venerdì 4 aprile 2014

Le muse di Kika van per pensieri: Edvard Munch (1863-1944)


Ancora un autore di altissimo livello scelto da Kika nel suo appuntamento del venerdì con la rubrica “Moda & pittura”, che a mia volta prendo in consegna e declino nell'odierna puntata gemella di “Le muse di Kika van per pensieri”. Parliamo dunque oggi di un'opera di Edvard Munch (Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944), il grande cantore nordico dell'inquietudine. Il quadro in questione è del 1904 e s'intitola “Ragazza sotto il melo”, o per essere più precisi, dal momento che questa tela è conservata al “Carnegie Museum of Art” di Pittsburgh (Pennsylvania, USA), è preferibile citarlo nella denominazione con la quale è più noto, quella in inglese: “Girl under the apple tree” (è sempre sotto questo nome che più facilmente si trovano anche indizi sul web). Per completare i “dati anagrafici”, aggiungo le dimensioni: 110x100 cm. 

Munch va senz'altro annoverato fra gli artisti che hanno lasciato un'impronta fondamentale nel lungo cammino della storia dell'arte. Difficile di volta in volta comprendere quali siano i meccanismi secondo i quali uno “stimolo estetico” viene recepito, compreso, assimilato. Sta di fatto che il dipinto più celebre di Munch, “L'urlo” (anche noto come “Il grido”, realizzato in diverse versioni, delle quali forse la più nota è quella del 1893), ha raggiunto livelli di notorietà tali da divenire familiare anche al grande pubblico, assumendo negli ultimi anni addirittura la vastità evocativa di un'icona pop (non è difficile trovarlo in qualche modo citato o rivisitato sopra t-shirt e gadget vari, nelle pubblicità, nei film, e così via).


Stereotipando un po' tutto il discorso, si potrebbe parlare di Munch come del “poeta norvegese dell'angoscia”, fra gli iniziatori dell'Espressionismo. In realtà, così come accade sempre quando ci si trova di fronte ad artisti grandissimi, risulta sempre difficile costringerli dentro catalogazioni, correnti e scuole (anche se la “tipizzazione” rimane pur sempre uno strumento indispensabile ai fini della chiarezza espositiva). 

Così, anche nel caso di Munch, ricchissimo è il panorama di fonti da chiamare in causa riguardo al retroterra culturale che ne ha alimentato l'opera. La sua ricerca artistica risente da una parte dell'esistenzialismo di Kirkegard, mentre per altri versi assorbe la lezione del teatro “sociale” di Ibsen (per i cui drammi Munch disegnò manifesti e scene) e Strindberg (conosciuto anche di persona a Berlino). Dal punto di vista delle soluzioni espressive, molto importanti per Munch furono le influenze degli Impressionisti (in particolare Manet, Toulouse-Lautrec e Degas), le cui opere poté conoscere in occasione di diversi viaggi a Parigi, nonché di Van Gogh e Gauguin.

Munch tuttavia va oltre il discorso Impressionista, non accontentandosi di assumere la percezione come membrana sopra la quale si gioca l'interscambio per osmosi fra coscienza e realtà. A Munch interessa affermare innanzitutto l'instabilità perenne del reale, constatazione fondamentale derivata per ciascun individuo dall'evidenza del dato esistenziale. Se niente è stabile, ma tutto è invece in permanente divenire, non ha senso nemmeno parlare di una “forma significativa” della realtà. Il pittore allora, con la sua opera, non fa altro che inseguire incessantemente l'inafferrabile, cercando di tradurre in “simboli” l'incontenibilità della vita che sempre scorre. Ecco dunque che in questo senso l'angoscia del vivere trova il suo coerente ed “onesto” corrispettivo nell'angoscia del fare arte. E se una forma definita e conchiusa della realtà rimane inattingibile e sfuggente, al pittore non resta che esprimersi per “simboli”, unica forma comunicativa a disposizione, pur nella sua limitatezza e velata “impotenza”.

Scrive Giulio Carlo Argan: «...Il fatto veramente importante [in Munch] non è la descrizione, indubbiamente acuta di una situazione psicologica; è la concezione nuovissima del valore, della funzione del simbolo...[...]. Il simbolo non è qualcosa oltre la realtà; è qualcosa di morto che si mescola alla vita...[...]. Ai vari simbolismi del tempo...[...]...Munch risponde che non ci si salva evadendo nel simbolo; la realtà è tutta simbolica, nulla è più reale del simbolo...[...]. Nulla, nella realtà, ha la stabilità, la chiarezza, il significato certo della forma, tutto ha la precarietà, l'instabilità, l'inconsistenza dell'evento. O dell'immagine...[...]. [in Munch] la straordinaria fluidità delle linee, la scorrevolezza del segno, la mancanza di partiti contrastanti d'ombra e di luce, di colori forti: tutto, anche le minime note grafiche o coloristiche, alludono alla continuità del tempo, al trascorrere della vita, all'inarrestabilità del destino. Ma proprio perché l'immagine è piena di simboli inespressi, è inquietante, aggressiva, pericolosa..[...]...L'immagine non deve tanto impressionare l'occhio, quanto penetrare, colpire nel profondo...».

