venerdì 10 ottobre 2014

Le muse di Kika van per pensieri: Andrea Tavernier (1858-1932)


Dopo una settimana di vacanza, torna la rubrichetta “Le muse di Kika van per pensieri”. Nelle ultime puntate ci eravamo occupati di grandi nomi della storia dell'arte, mentre oggi torniamo ad affrontare un autore non molto noto, ma sicuramente degno di attenzione. Kika ha scelto per l'occasione Andrea Tavernier (Torino, 1858 – Grottaferrata, Roma, 1932), pittore vissuto in quel cruciale periodo artistico che potremmo definire di transizione dalla grande “rivoluzione impressionista” alle prime potenti avvisaglie della modernità. In particolare, prendiamo in considerazione un suo dipinto del 1902, “Mattino autunnale”.

Pienamente conscio del mio sapere di non sapere, confesso di non aver mai sentito parlare di  Andrea Tavernier. Per interessanti dati biografici e altre notizie in merito, segnalo allora quest'altro blog, molto ben fatto.

Da parte mia, esporrò invece alcune considerazioni personali. Dall'idea che mi sono fatto, osservando anche altre opere di Tavernier, sarebbe riduttivo liquidare questo pittore come l'ennesimo artista al traino della lunga ondata impressionista. Di sicuro le tematiche di fondo sono quelle stimolate dal grande movimento francese, ma per un pittore nato e cresciuto artisticamente in quel preciso periodo storico era inevitabile confrontarsi e in qualche modo interloquire col grande discorso impressionista. Gli artisti che riuscirono a trovare una strada originale nell'ambito di quel discorso, oppure evolvendosi rispetto ad esso, li classifichiamo oggi come dei grandi. Ma la piccola esperienza fatta con questa rubrichetta mi ha insegnato che anche vari autori che alla fine non si emanciparono mai dall'influenza principale impressionista, riuscirono tuttavia a scandagliare interessanti luoghi dello sconfinato territorio dell'arte.

Le mie affermazioni nascono da una frettolosa ispezione sul web, ma anche così mi sembra di poter dire che il pregio maggiore dell'esperienza artistica di Tavernier lo si possa individuare nella sua inquietudine sperimentale. Con questo intendo dire che l'artista piemontese non si limitò a prendere atto della ricerca impressionista, ma si confrontò con una certa vivacità con le maggiori fonti di “discussione” artistica che caratterizzarono la sua epoca. Faccio solo alcuni esempi, che sono sintomo evidente dell'attenzione prestata da Tavernier a tutto quello che si andava “dicendo” nell'ambiente artistico del suo tempo.

Come non vedere le chiare influenze del fare espressivo di Van Gogh, in questo dipinto del pittore piemontese intitolato “Baite ad Aosta”.
"Baite ad Aosta" - Andrea Tavernier

E come non cogliere l'altrettanto evidente influsso della poetica visiva di Cézanne, in questa altra opera, il cui titolo non sono riuscito purtroppo a rintracciare.
Andrea Tavernier

Eppure, al tempo stesso non si può dire che in questi due quadri, Tavernier si sia espresso semplicemente e banalmente “alla maniera di”. In entrambi si può leggere una certa vivacità di ricerca, una volontà di entrare nel discorso dei due grandi maestri stranieri, ma di declinare a modo proprio i loro rispettivi linguaggi visivi e poetici.
"Lago Gabiet" - Andrea Tavernier

Interessante in questo senso è un terzo quadro di Tavernier, intitolato “Lago Gabiet”, nel quale curiosamente mi sembra di poter rilevare un notevole tentativo di sintesi fra il fare espressivo di Van Gogh e quello di Cézanne.

Non possiamo dunque affermare che Andrea Tavernier sia stato un rivoluzionario nell'ambito della storia dell'arte. Ma possiamo definirlo senz'altro un fine indagatore intorno alle complessità della ricerca artistica.

Osservando i quadri di Tavernier (e “Mattino autunnale” lo conferma pienamente), ci si rende conto che il soggetto principale della sua ricerca di una vita intera, furono certamente i paesaggi naturali, soprattutto montani, e le scene della quotidianità contadina e popolare. Ma ancor prima il suo soggetto prediletto fu la luce. E insieme alla luce, i misteri del meccanismo percettivo: come la visione diventa coscienza. In questo non si discostò dalla lezione impressionista, eppure le sue opere aggiungono qualcosa perché calano i meccanismi dell'impressionismo nella realtà della tradizione italiana. Tavernier ripercorre la strada tracciata da Renoir, Monet, Cezanne, Van Gogh e  altri, ma forse il suo pregio maggiore, se dovessi azzardare un giudizio un po' spericolato, sta nell'aver saputo dipingere la luce che c'è in Italia. Non saprei spiegare bene perché (e nemmeno se ha tanto senso), ma credo che la luce di questi quadri sia luce inequivocabilmente italiana.

