venerdì 11 luglio 2014

Le muse di Kika van per pensieri: Jules-Joseph Lefebvre (1836–1912)


Si torna in Francia, con questa puntata della rubrichetta “Le muse di Kika van per pensieri”. Kika ci propone stavolta un “gran accademico” fra i pittori transalpini, Jules-Joseph Lefebvre (Tournan, 1836 – Parigi, 1912), prendendo in esame in particolare, per le sue escursioni artistico-modaiole, una luminosa opera intitolata “Graziella”, olio su tela del 1878, conservato al Metropolitan Museum of Art di New York.

Oggi, l'ispirazione ed il tempo sono alquanto risicati, per cui mi limito ad un piccolo “discorso iconografico”, per congedarmi poi coi risultati della mia indagine fisiognomica per questa occasione. Ho parlato varie volte di artisti “precursori” e di artisti “testimoni”. I primi sanno osservare la realtà “problematizzandola”, ossia filtrandola in senso critico, per trarne, attraverso il linguaggio della pittura, significati nuovi, “verità” filosofiche ed esistenziali non ancora portate alla luce. I “testimoni” invece si pongono nella scia della tradizione, accettano il “linguaggio corrente” dell'arte, e con questo continuano ad impostare il proprio discorso.

Così accade nel caso evidentissimo di  Jules-Joseph Lefebvre, il quale fu appunto in sommo grado pittore degli “ambienti ufficiali”. E' interessante fare una rapida comparazione parallela, fra quello che andava producendo nei medesimi anni uno dei più intensi “rivoluzionari” in pittura, Paul Cézanne  (1839-1906), e le opere di  Lefebvre stesso.

I due artisti furono quasi coetanei, condivisero di fatto la medesima epoca, ma mentre Lefebvre dipingeva questo:
"Odalisca" - Jules-Joseph Lefebvre (1874)

Ecco  invece Cézanne impegnato a “sfornare” questo:
"Una moderna Olympia" - Paul Cézanne 1873-1874

Ancora:  trascorre grosso modo un anno, e Lefebvre ci propone questo:
"Chloè" - Jules-Joseph Lefebvre (1875)

Mentre Cézanne controbatte con questo:
"Autoritratto con cappello morbido" - Paul Cézanne 1875

La parola ritorna a  Lefebvre, che intorno al 1884 si esprimeva così:
"Ritratto di Edna Brger" - Jules-Joseph Lefebvre (1884)

ma nel frattempo, con un anno solo di distacco, ecco Cézanne rispondere di nuovo per le rime:
"Bagnante" - Paul Cézanne 1885

Qualche anno dopo,  Lefebvre va di nuovo “alla carica” con un classicone accademico:
"Ofelia" - Jules-Joseph Lefebvre (1890)

Al quale Cézanne "oppone" uno dei suoi capolavori assoluti:
"Fumatore di pipa" - Paul Cézanne 1891

Chiudo la piccola carrellata comparativa, con un ultima stoccata stridente. Mentre Cézanne inaugura il '900 trascinandosi dietro tutta la sua carica di modernità che influenzerà il modo di intendere l'arte da allora in avanti, realizzando questo:
"Bagnanti" - Paul Cézanne 1899-1900

Ecco come Lefebvre saluta invece il secolo entrante:
"Yvonne" - Jules-Joseph Lefebvre (1901)

Ovviamente, il “botta e risposta” raccontato non è mai  avvenuto nella realtà e consiste solo in una mia suggestione creata ad hoc. Per una volta ho voluto lasciare interamente la parola alle immagini, che ci hanno spiegato meglio di ogni discorso cosa significa ragionare artisticamente in termini di “ricerca problematica” (Cèzanne), oppure in termini di “testimonianza accademica” (Lefebvre). Negli stessi anni in cui Lefebvre continuava a vedere il mondo attraverso la sua lente fissata staticamente nel tempo, Cézanne assumeva su di sé tutta la problematicità del reale, scomponendone gli elementi, schiantando la prospettiva, smontando i "dispositivi spaziali" e ricostruendoli sulla tela secondo il filtro di una sensibilità del tutto nuova, che individuava nell'immagine dipinta la linea di confine critico, il crinale di confronto, fra coscienza e realtà.

