Coi miei amici ormai, le volte che ci si trova, cerchiamo di scovare le mete più alternative per trascorrere qualche momento spensierato in compagnia.
La trasgressione ci è venuta a noia. A drogarci, non ci pensiamo nemmeno. Da quando la cocaina ha scalzato le Nazionali senza filtro nel paniere ISTAT per il calcolo del costo della vita ed il basco in flanella è stato eliminato a favore delle anfetamine, ci siam messi ad optare per i tranci di mortadella del discount in offerta promozionale, come nostra sostanza psicotropa prediletta.
Qualcuno di noi, tempo fa, aveva persino ventilato l’idea di iniziare la carriera di rock-star. Il problema di fondo è che sostanzialmente siamo dei gran pignoli. Difficilmente ci improvvisiamo, quando facciamo le cose. Ci siamo interessati se c'erano in giro scuole serali di “recupero credito” per diploma di rock-star certificato con valore di legge, spendibile sul mercato del lavoro. L'unica occasione capitò con certi corsi dell'università per la terza età, dove in effetti rilasciavano regolare “Laurea Anziana per Divi Vintage del Rock”.
Era un'offerta anche parecchio vantaggiosa. Quella della rock-star, si sa, è una vitaccia mica da poco. Anni ed anni a massacrarsi il fisico con migliaia di donne da soddisfare in copulante estraneità. Ore su ore di straordinario, da non contarle nemmeno, per orge e party selvaggi. Uso delle droghe più sconvolgenti per mantenere un minimo di buon nome sui giornali di gossip. Il dovere morale di sbattere via soldi in vestiti, scarpe di coccodrillo pitonato, case di lusso con finiture in vitello tonnato, automobili d'oro massiccio, yacht tempestati di diamanti, incroci rari di cani dal pedigree inenarrabile, esami del DNA. Obbligo deontologico di tenersi i capelli lunghi, esosissime rate mensili per l'iscrizione all'albo degli “Artisti maledetti” ed altrettanto costose quote da versare al T.R.O.M.B.A.S., il sindacato autonomo delle rock-star orgiastiche.
Niente di tutto questo invece, con i corsi per la terza età del rock. Conseguendo il loro diploma, saltavi a piè pari tutta la devastante fase giovanilistica del divo musicale e ti ritrovavi direttamente diplomato con la qualifica di “rock-star anziana” riconosciuta. Nel diploma erano anche compresi: una discreta casetta con piscina sulla Costa Azzurra, un programma di fitness completo, uno stile di vita sano ed equilibrato, la presidenza onoraria di qualche ente benefico creato per risolvere qualcuno dei più clamorosi problemi che affliggono l'umanità, ed una serie di date per concerti in reunion con la propria vecchia band, da formarsi con altri neodiplomati.
Peccato che fra di noi amici, nessuno rientrasse nelle esclusive clausole d'iscrizione: siamo tutti rigorosamente molto anziani dentro, ma non era sufficiente e per quella volta non se ne fece nulla...
Non so chi ebbe per primo l'idea, ma una certa sera che ci annoiavamo forte, mi pare che uno dei miei amici (non ricordo chi...) se ne uscisse con questa frase: «...Dobbiamo andare in un posto dove nessuno è mai stato, a fare cose che nessuno ha mai fatto!...». Lo pigliammo ovviamente un bel po' per il culo per la geniale uscita, ribattendo con facezie in stile: «...Sì, c'è gente che va a mangiarsi anche il gelato sotto i vulcani in eruzione, tirandosi dietro un pullman di modelle con un'ascella pelosa e una depilata, e siamo proprio noi quelli che troviamo fuori un posto dove nessuno è mai stato!...».
Per niente scoraggiato dal coro canzonatorio, il gran promotore della trovata scaccia-noia ribatté allora cocciuto: «...Un posto dove nessuno è mai stato, lo si trova ovviamente in nessun posto, questo è il segreto...». E tutti gli altri giù ancora, più sbeffeggianti e burlieri che mai: «...Minchia, se era tagliata male, l'ultima dose di mortadella del discount che ti sei sparato!...».
