venerdì 7 marzo 2014

Le muse di Kika van per pensieri: Friedrich Wilhelm Schadow (1789-1862)


Dopo l’inusuale parentesi della scorsa puntata, torna oggi nella sua forma “più classica” la rubrichetta settimanale “Le muse di Kika van per pensieri”. Se non fosse così scontato, mi scapperebbe quasi di appigliarmi al facile calembour, aggiungendo che il ritorno alla classicità delle forme cade proprio a fagiolo, dal momento che l’opera scelta da Kika per l’occasione ha ampiamente a che fare col periodo moderno di riscoperta del classicismo, nell’ambito secolare della nobile storia dell’arte. L'opera di oggi è infatti il “Ritratto della giovane donna romana Angelina Magatti”, di Friedrich Wilhelm Schadow (Berlino, 7 settembre 1789 – Düsseldorf, 19 marzo 1862).

Non avevo mai sentito parlare di questo artista, ma com'è già accaduto in varie occasioni, devo ringraziare Kika, perché con questo nostro gemellaggio rubrichesco mi offre spesso l'occasione di venire a conoscenza di nuovi autori. Essendo un pittore noto più che altro agli esperti veri, non sono molte le cose che un esperto della domenica come me potrà scrivere riguardo alla sua poetica e alla sua opera.

Mi limiterò allora ad alcune considerazioni personali, impressioni sparse, da semplice osservatore curioso. La prima cosa è questa: pur comprendendo la sua importanza assai relativa nel discorso generale della storia dell'arte, questo dipinto mi piace molto. La delicatezza del soggetto è estrema, e concentrata in modo particolare nel viso della giovane Angelina Magatti. Tra l'altro, questo aspetto influisce molto ai fini della parte di “sfida” che mi compete: in questo caso, mi ha affascinato in modo particolare la ricerca di un viso noto della contemporaneità, capace di evocare i lineamenti della protagonista del dipinto. Il risultato della mia indagine alla fine non mi ha soddisfatto appieno, come vedrete in seguito.

Ma osservare questo viso è veramente un'esperienza profonda ed ineffabile, traspirano da esso mille sfumature psicologiche femminili, che offrono l'illusione d'esser state effettivamente conosciute o anche solo puramente idealizzate. C'è molto della grazia raffaellesca, l'impegno introspettivo nel trattare il “materiale fisiognomico” è degno di un Antonello da Messina. Sembrerebbero tutti complimenti molto lusinghieri, per questo quadro. Se non fosse per un dettaglio di non poi così poco conto: il ritratto è datato 1818. Dove sta il problema? Sta nel fatto che se ancora a quell'epoca il discorso figurativo dell'autore parlava l'alfabeto di Raffaello e di Antonello, forse questo significa una sola cosa: che la sua poetica aveva imboccato un binario morto, alla fine del quale era piazzata una bella coppia di respingenti con su scritta l'inequivocabile sentenza: «...Per di qui non si va da nessuna parte...».

La costatazione è al tempo stesso un po' sconfortante e lievemente consolatoria. Perché pur deducendone che non sempre quello che piace è importante per la storia dell'arte, ciononostante si evince pure che le soddisfazioni estetiche possono scaturire da fonti disseminate lungo i sentieri della cocciutaggine più autonoma, fregandosene spesso dell'ufficialità degli eventi. O per dirla molto più terra terra, prendendo a prestito le parole di Nino Frassica: «...Non è bello ciò ch'è bello...ma che bello, che bello, che bello!...».

Osservando altre opere di Friedrich Wilhelm Schadow, si può notare come nel suo fare espressivo siano presenti un po' di David, un po' di Ingres, a tratti anche un po' di Preraffaelliti.
F. W. Schadow: "Ritratto di Felix Schadow" (1829)
 
F. W. Schadow: "Mignon " (1829)

Di tutto un po' insomma, tranne che qualcosa veramente “di Friedrich Wilhelm Schadow”. Nel 1818, David ha già detto tutto quello che doveva dire (morirà nel 1825), ed il testimone della tensione visionaria della sua riscoperta neoclassica, è pronto per essere preso in mano dagli sviluppi immediatamente successivi del discorso artistico (Delacroix, Corot, Daumier, Millet, Pissarro). L'esperienza di Ingres (1780-1867) segue un tracciato biografico che cronologicamente quasi ricalca alla perfezione quello di Friedrich Wilhelm Schadow (1789-1862), ma molto più carica di forza innovativa e di propulsione indagante è l'opera del pittore francese.