Detto questo, ci tengo anche ad aggiungere che ho apprezzato molto le opere di Jules-Joseph Lefebvre. Pur comprendendone tutti i limiti sopra esposti nell'ottica della sua importanza rispetto al grande discorso della storia dell'arte, sono innegabili la padronanza tecnica e la capacità di trasmettere emozione con le immagini, di questo pittore.
Non a caso, la ricerca di una somiglianza per il volto di “Graziella” si è rivelata particolarmente interessante. Pur potendolo osservare solo di profilo, questo viso ci trasmette una carica notevole di mistero fisiognomico. Concentrandomi su di esso per evocare una qualche similitudine con volti famosi della nostra contemporaneità, sono stato colto da ondate di suggestione molto intense e contraddittorie. Sono questi i casi d'indagine più stimolanti, ma anche leggermente “frustranti”: il volto suggerisce tratti che sembrano porsi sempre, di un “quid”, oltre la raggiungibilità piena (non so spiegare meglio il fenomeno). 

Alla fine, per trovare un minimo di soddisfazione e costruire una mezza somiglianza, ho dovuto andare a scovare non uno, ma due volti famosi. Immaginate dunque una sorta sommatoria di questi due volti di attrici, per riuscire ad equiparare l'enigma di quello della “Graziella” di Lafebvre (dato questo, che ci spiega ancor meglio come ci troviamo di fronte ad un pittore tutt'altro che banale, nonostante il discorso fatto riguardo al suo scarso rilievo come “innovatore”).

Ecco la prima somiglianza:

Naturalmente, si tratta di Monica Bellucci e a tal proposito, fra parentesi, vi faccio anche un po' ridere. Monica Bellucci, come tipo di bellezza femminea, non mi è mai piaciuta. Vi lascio immaginare, quando lo dico ai miei amici, le prese per il culo come si sprecano.

Fatto sta che è così. 

Ora, per ottenere la somiglianza che ho in mente con  la “Graziella” di Lafebvre, immaginate di sommare a certi tratti della Bellucci, alcuni altri di questa seconda bravissima attrice:

Questa è Sonia Bergamasco, che personalmente ricordo nell'interpretazione molto intensa del personaggio di una terrorista, nel film “La meglio gioventù” (2003) di Marco Tullio Giordana.

Prima di chiudere, completo il ragionamento di prima, riguardo al mio gradimento di grazie muliebri di carattere superiore. In una “inverosimilissima” ipotesi in stile film di fantascienza dal titolo “Gillipixel e le modelle”, accetterei molto più volentieri un invito a cena da parte di Sonia Bergamasco, che non da Monica Bellucci.

E detta anche questa ultima frescaccia, per oggi vi saluto. Non prima però di avervi invitato a passare dal blog di Kika, per dare un'occhiata alle magie modaiole che avrà saputo scovar fuori dal dipinto di Lefebvre.

2 commenti:

Kika ha detto...

Ma che bello questo post a "botta e risposta" artistico! Dovresti proporre più spesso cose del genere! Tra Cezanne e Lefebvre c'è davvero un abisso (come tra la Bellucci e la Bergamasco ;), eppure ognuno è a modo suo affascinante. Lefebvre ha il fascino del passato, Cezanne il fascino e la dirompenza del futuro. La somiglianza con le due attrici si percepisce e devo dire che nessuna delle due è quella che è venuta in mente a me :)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: ho fatto una cosa un po' frettolosa, stavolta, Kika :-) ma mi pare sia venuta ugualmente dignitosa :-) Non ci avevo pensato, in effetti il parallelo Cézanne - Lefebvre è molto simile a quello Bellucci - Bergamasco :-) La Bellucci, come Lefebvre, è la bellezza immediata, che colpisce in superficie...La Bergamasco è invece la Cézanne della situazione :-) la sua bellezza è più difficile, complessa e, ripescando un antico detto di "Grease", son quasi sicuro che con lei si saprebbe cosa fare anche nelle restanti 23 e 45 minuti della giornata :-)

Bellissima la tu integrazione d'indagine :-) sarà oggetto di un aggiornamento a breve :-) anche a me è venuta in mente un'altra attrice...svelerò di due arcani fra non molto :-)

Ciao Kika, grazie...

Bacini integrati :-)