Aggiungo ancora una curiosa impressione riguardo a “Mattino autunnale”, in questo caso proprio da opinionista artistico da bar. Forse perché l'impianto prospettico non è risolto in maniera ottimale in quella porzione di quadro, la scena mi appare tutta sbilanciata verso l'angolo in basso a sinistra del rettangolo visivo. Lì, tutto sembra venir visivamente assorbito. Mi ha fatto venire in mente una buffa associazione: sembra una sorta di effetto da cartoni animati, come se quell'angolo in basso a sinistra fosse uno scarico del lavandino aperto, e tutti gli elementi del quadro venissero risucchiati giù per di lì. So che si tratta di un appunto che non ha nessun rigore e tanto meno serietà critica. Ma  è bello, quando ci si confronta con l'arte, lasciare libero sfogo anche ai fattori più istintivi e meno controllati dalla ragione. Anzi, forse troppo spesso li soffochiamo, per far prevalere la seriosità, dimenticando che la spontaneità, la capacità di parlare direttamente all'osservatore, dovrebbero essere fra i primi moventi della volontà di fare arte. Al di là di tutte le sovrapposizioni critiche ed intellettuali (importantissime, per carità), non dobbiamo mai dimenticare che la pittura è fatta di due elementi molto semplici: linee e macchie di colori.

Come corollario di queste considerazioni, mi sento poi di proclamare il primo diritto fondamentale dell'osservatore dilettante di quadri: «...Fermo restando il rispetto e l'interesse dovuto al punto di vista di critici ed esperti, ciascuno deve avere l'inalienabile diritto di poter dire tutte le libere impressioni che un'opera d'arte gli suscita...». L'importante è farlo con intelligenza e sensibilità. Altrettanto importante è guardare tanti quadri: il fiuto per la bellezza si può affinare, il linguaggio dell'arte si impara vedendo. E a sua volta la familiarità con la bellezza ci aiuta ad essere persone migliori. Ne sono sempre più convinto.

La bassa risoluzione dell'immagine di oggi, mi ha un po' limitato nelle mie indagine da detective fisiognomico. Tuttavia sono riuscito ugualmente a scovare un volto interessante. 
Si tratta ancora una volta di una brava attrice americana, Bette Midler, un volto che mi è sempre garbato perché incarna un tipo di bellezza femminile di classe e al tempo stesso giocosa e molto vitalistica.

Per oggi vi saluto qui. Adesso, tutti da Kika per vedere con quali kikeske magie modaiole ci ha saputo stupire questa volta, alle prese con la contadinella di Tavernier.

2 commenti:

Kika ha detto...

Baite ad Aosta sembra davvero un Van Gogh! Forse Tavernier aveva davvero deciso, quasi a tavolino, di creare qualcosa di nuovo fondendo gli stili di Van Gogh e Cezanne... chissà...
E chissà, forse era voluto anche l'effetto "scarico del lavandino" :D nel senso che il pittore voleva suggerire lo scorrere del ruscello e del sentiero verso il basso, aggiungere movimento alla scena. Anche la ragazza sembra inclinarsi verso quel lato, è vero! Molto simpatico il tuo paragone coi cartoon :)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: ehehhee, grazie Kika :-) credo che se con l'arte si riesce anche a giocare, la cosa possa risultare più proficua...aiuta ad imparare le cose...

Certo, l'arte è soprattutto una cosa molto seria, esige studio, approfondimento, confronto con la complessità...ma accanto a questo, non guasta nemmeno una certa giocosità, un mettersi nell'ottica di essere davanti a fenomeni vivi, e non solo a colore rinsecchito sopra una tela :-)

Il nostro Tavernier è stato proprio una bellissima sorpresa...l'ho detto tante volte, ma non mi stanco di ripeterlo: grazie a te imparo un sacco di cose, conosco artisti, magari "minori", ma che è importante ad ogni modo conoscere...bello :-)

Bacini di gratitudine Kikeska :-)