Il punto è che quel nostro amico è veramente meticoloso e deciso, quando ci si mette, tanto che giunse infine a pronunciare il suggerimento in grado di sbaragliare via ogni tono sarcastico «...Dobbiamo magari andare...che ne so...a Campa Cavallo, a vedere l'erba crescere!...». Ora, in tutto il gruppo di amici che siamo, non è che abbiamo mai brillato troppo per originalità, acume o spirito di iniziativa. Ma quando ci viene profilata una prospettiva affascinante, beh, saremo pur tonti, ma quella la sappiamo riconoscere.
Non siamo così sprovveduti da non sapere che la strada per «Campa Cavallo» si può aprire solo con un piede di «porco boia», a sua volta dotato di alluce «vago», «indice analitico» ed «in medio stat virtus». Qualcuno suggerì poi che forse ci avrebbero fatto caso ancora due dita, il «grande ricordo anulare» ed un po' di «metaditone», sostanza indispensabile per uscir fuori dal tunnel carpale. A furia di sparare una valanga di freddure di questo genere, sbucò l'idea di metterle in musica e tirarne fuori una grande opera lirica moderna. L'ostacolo più impegnativo da superare sarebbe stato rintracciare un buon «tenore di vita», magari Mi-fa-La-sol-fa in persona.
Avevamo dunque appena scoperto che per «andare dove nessuno era mai stato, a fare cose che nessuno aveva mai fatto», non c'era quasi bisogno di muoversi fisicamente. Dipendeva un po' dalla destinazione scelta.
Un'altra sera, ad esempio, ci pigliò l'uzzolo di «andare in Europa a battere i pugni sul tavolo». Il nostro paesello, in Europa c'è già, mancava solo di rintracciare il primo tavolo utile a disposizione. Dai giardini pubblici in cui ci trovavamo, dove nel frattempo l'erba era cresciuta per davvero, i tavoli più vicini erano quelli dell'osteria in piazza. In quello proprio vicino alla porta d'ingresso, stavano seduti alcuni vecchietti alle prese con la loro briscola serale. Tutti insieme noi gruppo di amici, battemmo i pugni sul tavolo all'unisono, mandando all'aria le carte e scompigliando per bene la mano in corso.
I vecchietti tutti in coro ci mandarono a cagare, senza lesinare maledizioni fraseggiate di tecnicismi bestemmiatori, grosso modo lo stesso tipo di risposta che si sentono dare i nostri governanti quando sbattono il grugno contro il macigno delle ragioni economicistiche sovranazionali. Tanto in paese lo sanno tutti che siamo una piccola banda di svitati e a noi ormai non ci fanno caso più del necessario. Riordinate le carte, sono ripartiti con una nuova partitella, e chi s'è visto s'è visto. Per di più uno di noi, avendo visto di sfuggita un micio sgattaiolare fuori dell'uscio di una casa, esclamò nella meraviglia generale: «...Il gatto di stabilità!!!...» e allora tutti fuori dal bar, ad ammirare quel portento di equilibrio fra ragioni barbine e questioni di lana felina.
Adesso, ogni volta che ci ritroviamo, ognuno propone una meta per le nostre gite, sempre rigorosamente «luoghi dove nessuno è mai stato, per andarci a fare cose che nessuno ha mai fatto». Son proprio curioso di vedere dove andremo a parare la prossima volta. C'è chi ha promesso di far parlare persino un nostro amico solitamente dotato di fantasia un po' bovina, scommettendo con tutta la compagnia di riuscire a cavare una «voce fuori dal toro». Certe volte mi piacerebbe starmene un po' a casa per i fatti miei, ma guai a mancare agli appuntamenti con questi miei amici: da quando abbiamo scoperto queste gite nei posti dove nessuno è mai stato, non mi concederebbero un'assenza per niente a mondo. Piuttosto sarebbero disposti a venirmi a fare una serenata sotto le finestre, a suon di squilli di trombe d'Eustachio.
La trasgressione ci è venuta a noia. A drogarci, non ci pensiamo nemmeno. Da quando la cocaina ha scalzato le Nazionali senza filtro nel paniere ISTAT per il calcolo del costo della vita ed il basco in flanella è stato eliminato a favore delle anfetamine, ci siam messi ad optare per i tranci di mortadella del discount in offerta promozionale, come nostra sostanza psicotropa prediletta.