Insomma, non è mia intenzione infierire più di tanto sul “povero” Friedrich Wilhelm Schadow (...per amor di battuta, verrebbe quasi da dire: «...Però!...Non lo conosci nemmeno e già lo tratti così male!...»). La sostanza delle mie osservazioni da inesperto incauto, è invece molto più neutrale: riprendendo un concetto espresso qualche tempo fa, ossia la sommaria suddivisione della storia dell'arte in una formazione di autori composta da una parte di “testimoni” e dall'altra di “precursori”, constatiamo molto serenamente che Friedrich Wilhelm Schadow va annoverato nella schiera dei testimoni. Per emendarmi un po' dal mio ipercriticismo della domenica, ricordo che il “Ritratto di Angelina Magatti” è conservato alla “Neue Pinakothek Muenchen, Bayerische Staatsgemaeldesammlungen” di Monaco e sicuramente da oggi lo inserisco nella lista delle opere che amerei tantissimo poter ammirare dal vivo (magari con tanto di capatina collaterale all'«Oktoberfest»).

Venendo alla “sfida somatica” di oggi, colgo l'occasione per illustrare proprio le particolari sensazioni provate ogni volta, nel tentativo di rinvenire una qualche somiglianza fra le fattezze del soggetto dipinto e quelle di un volto noto attuale. Forse mai come in questa circostanza, mi sono accorto che questa curiosa pratica nata dalla collaborazione bloghesca con Kika, comporta una strana similitudine con l'effetto “parola sulla punta della lingua”. Lo stesso Freud, nella sua «Introduzione alla psicoanalisi», tocca questo fenomeno come importante sintomo alla luce del sole, di un ben più articolato lavorio interiore, svolto ai livelli del pensiero non conscio.

Così come quando ci sforziamo di andare a ripescare nel database della memoria, un termine sicuramente noto ma che al momento si ostina a non voler riaffiorare, allo stesso modo funziona coi visi dell'arte proposti da Kika che cerco di andare a stanare celati nei tratti di volti moderni. La sensazione ogni volta è un misto di rabbia bonaria, dolce impotenza e piacevole tensione verso un promesso stupore. E proprio come succede con le “parole sulla punta della lingua”, non sempre si riesce ad agguantarle, anche se a lungo rimane viva la sensazione di sapere, per esempio, che per lo meno inizia per “esse”, oppure “è di quattro lettere”, o altri indefiniti indizi.

Il presente caso è stato in tal senso paradigmatico. Il volto cercato ha seguitato a sfuggirmi fino in fondo. E seppur alla fine una soluzione l'ho trovata, è stata pur sempre del tipo di sapere soltanto per quale lettera inizia, o di quante è composta. Il viso di questa Angelina Magatti è un vero enigma. Ha una struttura fisiognomica molto familiare, sono sicuro di averla vista sul volto di ragazze e donne conosciute o anche solo viste di sfuggita nella realtà reale. Eppure è al tempo stesso la sommatoria di visi diversi, parti differenti prese da certi tratti di donna, ed altre parti riferite ad altre fisionomie ancora.

Per farla breve, il risultato della mia ricerca, è stato questo: stavolta non è una diva, ma...

...una donna della politica. Angelina Magatti ha dunque un viso che “inizia per” Stefania Prestigiacomo, pur non essendo l'accostamento appagante fino in fondo. La parte inferiore del volto, in particolare, non mi soddisfa tanto: l'Angelina è più tondetta e paffutella, il mento sfugge di più. Ma nonostante tutto, sono in ogni caso contento degli esiti della mia presente indagine da “detective somatico”, pur non sapendovi ben spiegare il perché.
 