Di Munch, ebbi modo di vedere una mostra piuttosto completa, organizzata nelle sale del Palazzo Reale di Milano, ormai parecchi anni fa. Così, come aneddoto estemporaneo, mi sembra curioso ricordare che in quella occasione rimasi impressionato non poco da un certo dettaglio. Alcuni dei quadri esposti, recavano come titolo (o sottotitolo, ora non ricordo con precisione), una frase del tipo: «...dipinto verso le 4 e 30 del mattino, mentre non riuscivo a dormire...». Non so come mai, ma questo particolare mi fece entrare molto in sintonia con Munch, stimolando ulteriormente la mia curiosità riguardo alla sua opera (non che io solitamente fatichi a dormire la notte...non era questo, era qualcosa di molto più indefinito ed impalpabile).

Ed ora, dopo aver calcato forse un po' troppo la mano in fatto di para-filosofoneggiamenti critici, alleggeriamo un po' il discorso con la parte fondamentale di questa rubrichetta, ossia l'indagine fisiognomica comparata sul personaggio del quadro odierno. Per l'occasione, l'indefinitezza dei tratti del volto della ragazza sotto il melo, un po' ha rappresentato un vantaggio, ed un po' anche un ostacolo. In un certo senso, la ricerca è risultata più facile (non essendoci distinzione netta, questo volto può assomigliare a tutte e a nessuna), ma anche più insidiosa (il rischio è appunto quello di andare a parare verso nessun risultato). Ad ogni modo, ecco cosa son riuscito a combinare oggi.

Ogni volta che mi cimento con questa ricerca di un volto noto femminile della modernità da accostare a quello di un dipinto, saltano fuori sorprese inedite. Anche in questo caso la regola non è stata smentita. In questo senso: le somiglianze che ho scovato sono due, ma la prima, pur somigliando forse di più per quel che riguarda i tratti somatici veri e propri, è un po' un controsenso dal punto di vista del personaggio. E capirete subito il perché, non appena vi svelo di chi si tratta:
 
 
Proprio così, è la bravissima ed ultra-eclettica Paola Cortellesi. Come già anticipavo, stride un po' e risulta alquanto buffo l'accostamento fra un quadro di Munch ed una donna che per mestiere si è scelta la missione di far ridere la gente. Ma alla fine, trovo che la cosa risulti a suo modo simpatica.

Per la seconda somiglianza invece, il discorso si ribalta: qui, se le fattezze sono probabilmente meno azzeccate, c'è tuttavia più coerenza col personaggio:
 
 
Questa è la tenebrosa e misteriosa attrice americana Cristina Ricci, che personalmente ricordo nella magistrale interpretazione di una tremenda e contorta adolescente nel film di Ang Lee «Tempesta di ghiaccio» (1997).

Questo gioco delle somiglianze insomma, funziona un po' così: sono importanti i tratti fisici effettivi, ma una componente notevole può essere anche fornita dall'idea che nel nostro immaginario abbiamo della personalità di una certa donna famosa.

Anche per oggi allora è tutto. Prima di salutarvi, vi rinnovo l'invito ad andare a vedere le sorprese escogitate da Kika sul suo blog, per quanto riguarda l'aspetto dell'abbigliamento della ragazza sotto il melo. E poi aggiungo un'ultima cosetta. E' noto il mio solito vezzo di concludere ogni articoletto con il video di una canzone. Molte volte lo faccio in piena libertà, senza badare troppo all'attinenza fra canzone proposta e contenuti del mio scritto. Per questa volta, riesco però a fare un'eccezione. Mi è capitato di vedere proprio in questi giorni un bel film, «This must be the place», diretto dal neo-oscarato Paolo Sorrentino. A suo modo è un film “munchiano” e nella colonna sonora compare una canzone che mi ha colpito, «Lay & love», e che trovo allo stesso modo dolcemente e languidamente “munchiana”: per questo ve la propongo. Eccezionale anche il nome della band che la esegue, «The pieces of shit»: si potrà parlare anche in questo caso di velato simbolismo?

Udite, udite, aggiornamento dell'ultima ora!!! Ecco un'efficacissima somiglianza aggiuntiva, suggerita da Kika:
E' la politica Giorgia Meloni. La trovo molto azzeccata, brava Kika!!!



