetiche :-)

Magari però, al prossimo elettrauto, come compenso gli consiglio di leggere "Andarperpensieri": qui, altro che fusibili che trova, ce n'è uno fuso già da un sacco di tempo :-)

Bacini mascalzoni :-)

MR ha detto...

Sei un furbone, Gilli! Però un furbone intelligente, perché, sai, ci sono anche quelli che, come si dice, la moglie del ladro non ride sempre... C'entra? Più o meno. Baci

Gillipixel ha detto...

@->EmRose: eheheheh :-) non so se sono un gran furbone alla fine, EmRose...diciamo che mi riapproprio del mio diritto di esigere un'auto senza magagne, perché come tale l'avevo pagata all'origine :-)

Forse c'entra anche il tuo proverbio, ma non sono un esperto del genere: non sono sposato :-)

Bacini furbini :-)