A proposito....ora son proprio curioso di andare a vedere cos'ha escogitato Kika sul suo blog, per quanto riguarda l'incantevole figura dell'Angelina Magatti, con i sempre illuminanti abbinamenti di abbigliamento che sa andare a scovare.
Questo detto, saluto tutti somaticamente, arrivedendoci alla prossima puntata di “Le muse di Kika van per pensieri”.



4 commenti:

Kika ha detto...

La Prestigiacomo le assomiglia davvero, specialmente nello sguardo e nel naso! Attraverso di essa mi hai fatto venire in mente un'altra associazione, che solo col dipinto non avrei pensato: Emma Thompson. Che ne dici?
Come al solito sei stato bravissimo anche sul fronte storico-artistico (e ancora una volta manco a farlo apposta non ci siamo ricalcati, ad esempio tu non hai parlato dei Nazareni: il nostro duetto funziona alla grande :) Sei stato un po' impietoso col povero Schadow, eh eh, ma solo perchè hai parlato giusto: quando l'ispirazione al passato diventa un amore così cieco, non si può certo passare alla storia per aver creato qualcosa di nuovo. Schadow è stato un testimone, proprio come dici tu. Ciò non toglie che il volto di Angelina sia uno dei più belli che abbia visto nel mondo dell'arte e ammirarlo nella tua versione zoommata mi ha fatto emozionare ancora di più... come vedo è capitato anche a te. Mi ha fatto pensare all'esistenza di questa ragazza, di cui si è persa la memoria come capita alla maggior parte di noi... e che però potrà mostrare una parte di sè per sempre. Ci sarebbe da ricamarci una storia come quella della "Ragazza con l'orecchino di perla", non fosse che Schadow non è Vermeer ;)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: eccooo, Kika :-) vero, hai proprio ragione, anche Emma Thompson era un'opzione buona...pensa che l'avevo già "esplorata" in occasione di altre sfide :-) ma questa volta proprio non mi è venuta in mente :-)...il fatto è che ogni volta è difficile imbroccare la somiglianza completa con un volto solo...molto più facile che serva una sommatoria di volti :-) io però
cerco di fare come Robert De Niro nel Cacciatore: un colpo solo :-)

Sai che ci ho ripensato un po' su e mi sono sentito eccessivamente snob, col povero Schadow? :-) sì, son stato troppo severo...però l'ho detto e sono molto d'accordo con te: questo è un volto bellissimo, e da oggi a Schadow sono un po' affezionato :-) grazie ancora per avermelo fatto conoscere...lo dico piano, perchè in questo momento Vermeeriano potrei essere tacciato di eresia, ma io preferisco l'Angelina alla ragazza con l'orecchino :-)

Ho letto nel tuo articolo le cose che hai scritto sui nazareni...molto interessante, proprio non ne avevo mai sentito parlare...avevo visto qualche indizio, facendo un po' di ricerca, ma ci sono passato sopra ingiustamente...mi ha fatto pensare che tutte le epoche un po' si rassomigliano...l'inquetudine giovanile c'è sempre stata, soltanto che cambia forme nel coro dei tempi..va beh, riflessione estemporanea che lascia il tempo che trova... :-)

E' proprio divertente la nostra rubrichetta, davvero :-) alla prossima, grazie Kika :-)

Bacini hippie :-)

Vanessa Valentine ha detto...

La fusione tra i due blog mi garba assai, Gilli e Kika.:-)
I miei complimenti ad entrambi!
E un ripasso notevolissimo di storia dell'arte. ;-)

Gillipixel ha detto...

@->Vale: ciao, Vale!!! :-) Grazie, mi fa tanto piacere che ti piaccia la rubrichetta gemellata con Kika :-) lei è molto brava, ha avuto questa idea stupenda di fare abbinamenti con l'abbigliamento dei soggetti femminili di opere d'arte...io mi sono accodato come commentatore, lanciando ipotesi su somiglianze dei visi con personaggi dell'attualità, ed è nato questo gioco (suggerito sempre da Kika), molto divertente :-)
Se ti va, seguici ancora nei prossimi appuntamenti del venerdì, sia sul blog di Kika che sul mio :-)

Bacini Bagigia style :-)