Qualcuno di noi, tempo fa, aveva persino ventilato l’idea di iniziare la carriera di rock-star. Il problema di fondo è che sostanzialmente siamo dei gran pignoli. Difficilmente ci improvvisiamo, quando facciamo le cose. Ci siamo interessati se c'erano in giro scuole serali di “recupero credito” per diploma di rock-star certificato con valore di legge, spendibile sul mercato del lavoro. L'unica occasione capitò con certi corsi dell'università per la terza età, dove in effetti rilasciavano regolare “Laurea Anziana per Divi Vintage del Rock”.
Era un'offerta anche parecchio vantaggiosa. Quella della rock-star, si sa, è una vitaccia mica da poco. Anni ed anni a massacrarsi il fisico con migliaia di donne da soddisfare in copulante estraneità. Ore su ore di straordinario, da non contarle nemmeno, per orge e party selvaggi. Uso delle droghe più sconvolgenti per mantenere un minimo di buon nome sui giornali di gossip. Il dovere morale di sbattere via soldi in vestiti, scarpe di coccodrillo pitonato, case di lusso con finiture in vitello tonnato, automobili d'oro massiccio, yacht tempestati di diamanti, incroci rari di cani dal pedigree inenarrabile, esami del DNA. Obbligo deontologico di tenersi i capelli lunghi, esosissime rate mensili per l'iscrizione all'albo degli “Artisti maledetti” ed altrettanto costose quote da versare al T.R.O.M.B.A.S., il sindacato autonomo delle rock-star orgiastiche.
Niente di tutto questo invece, con i corsi per la terza età del rock. Conseguendo il loro diploma, saltavi a piè pari tutta la devastante fase giovanilistica del divo musicale e ti ritrovavi direttamente diplomato con la qualifica di “rock-star anziana” riconosciuta. Nel diploma erano anche compresi: una discreta casetta con piscina sulla Costa Azzurra, un programma di fitness completo, uno stile di vita sano ed equilibrato, la presidenza onoraria di qualche ente benefico creato per risolvere qualcuno dei più clamorosi problemi che affliggono l'umanità, ed una serie di date per concerti in reunion con la propria vecchia band, da formarsi con altri neodiplomati.
Peccato che fra di noi amici, nessuno rientrasse nelle esclusive clausole d'iscrizione: siamo tutti rigorosamente molto anziani dentro, ma non era sufficiente e per quella volta non se ne fece nulla...
Non so chi ebbe per primo l'idea, ma una certa sera che ci annoiavamo forte, mi pare che uno dei miei amici (non ricordo chi...) se ne uscisse con questa frase: «...Dobbiamo andare in un posto dove nessuno è mai stato, a fare cose che nessuno ha mai fatto!...». Lo pigliammo ovviamente un bel po' per il culo per la geniale uscita, ribattendo con facezie in stile: «...Sì, c'è gente che va a mangiarsi anche il gelato sotto i vulcani in eruzione, tirandosi dietro un pullman di modelle con un'ascella pelosa e una depilata, e siamo proprio noi quelli che troviamo fuori un posto dove nessuno è mai stato!...».
Per niente scoraggiato dal coro canzonatorio, il gran promotore della trovata scaccia-noia ribatté allora cocciuto: «...Un posto dove nessuno è mai stato, lo si trova ovviamente in nessun posto, questo è il segreto...». E tutti gli altri giù ancora, più sbeffeggianti e burlieri che mai: «...Minchia, se era tagliata male, l'ultima dose di mortadella del discount che ti sei sparato!...».
Il punto è che quel nostro amico è veramente meticoloso e deciso, quando ci si mette, tanto che giunse infine a pronunciare il suggerimento in grado di sbaragliare via ogni tono sarcastico «...Dobbiamo magari andare...che ne so...a Campa Cavallo, a vedere l'erba crescere!...». Ora, in tutto il gruppo di amici che siamo, non è che abbiamo mai brillato troppo per originalità, acume o spirito di iniziativa. Ma quando ci viene profilata una prospettiva affascinante, beh, saremo pur tonti, ma quella la sappiamo riconoscere.
Non siamo così sprovveduti da non sapere che la strada per «Campa Cavallo» si può aprire solo con un piede di «porco boia», a sua volta dotato di alluce «vago», «indice analitico» ed «in medio stat virtus». Qualcuno suggerì poi che forse ci avrebbero fatto caso ancora due dita, il «grande ricordo anulare» ed un po' di «metaditone», sostanza indispensabile per uscir fuori dal tunnel carpale. A furia di sparare una valanga di freddure di questo genere, sbucò l'idea di metterle in musica e tirarne fuori una grande opera lirica moderna. L'ostacolo più impegnativo da superare sarebbe stato rintracciare un buon «tenore di vita», magari Mi-fa-La-sol-fa in persona.