4 commenti:

Kika ha detto...

Complimenti ancora una volta per l'analisi, ma come fai a tirar fuori discorsi così ben articolati in così poco tempo? Me lo chiedo sempre! Hai tratteggiato molto bene i caratteri di Munch e mi hai dato una notizia interessante su di lui che non sapevo: le note su quando ha dipinto i quadri. Mi sarebbe piaciuto leggere la sua autobiografia (se non ricordo male si chiama "Alfa e omega") ma da noi era impossibile da trovare, però ora che ci penso è da un po' che non mi informo, con internet può darsi si sia smosso qualcosa. Tu ne hai idea?
Coi ritratti mi hai stupito, sono volti cui non avrei pensato; è bello che l'analisi non si fermi alla superficie ma vada a studiare anche le "affinità elettive" tra originale e somigliante. Ti posso svelare la donna cui avevo pensato io? (a parte Anna dai capelli rossi, che mi è venuta in mente dopo)?

Gillipixel ha detto...

@->Kika: grazie, Kika, sei gentilissima :-) per quanto riguarda questi scrittini sull'arte, quando mi proponi un autore abbastanza noto, mi affido fondamentalmente alle mani di Argan :-) oppure a cose che ricordo personalmente...sai però che mi viene un dubbio sulla faccenda degli orari dei dipinti? Sul web non si trova traccia di questa cosa (e in un certo senso ne sono lieto, perchè è un ricordo "de-googlezzato", "de-gugolizzato", merce mentale rara di questi tempi :-)...eppure è un ricordo ben preciso che ho da quella lontana mostra...boh...prendilo un po' con le molle, ma sono quasi sicuro di essere pressochè certo :-) molto probabilmente quelle annotazioni erano delle integrazioni sotto i titoli delle opere, messe dai curatori della mostra, magari tratte proprio da "Alfa e omega"...

A proposito di informazioni scambiate :-) io ad esempio non sapevo di questa autobiografia...grazie per avermela segnalata...per trovarla credo proprio che ci si debba affidare al web, magari su siti di libri usati...ho trovato però questa notizia:

"...Nel 1908 viene colto da disturbi psichici e dopo otto mesi trascorsi nella clinica del dottor Jacobson a Copenaghen guarisce dalla malattia e a ricordo di questo «tuffo negli abissi» realizza il bel testo lirico Alpha e Omega (1909), che costituisce la sua versione della Genesi..."

...così, ad occhio mi pare un testo un po' ostico...ho visto invece che esiste un suo "Frammenti sull'arte", però anche questo al momento lo danno come non disponibile...

http://www.lafeltrinelli.it/products/9788884161635/Frammenti_sull%27arte/Edvard_Munch.html

Quando invece mi proponi autori meno noti (ma anche come metodo mio generale), metto in atto il "mono-brain-storming": consiste in un brain-storming fatto con un solo cervello, il mio :-) benchè un po' bacato, funziona abbastanza :-) lascio allora andare la fantasia e la memoria da tutte le parti, cerco di fare mente locale su tutti gli spunti e le idee che l'opera e l'artista in questione mi evocano, così, a briglia sciolta...poi ad un certo punto sintetizzo e cerco di costruire un discorso coerente...pare che funzioni :-) di fondo poi c'è che scrivere mi piace proprio un sacco, ma da matti da matti :-)

Certo che mi puoi svelare la somiglianza che avevi pensato :-) e col tuo permesso, la integrerò in fondo, con tanto di fotomontaggio ad hoc :-) grazie :-)

E' sempre fortissimo fare questa rubrichetta :-)

Bacini in brain-storming :-)

Kika ha detto...

Allora forse mi sono confusa sulla natura del testo... ricordo comunque che sapevo di un "Alfa e omega" scritto da lui e lo bramavo ardentemente :) (L'avevo scoperto alla fine delle superiori, quando ho fatto ricerche per la tesina di maturità - avevo scelto proprio Munch come argomento)
Il volto che avevo pensato io era quello di Giorgia Meloni - ancora un personaggio della politica, ma chissà perché ci capita così di frequente! :))

Gillipixel ha detto...

@->Kika: non preoccuparti, Kika :-) è il bello dei ricordi, che col tempo si integrano, si contaminano, diventano più nostri :-)

Poi è sempre vero che il web va preso con le pinze: che si tratti di una biografia o no, non rinunciare alla ricerca, quando un libro si viene a trovare sulla nostra strada, è segno che lo dobbiamo incontrare prima o poi...magari questo è il momento buono di scoprire quel libro da te così desiderato allora :-)

La Meloni!!! Però, è una bella somiglianza davvero, brava :-) la aggiungo, dai, grazie :-)

Bacini somiglianti :-)