Avevamo dunque appena scoperto che per «andare dove nessuno era mai stato, a fare cose che nessuno aveva mai fatto», non c'era quasi bisogno di muoversi fisicamente. Dipendeva un po' dalla destinazione scelta.
Un'altra sera, ad esempio, ci pigliò l'uzzolo di «andare in Europa a battere i pugni sul tavolo». Il nostro paesello, in Europa c'è già, mancava solo di rintracciare il primo tavolo utile a disposizione. Dai giardini pubblici in cui ci trovavamo, dove nel frattempo l'erba era cresciuta per davvero, i tavoli più vicini erano quelli dell'osteria in piazza. In quello proprio vicino alla porta d'ingresso, stavano seduti alcuni vecchietti alle prese con la loro briscola serale. Tutti insieme noi gruppo di amici, battemmo i pugni sul tavolo all'unisono, mandando all'aria le carte e scompigliando per bene la mano in corso.
I vecchietti tutti in coro ci mandarono a cagare, senza lesinare maledizioni fraseggiate di tecnicismi bestemmiatori, grosso modo lo stesso tipo di risposta che si sentono dare i nostri governanti quando sbattono il grugno contro il macigno delle ragioni economicistiche sovranazionali. Tanto in paese lo sanno tutti che siamo una piccola banda di svitati e a noi ormai non ci fanno caso più del necessario. Riordinate le carte, sono ripartiti con una nuova partitella, e chi s'è visto s'è visto. Per di più uno di noi, avendo visto di sfuggita un micio sgattaiolare fuori dell'uscio di una casa, esclamò nella meraviglia generale: «...Il gatto di stabilità!!!...» e allora tutti fuori dal bar, ad ammirare quel portento di equilibrio fra ragioni barbine e questioni di lana felina.
Adesso, ogni volta che ci ritroviamo, ognuno propone una meta per le nostre gite, sempre rigorosamente «luoghi dove nessuno è mai stato, per andarci a fare cose che nessuno ha mai fatto». Son proprio curioso di vedere dove andremo a parare la prossima volta. C'è chi ha promesso di far parlare persino un nostro amico solitamente dotato di fantasia un po' bovina, scommettendo con tutta la compagnia di riuscire a cavare una «voce fuori dal toro». Certe volte mi piacerebbe starmene un po' a casa per i fatti miei, ma guai a mancare agli appuntamenti con questi miei amici: da quando abbiamo scoperto queste gite nei posti dove nessuno è mai stato, non mi concederebbero un'assenza per niente a mondo. Piuttosto sarebbero disposti a venirmi a fare una serenata sotto le finestre, a suon di squilli di trombe d'Eustachio.
2 commenti:
Simpaticissima questa idea di giocare con le frasi fatte!!
Il gatto di stabilità mi ha fatto scompisciare: si addice benissimo, visto che il gatto è proverbialmente un animale di spiccato equilibrio :))
Ma toglimi una curiosità: questo gioco l'hai inventato tu in forma di storiella per renderlo più divertente oppure l'hai fatto veramente coi tuoi amici? Se è la seconda, sappi che ti invidio molto perchè hai proprio un bel gruppo di amici, voi sì che vi sapete divertire!
@->Kika: eheheheheheh :-) grazie, Kika...diciamo che stavolta ho superato la barriera del suono del nonsense :-) ho anche portato il termometro a livelli di freddura veramente polari :-)
La curiosità è presto soddisfatta: la storiella in questione non è assolutamente vera, è una mia piccola invenzione narrativa estemporanea...però, a dire il vero, un fondamento di verità c'è :-) nel senso che, con i miei amici una specie di questo gioco lo facciamo...certo, non è una cosa così portata all'assurdo :-) e soprattutto, non siamo mai andati a battere i pugni sul tavolo della briscola dei vecchietti: nessuno sarebbe sopravvissuto :-) però il fatto che ci piaccia fare giochi di parole, dire nonsense, così, in libertà e spontaneità, quando capita, associaizoni strambe di idee, beh, questo è vero :-) non è una cosa sistematica...capita così, ogni tanto, quando viene l'ispirazione...ma capita :-)
Bacini di stabilità :-)
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